Il Paese più felice del mondo con i lavoratori più felici del mondo. La Danimarca, è la patria dell’arbejdsglæde. La felicità sul posto di lavoro. Ecco perché
Il Paese più felice del mondo (secondo il World Happiness Report 2013) con i lavoratori più felici del mondo. La Danimarca, secondo i principali studi sulla soddisfazione nel posto di lavoro, è la patria dell’arbejdsglæde, cioè essere felici sul posto di lavoro. Un articolo del giornale americano Fast Company (l’autore è Alexander Kjerulf, danese, uno dei maggiori esperti mondiali della felicità sul posto di lavoro) ha analizzati i 5 motivi per cui i danesi in ufficio sorridono più di tutti.
- Hanno un orario di lavoro ragionevole.«I non-danesi potrebbero chiedersi se in Danimarca si lavora davvero», scrive Fast Company, perché «i danesi non escono solo dall’ufficio ad un orario normale la maggior parte dei giorni, ma fanno anche tra le 5 e le 6 settimane di ferie all’anno, oltre che ai giorni di festa nazionale e hanno fino ad un anno di congedo parentale». Per fare un confronto con gli Stati Uniti dove in media si lavora 1790 ore all’anno, il danese medio lavora 1540 ore (dati dell’Ocse). Se negli Stati Uniti (e anche in Italia) «il lavoro oltre le ore richieste viene celebrato come un segno di impegno» i boss delle società danesi sanno che i loro dipendenti hanno una vita oltre l’ufficio e che lavorare 80 ore la settimana fa male a loro e all’azienda. Dunque, i danesi hanno più tempo libero di tutti. Ecco uno dei motivi per cui sono più felici.
- Le gerarchie nel posto di lavoro sono minime. Il sociologo danese Geert Hofstede ha misurato che la distanza gerarchica tra dipendenti e capi delle imprese danesi è minima. 18 punti contro i 40 degli Stati Uniti. Significa che un lavoratore danese ha più autonomia e libertà di scelta a lavoro. Che gli ordini vengono visti come dei suggerimenti.
- Sussidi di disoccupazione generosi. «Perdere il lavoro in Danimarca non è la fine del mondo. Chi lascia il lavoro o viene licenziato percepisce il 90% del salario per due anni. In questo modo si evita il job lock, ossia quel meccanismo per cui, per il timore di avere difficoltà finanziarie, non si lascia un lavoro che in realtà si odia». E si incentivano le aziende ad avere cura dei propri dipendenti.
- Formazione costante. È dal XIX secolo che la Danimarca dà importanza alla formazione periodica e costante dei suoi lavoratori. «La politica della life-long education continua ancora oggi. Un elaborato sistema di regole permette ai lavoratori che lo desiderano di accedere a periodi di formazione retribuiti per aumentare le proprie competenze. Si chiama “politica per un mercato del lavoro attivo” e la Danimarca spende più di qualsiasi altro Paese dell’Ocse».
- Focus sulla felicità. In danese esiste una parola, arbejdsglæde, che significa essere felici sul posto di lavoro (termini simili esistono anche in svedese, finlandese e islandese). Un concetto opposto al giapponese karoshi, morire per il troppo lavoro. «Esiste questa parola in danese perché qui da sempre si ha a cuore la felicità dei dipendenti in ufficio. Per la maggior parte dei danesi un lavoro non è solo un modo per guadagnarsi da vivere, ma anche un’occasione per stare bene e divertirsi».
Post scriptum: «Questo non significa che la Danimarca sia il paradiso per i lavoratori. Anche qui esistono buone e cattive aziende. Tuttavia diversi studi hanno dimostrato che il livello di felicità dei lavoratori danesi è superiore a quelli dei lavoratori di altri Paesi del mondo. E non va dimenticato che i lavoratori felici sono anche più produttivi, innovativi e, di conseguenza, contribuiscono a rendere le aziende più felici e a fare felici anche i consumatori – con un ritorno economico notevole. Questo può aiutare a capire perché i danesi sono tra i più produttivi al mondo e la Danimarca ha affrontato la crisi globale con relativa tranquillità ed ha un tasso di disoccupazione del 5,4%».
Twitter: @fraiznic