Per la nostra rubrica Italiani dell’altro mondo, abbiamo incontrato il cofounder di Adaptive-media. Dopo anni al Wall Street Journal, ha lanciato una startup focalizzata su education e training
Immaginatevi di seguire un videocorso, o che i vostri figli stiano frequentando una lezione online di matematica. Sullo schermo vedreste un comune formatore, o un’insegnante che spiega le tabelline. A un certo punto inarchiamo il sopracciglio, ci accorgiamo di non aver capito; o magari è il piccolo che si distrae e smette di concentrarsi, magari scarabocchiando sul foglio. A quel punto accade qualcosa di insolito: il video non prosegue indifferente. Tramite la webcam e grazie a un algoritmo, il sistema lo modella e va a pescare dalla galleria a disposizione un contenuto che spieghi meglio il concetto appena espresso, o richiami all’attenzione l’alunno. Non come un avatar, ma come farebbe una persona in carne e ossa. Questo è quel che fa Adaptive-media, startup anglo-francese cofondata da Matthew Mayes e Claudio Piovesana, quest’ultimo intervistato per la nuova puntata della rubrica Italiani dell’altro mondo.«La nostra AI analizza le emozioni del viso dell’utente che sta consumando un contenuto su uno schermo; così facendo determina gli stati emotivi e modella il video di conseguenza in tempo reale».
Fondata nel 2019, Adaptive-media è una startup innovativa che opera in Francia e ha raccolto tre grants in Gran Bretagna. L’azienda è stata selezionata da EIT Digital per essere supportata nel 2023 all’interno della EIT Digital Innovation Factory. Ma che cosa si intende con intelligenza artificiale emotiva? «Si tratta di una combinazione tra la AI che usiamo per trovare schemi, percorsi e modelli, e l’intelligenza emotiva delle persone, composta da autocontrollo, consapevolezza, motivazione, empatia e soft skills». L’incontro tra umani e macchine modella il contenuto.
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A lanciare questa iniziativa è stato un italiano con una lunga esperienza nel settore dei media e della comunicazione. «Ho lavorato per uno dei migliori quotidiani a livello internazionale, The Wall Street Journal. Previsioni, analisi, articoli, inchieste: era il mio mondo». Questo per 13 anni. L’ultimo incarico che ha ricoperto all’interno della testata è stato di Vice President EMEA (ovvero la macro regione Europe, Middle East e Africa).
Nato in Germania da genitori italiani, Piovesana ha svolto parte dei suoi studi in Italia. «Il salto all’estero è stato logico per me. Parlavo francese e tedesco, oltre all’inglese. Provenivo da Conegliano Veneto, da quel nord est che negli anni Novanta iniziava a vivere il suo boom industriale». A Londra, dove ha completato il percorso universitario, è arrivato il suo primo contatto con il lavoro. Ma non nelle vesti di imprenditore. «Ho lavorato in una grossa società americana di relazioni pubbliche e poi sono entrato come junior sales al Wall Street Journal: lì ho imparato il metodo americano di management».
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Non capita spesso che gli italiani dell’altro mondo che raccontiamo abbiano una vita imprenditoriale che sboccia dopo un lungo percorso all’interno delle aziende. Segno che i talenti e le idee necessitano di tempo. Dopo il Wall Street Journal Piovesana ha arricchito il proprio bagaglio in qualità di Ceo di Lagardère Global Advertising, all’epoca il principale attore del panorama mediatico francese. «Mi sono confrontato con culture diverse. Da lì è nata la mia passione per l’intelligenza emotiva e culturale. Non basta capire la lingua: serve immergersi nella cultura di un paese. E di questo molti imprenditori non si rendono conto».
“In Francia grazie a Macron e alla sua idea di startup nation hanno veramente innalzato il livello”
Stiamo per arrivare alla tecnologia di intelligenza emotiva che Piovesana ha sviluppato con il suo socio e team. Ma dal momento che questa rubrica scatta fotografie degli ecosistemi internazionali dell’innovazione, la sua testimonianza merita attenzione. «Nel mio percorso mi sono confrontato con Londra, il primo hub d’Europa. In Francia grazie a Macron e alla sua idea di startup nation hanno veramente innalzato il livello delle startup, portando il paese al terzo posto in Europa in quanto a investimenti nelle startup.» Questo non significa badare soltanto alla semplice contabilità sul numero degli investimenti e di aziende innovative registrate. «In UK tutti i processi sono facilitati all’estremo, come l’accesso ai grant e alle agevolazioni fiscali. In confronto l’Italia ha molti più blocchi burocratici. La Francia è una via di mezzo: mantengono una burocrazia più simile alla nostra, ma con un’efficienza anglosassone».
Ed è in questo ecosistema che ha preso il via la startup di AI emotiva Adaptive–media, che al momento conta un team di 15 persone. «Education e training sono i nostri verticali – ci ha spiegato Piovesana -. Non raccogliamo data. Vogliamo aiutare gli utenti a imparare e a crescere professionalmente e umanamente, spingendo aziende e pubbliche amministrazioni a migliorarsi e migliorare . Al momento abbiamo come grosso cliente il governo francese, Pole Emploi, l’equivalente dell’INPS in Francia». Torniamo dunque al ruolo dell’AI in un videocorso interattivo: «Costruiamo contenuti fatti su misura per la persona che segue, dandole la possibilità di apprendere alla propria velocità e senza il timore di essere giudicata». Come ad esempio un videocorso di matematica per alunni delle scuole elementari.
“Costruiamo contenuti fatti su misura per la persona che segue, dandole la possibilità di apprendere alla propria velocità”
«Ms Rose Adaptive Media maths tutorial è un altro esempio dell’AI emotiva». Il sistema tiene conto non solo delle espressioni facciali e delle emozioni lette grazie alla webcam, ma anche della velocità nella risposta. «Tutto questo è scalabile dal momento che i video sono pre registrati», in una sorta di albero delle possibilità: ad ogni ramo è come se corrispondesse un contenuto che può essere visto o meno, in base alle reazioni. «Il nostro modello di business prevede che ci associamo a grosse istituzioni con già un numero importante di clienti, a cui poi vendiamo la licenza». Al momento Adaptive-media è presente nei mercati francese e UK. «In Italia contiamo di arrivare entro il 2024. Gli USA sono il grosso obiettivo, ma per entrarci bisogna essere molto solidi».