«Parliamo di animali privilegiati. Di fatto sono i gioielli degli allevatori. Anni fa abbiamo capito che bisognava sovraintendere le attività, vista anche la ricaduta normativa. Così abbiamo sviluppato un software per prevedere il benessere animale grazie a un monitoraggio». Nicolò Bissolati è il presidente di Osservatorio Benessere Animale, una startup fondata a Cremona alcuni anni fa per lanciare prima un manifesto e poi un sindacato, che tutelasse le mucche partendo da una provincia dove le stalle fanno parte integrante del paesaggio.
Da più di un anno il dibattito tech ragiona di intelligenza artificiale, parlando anzitutto di quel che accade nell’Olimpo del settore, là dove Big Tech come Microsoft e Google sviluppano i software più performanti. Su StartupItalia spieghiamo però anche che questa innovazione di frontiera avrà un impatto sui lavori, a partire da quelli più tradizionali.
Il software dell’Osservatorio Benessere Animale
Al momento l’Osservatorio Benessere Animale ha oltre 20 clienti tra le province di Cremona e Brescia. Il suo software non si basa su telecamere o sensori, bensì sull’inserimento manuale e periodico di alcuni dati in grado di produrre uno storico e previsioni. Mattia Vasta, direttore della startup e allevatore di bovine da latte, ci ha spiegato come funziona, descrivendo anche tecnologie e investimenti necessari per automatizzare le stalle allo stato attuale.
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«Il nostro software è stato studiato dall’Università di Padova – spiega Vasta -. Una bovina impiega nove mesi a partorire e un vitello prima di produrre latte impiega due anni. Questo significa che una scelta compiuta oggi avrà ripercussioni sul futuro. E non sempre è facile capire con che numeri si avrà a che fare». Che si tratti di latte prodotto, di mangime necessario, di rischio sovraffollamento o di altre spese. L’Osservatorio Benessere Animale è anche al lavoro per introdurre un’app e in futuro strumenti di intelligenza artificiale per potenziare la propria offerta.
L’AI per mungere?
«Con il nostro software basta che l’allevatore inserisca mensilmente alcuni dati. Si tratta di cifre che qualsiasi addetto conosce. Ad esempio quante vitelle sono nate. Il sistema li raccoglie e può arrivare a stimare il latte prodotto». Software su licenza come quello di Osservatorio Benessere Animale possono essere utili a chi deve gestire stalle in un’ottica ovviamente di produttività. Ma non basta solo quello: occorrono investimenti per automatizzare gli spazi e i processi, riducendo peraltro al minimo l’intervento umano e nell’ottica del massimo benessere dell’animale.
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Bissolati ritorna proprio su questo aspetto di una startup nata anche come sindacato. «Il nostro punto è proteggere un animale da reddito, un animale lavoratore. E la tecnologia oggi può aiutare a monitorare il comportamento degli animali, incentivandone determinate azioni». In un ambiente sicuro e con risorse le mucche sono in salute e, di conseguenza, più produttive. Tutto questo ha evidentemente un costo, come aggiunte Vasta. «Serve un milione e mezzo di euro per automatizzare una stalla. Di recente ho inserito anche cinque robot da mungitura così la bovina è libera di fare quel che vuole. Ci sono sistemi per l’alimentazione di precisione, le spazzole per la pulizia, una ventilazione che varia a seconda di temperatura e umidità».
Agricoltura e allevamento non sono certo i settori più digitalizzati in Italia, ma la strada per rimanere competitivi passa anche da qui. Così come è decisiva nel settore dei servizi, l’AI svolgerà sempre di più un ruolo nel monitoraggio, nel machine learning e nella robotica tra campi e stalle. Bissolati, presidente di Osservatorio Benessere Animale, conclude così: «Con l’intelligenza artificiale si può massimizzare il comfort all’interno delle stalle. La nostra lotta è anche semantica per un allevamento che distensivo».
Nella sua missione la startup ha anche quella di fare divulgazione culturale, attorno a un’economia centrale nella storia di una provincia. Per questo hanno deciso di coinvolgere nel team anche Guido Damini, storico e divulgatore (collabora anche con Radio Deejay), che ha disegnato il Manifesto degli animali lavoratori.