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Più della metà della produzione potenziale di patate, mais, grano e soia è persa a causa di stress cui le piante sono sottoposte come siccità, salinità del terreno o eccesso d’acqua. Quelli che in gergo sono chiamati stress abiotici sono un problema. Fra il 20 e il 30% delle perdite di prodotto derivano da attacchi di patogeni. I dati di pubblicazioni scientifiche e di Faostat sono preoccupanti: nel 2022 la popolazione mondiale ha ufficialmente raggiunto gli 8 miliardi e le ultime stime Onu dicono che nel 2050 saremo 9,7 miliardi. Occorre produrre di più, in maniera sempre più sostenibile. Per raggiungere l’obiettivo i cosiddetti ‘biologicals’ possono aiutare. Questi mezzi tecnici sono ancora poco conosciuti al di fuori del mondo agricolo ma si stanno facendo strada velocemente e sono un input più sostenibile rispetto alle sostanze tradizionalmente utilizzate. La ricerca sta concentrando gli sforzi e il mercato è in crescita.
Biologicals, conosciamo biostimolanti e agenti di biocontrollo
Cosa sono però i biologicals? «Ciò che accomuna tutti i biologicals, un mondo veramente vasto – ci ha spiegato Claudio Malagrinò, Biologicals Head di Syngenta Italia – è il fatto che sono di derivazione naturale. Sono prodotti innovativi che valorizzano l’azione di molecole e organismi presenti in natura. L’obiettivo è quello di migliorare le performance delle colture e la qualità del suolo. Da un lato abbiamo quindi i biostimolanti, che fanno parte delle specialità nutrizionali, e applicati a piante e suolo, migliorano i processi che naturalmente svolgono; dall’altra abbiamo gli agenti di biocontrollo che combattono i cosiddetti stress biotici, ovvero attacchi da parte di organismi. Gli agenti di biocontrollo hanno quindi un’azione di difesa».
I biostimolanti, parte dei biologicals, sono sostanze che stimolano i processi naturali delle piante, indipendentemente dal fatto che contengano nutrienti. Possono essere a base per esempio di microrganismi, estratti vegetali o animali, acidi organici o derivati da alghe. Attraverso la regolazione di processi fisiologici riescono ad aumentare l’efficienza d’uso dei nutrienti, le piante quindi riescono a massimizzare il loro potenziale. Possono aumentare le caratteristiche qualitative dei prodotti e la tolleranza della pianta agli stress ambientali. Possono inoltre migliorare la disponibilità di nutrienti nel suolo esplorato dalle radici delle piante.
Per quanto riguarda invece gli agenti di biocontrollo, sono prodotti che difendono la pianta da attacchi di diversi organismi o dalle infestanti. Nella sostanza sono entità viventi o molecole derivate da organismi viventi che aiutano nel controllo di patogeni e parassiti. Possono essere ad esempio microrganismi antagonisti benefici come funghi, batteri, lieviti o composti di origine minerale che agiscono come protezione della pianta o che aiutano a eradicare il problema. Se usati dagli agricoltori in una strategia di difesa, queste soluzioni apportano anche significativi vantaggi dal punto di vista ambientale e residuale.
Il mercato mondiale dei biologicals varrà 27,9 miliardi nel 2028
Secondo uno studio di mercato recentemente pubblicato dalla società di ricerca Markets and Markets, i biologicals nel 2023 valevano 14,6 miliardi di dollari. Lo stesso report prevede un tasso annuo di crescita mondiale composto del 13,8%. Nel 2028 il mercato dei biologicals dovrebbe arrivare a valere 27,9 miliardi di dollari. Focalizzando in particolare sui biostimolanti, secondo un altro studio di mercato della BlueWave Consulting, l’Europa detiene la quota più grande di mercato (45%). Francia, Italia e Spagna sono i principali produttori di biostimolanti fra i Paesi europei. Gli ettari trattati con biostimolanti in Unione Europea sono stimati attorno ai 5 milioni, su una superficie agricola utilizzata di 157 milioni di ettari (dato 2020). La tendenza è quella di una crescita nell’utilizzo di biostimolanti, se infatti un tempo erano un mezzo tecnico cui si rivolgevano aziende agricole in regime di biologico e su colture di alto valore, oggi sempre di più sono adottati anche da aziende convenzionali.
«Biologicals non significa per forza che il prodotto sia registrato anche per la produzione certificata biologica – ha voluto sottolineare durante la nostra intervista Claudio Malagrinò, Biologicals Head di Syngenta Italia – certo è che i biologicals hanno un profilo tossicologico favorevole. Se vogliamo fare un esempio di fungicida di origine naturale che è anche permesso nelle coltivazioni biologiche, possiamo citare Taegro. È base di Bacillus amyloliquenfaciens, ceppo FZB24. Si tratta di un batterio benefico isolato dal suolo. Serve per proteggere la vite, colture orticole e frutticole contro botrite e oidio, ad esempio».
I Biologicals sono sempre più richiesti anche dall’agricoltura cosiddetta convenzionale perché possono essere inseriti nella strategia di coltivazione per rispondere alle richieste ambientali sempre più stringenti da parte della grande distribuzione organizzata e del consumatore. I consumatori infatti sono sempre più attenti alla questione dei residui. D’altra parte gli agricoltori si trovano con sempre meno soluzioni chimiche autorizzate, per via della normativa via via più stringente.
Biologicals alleati dell’agricoltura rigenerativa
Proprio la normativa, le sfide sempre più ardue da vincere poste dalla crisi climatica, le richieste pressanti del consumatore e di conseguenza della GDO, portano l’agricoltore a considerare le soluzioni biologicals. «Fra le ultime soluzioni lanciate da Syngenta c’è Exployo Vit, contro la tignoletta della vite. È un prodotto che induce confusione sessuale tramite feromoni con componenti di origine naturale», ci ha raccontato ancora Claudio Malagrinò di Syngenta Italia. La tecnica della confusione sessuale, consiste nell’utilizzo di feromoni sintetici per disturbare la comunicazione tra i maschi e le femmine della tignoletta. I feromoni sessuali sono emessi dalle femmine per attirare a sé i maschi recettivi. La confusione creata dal prodotto porta quindi il maschio della specie a perdere le tracce della femmina.
I biologicals sono mezzi tecnici alleati quando si decide di abbracciare l’agricoltura rigenerativa. Ci sono infatti soluzioni che aiutano a migliorare l’attività biochimica del suolo, contribuendo così alla sua capacità di funzionare come ecosistema vivente. Stimolando poi un uso più efficiente delle risorse e aiutando le colture a produrre di più, si abbassano le emissioni di gas climalteranti. Una maggiore produttività e una migliore qualità ottenute aiutando le piante ad affrontare meglio gli stress cui sono sottoposte portano alla necessità di utilizzare meno terreno per coltivare. La scarsità di suolo a disposizione è una delle sfide più urgenti da affrontare nei prossimi anni.
I Biologicals sono prodotti grazie ad anni di ricerche
I biologicals sono prodotti di origine naturale che aiutano l’agricoltura ad essere più produttiva in maniera sostenibile, sono mezzi tecnici con un alto profilo di sicurezza: «La normativa – ci ha raccontato ancora Malagrinò – ad oggi è stringente ed è la stessa dei mezzi convenzionali. L’iter registrativo di un prodotto di biocontrollo per esempio è lo stesso che si ha per un agrofarmaco chimico classico. Per quanto riguarda invece l’efficacia, gli studi necessari a portare un nuovo prodotto sul mercato sono molto lunghi e devi presentare i risultati di innumerevoli prove condotte in campo. Per l’immissione sul mercato di una nuova soluzione di biocontrollo o di biostimolante in media occorrono fra i 3 e i 7 anni».
Nel 2023 Syngenta ha annunciato la nascita di Syngenta Biologicals, un brand che unisce Valagro, azienda pioniera nei biostimolanti e nelle specialità nutrizionali acquisita nel 2020, con il business biologicals interno, volto a porre le basi per una rapida crescita nel mercato globale dei biologicals. In Italia, il centro di ricerca di Atessa di Syngenta Biologicals, situato in Abruzzo, è un hub all’avanguardia per l’innovazione in agricoltura che si estende su 3.600 metri quadrati e ospita 12 laboratori, una camera di crescita, aule didattiche e serre dotate di tecnologie all’avanguardia sul tetto.
«La piattaforma tecnologica esclusiva di Syngenta Biologicals – ha raccontato in conclusione Claudio Malagrinò, Biologicals Head di Syngenta Italia – si chiama GeaPower. Si fonda su 4 pilastri: una profonda conoscenza degli ingredienti attivi e delle materie prime di cui sono fatti i biologicals, un metodo di estrazione efficace e idoneo a preservare i componenti attivi, tecnologie avanzate di screening e indagine per la classificazione fisica, chimica e biologica delle sostanze e, in fine, l’attività di conoscenza da diffondere sul territorio per rendere disponibile la tecnologia alle aziende agricole».