È stato certificato dal MISE ed è il secondo in Puglia. Nell’orbita conta startup capaci di attrarre investimenti pari a 10,2 milioni di euro. Presenza consolidata: dal 2013 l’acceleratore acceso da under 35 è diventato un riferimento per startup e comunità. Intervista a Salvatore Modeo (The Qube): “È un sogno che si avvera. Siamo partiti da zero e abbiamo fatto rete”
Sono le 8:30 di mercoledì 3 agosto. Al telefono Salvatore Modeo, founder e project manager di The Qube, non sta più nella pelle. Chiede a StartupItalia di controllare la sezione speciale del registro nazionale della Camera di Commercio dedicata agli incubatori certificati. È ufficiale. The Qube c’è. Da oggi il Salento ha il suo primo incubatore di startup certificato dal Mise (il secondo in Puglia). L’acceleratore dal 2013 è un punto di riferimento per startup, aziende, team informali e innovatori pugliesi e non solo, grazie alle molteplici attività di animazione territoriale per la diffusione della cultura d’impresa, percorsi di accelerazione, partnership con investitori nazionali e internazionali, promozione e gestione di spazi in coworking. Questa realtà ha superato un impegnativo processo di selezione, basato su risultati ottenuti sul campo.
Tra questi anche gli investimenti che i nove membri del team – tutti salentini under 35 – non arrendendosi davanti alle sconfitte e alle difficoltà, sono riusciti ad attrarre per le startup. The Qube nel 2020, grazie al programma Seed per il Sud, è riuscita a far investire solo a CDP Venture Capital Sgr 800mila euro in 4 startup del suo portafoglio. Nel 2021, 9 delle startup seguite dall’incubatore salentino hanno ottenuto il finanziamento Smart Money promosso da Invitalia. Oggi nell’orbita di The Qube gravitano alcune tra le realtà più interessanti del Mezzogiorno: BionIt Labs, Busforfun, Parkforfun, Karaoke One, TimeFlow, One Health Vision, Spaarkly. Parliamo di startup capaci di attrarre investimenti pari a 10,2 milioni di euro negli ultimi 3 anni.
Oggi nell’orbita di The Qube gravitano startup capaci di attrarre investimenti pari a 10,2 milioni di euro negli ultimi tre anni.
L’intervista a Salvatore Modeo: “Un successo della comunità”
SI: Finalmente è arrivato il riconoscimento ufficiale dal Mise. Come avete raggiunto questo traguardo?
Salvatore Modeo: Tutto è iniziato nel 2013 dal sogno di dieci, come li definisco io, scappati di casa, ossia ragazzi visionari con poche risorse economiche. Siamo partiti da zero con una valigia piena di sogni. Gravitavamo nell’orbita dell’Università del Salento e ci stavamo formando con un’attenzione particolare al mondo delle startup e dell’innovazione. Abbiamo fondato un’associazione con sede legale a casa mia, ad Avetrana (TA), e da lì siamo partiti con una serie di progetti e format tesi a fornire gli strumenti giusti a chi voleva fare impresa con un’idea innovativa. Nel frattempo abbiamo iniziato a tessere una rete sul territorio salentino con l’obiettivo di mettere in comunicazione partner istituzionali, privati, imprese locali e giovani startupper, non smettendo mai di formarci. È partito Start-up – just do it (80 ore di formazione ancora oggi consultabili gratuitamente su You Tube). Abbiamo portato prima a Lecce e poi a Brindisi il format internazionale Startup Weekend (una palestra d’impresa della durata di due giorni nei quali aiutiamo i partecipanti a sviluppare nuovi progetti, giunta alla decima edizione) e Startup4school (format realizzato nelle scuole del territorio sfruttando le potenzialità dei progetti di alternanza scuola – lavoro, in pratica aiutavamo gli studenti delle scuole superiori a tirar fuori idee innovative per sviluppare il potenziale umano). E poi tanti altri. Questi anni sono stati duri ma intensi, qualche socio lo abbiamo perso per strada, qualche altro si è aggiunto ma abbiamo imparato tanto anche dai nostri errori e dall’inesperienza.
SI: Ma quando è avvenuto il cambio di passo?
Salvatore Modeo: “Nel 2018 quando abbiamo fondato The Qube Consulting. Ma l’idea era in cantiere già dal 2016, dopo aver vinto il bando Mettici le Mani per creare uno spazio in grado di fornire servizi alle imprese e alla comunità, mettendo in rete il territorio. Eravamo in tre. Il mondo del lavoro stava cambiando e, da più parti, arrivava la richiesta di uno spazio funzionale, sempre aperto a professionisti, freelance, innovatori salentini e nomadi digitali. Ricordo ancora che io, Vanessa Coppola e Raffaella Ferreri abbiamo tinteggiato e sistemato la struttura attraverso due workshop di autocostruzione, offrendo in cambio di aiuto, delle mensilità gratuite all’interno dello spazio di coworking. Ha preso vita, così, Molo 12 Coworking & Maker Space – spazio di Innovazione ospitato presso la Mediateca Polifunzionale delle Officine Cantelmo di Lecce. Nel 2019 abbiamo replicato a Brindisi con l’apertura di una seconda sede presso Palazzo Guerrieri. Entrambi gli spazi sono funzionanti. E negli anni, sono passati di lì oltre mille tra startupper, imprenditori, giovani professionisti, freelance, investitori e curiosi”.
SI: Poi è arrivato il Covid-19 e lo stop forzato. Come ha reagito The Qube?
Salvatore Modeo: “Vedere gli spazi vuoti è stato un colpo al cuore. Per un mese e mezzo siamo stati fermi. Ma poi, dalle difficoltà, abbiamo tratto vantaggio. Concentrandoci sulle startup del nostro portafoglio, abbiamo intensificato le attività di fundraising (raccolta fondi). Dopo una serie di incontri e un intenso processo di selezione, siamo riusciti a far investire a CDP Venture Capital Sgr, 800mila euro (più altri 500mila da investitori privati) in 4 startup del nostro portafoglio (Connexa Insurtech, Memento, BionIt Labs e Cervellotik, le prime tre pugliesi, la quarta lucana) grazie al progetto Seed per il Sud e tutt’oggi collaboriamo con il fondo facendo l’audit e lo scouting di nuovi progetti. Sempre in periodo Covid abbiamo avviato la partnership con Invitalia, aderendo alla rete Sistema Invitalia per le Startup e siamo riusciti ad accompagnare oltre 20 realtà sulle diverse misure promosse da Invitalia (Smart&Start, Brevetti+, SmartMoney, Resto al Sud). Visti i successi, abbiamo deciso che i tempi per una candidatura nel registro speciale degli Incubatori Certificati presso la Camera di Commercio erano maturi. I paletti messi dal Mise sono stringenti. Per essere incubatore certificato, quindi eccellenza nazionale, infatti, è necessario rispettare indicatori di qualità che si acquisiscono col tempo e con il duro lavoro. Tra questi, oltre a spazi fisici superiori a 400 metri quadri, almeno 15 anni di esperienza sui temi di innovazione e startup da parte dei soci, aver finalizzato almeno 100 candidature, aver un portafoglio di almeno 10 startup incubate al momento dell’iscrizione con un saldo fatturato e assunzioni positivo, aver registrato almeno 5 privative (brevetti o software registrati) oltre che aver raccolto almeno 500mila euro di capitale da finanza agevolata, premi, riconoscimenti o investimenti. Nel 2013, raggiungere questo obiettivo era un sogno. Grazie a tutto il team composto da Raffaella Ferreri, Vanessa Coppola, Omar Cafaro, Michele De Luca, Laura Giorgino, Michele Maderna, Melania Sernicola e Alessandro Stefanelli (tutti under 35 salentini), è stato possibile raggiungerlo. Essere iscritti nel registro certifica le nostre competenze e ci ripaga di un lungo e duro lavoro. Per il Mise The Qube ha capitale umano dotato di competenze qualificate ed è capace di offrire una serie di vantaggi e agevolazioni per le startup incubate e le imprese coinvolte”.
“Essere iscritti nel registro certifica le nostre competenze e ci ripaga di un lungo e duro lavoro. Per il Mise The Qube ha capitale umano qualificato e offre vantaggi e agevolazioni alle startup incubate e alle imprese coinvolte”
SI: Ha detto che ci sono state anche sconfitte. Quali?
Salvatore Modeo: “Sicuramente abbiamo imparato dagli errori. Chi si mette in gioco, può sbagliare, anche involontariamente. La più grande sconfitta, che poi è diventata anche la nostra più grande risorsa, è stata Startup4school, progetto con focus sul mondo della scuola. I tempi, però, non erano maturi. Il budget per i progetti di alternanza scuola lavoro a disposizione dei dirigenti scolastici era esiguo e i cavilli burocratici molti e difficilmente superabili. Allora, come spesso accade nel mondo delle startup, ci siamo concentrati sulle nostre potenzialità e sulle richieste che venivano dal territorio. Abbiamo deciso di puntare sul nostro obiettivo di partenza: sviluppare un ecosistema imprenditoriale favorevole allo sviluppo d’impresa innovativo e cercare di diventare un punto di riferimento nel Meridione sia per gli innovatori che per gli investitori”.
“Abbiamo deciso di puntare su un ecosistema imprenditoriale favorevole allo sviluppo d’impresa, diventando un riferimento per il Meridione”
SI: Esistono ancora pregiudizi e diffidenza verso giovani professionisti e startup?
Salvatore Modeo: “L’esperienza è importantissima ma spesso, devo ammetterlo, in Italia, ancora oggi ha più peso l’età anagrafica piuttosto che l’esperienza vissuta. Il nostro lavoro sul territorio all’inizio è stato preso con diffidenza proprio perché si dava più peso all’età anagrafica e non alle nostre esperienze. Abbiamo dovuto lavorare e stiamo ancora lavorando per un cambio di mentalità. È stato difficile far capire che la startup rappresenta una risorsa per un’azienda, anche storica, e non un peso. La nostra giovane età non è sinonimo solo di sogni e chimere ma anche di progetti concreti, esperienze sul campo e duro lavoro. Il cambio di passo per non far rimanere impantanato un territorio è possibile ma può avvenire solo dopo un cambio di mentalità. E devo dire che la Regione Puglia, i comuni pugliesi e le università, investendo da vent’anni su giovani e idee innovative, hanno permesso a professionalità meritevoli di esprimere sul territorio le loro potenzialità evitando la fuga di cervelli e sostenendo idee innovative. Se non ci fosse stata una linea politica attenta all’innovazione e alle nuove generazioni, realtà come The Qube, non sarebbero nate”.
“la Regione Puglia, i comuni e le università hanno permesso di evitare la fuga di cervelli, sostenendo idee innovative. Se non ci fosse stata una linea politica attenta all’innovazione e alle nuove generazioni, realtà come The Qube, non sarebbero nate”
SI: Quale consiglio darebbe a un giovane startupper?”
Salvatore Modeo: “Il nostro consiglio non è rivolto solo agli startupper, ma a tutti i giovani. Li invito a sfruttare le occasioni e non essere sfruttati. A iniziare dal loro percorso universitario. Spesso si va dal professore a chiedere la tesi e si aspetta che il docente assegni un progetto. Approccio sbagliato. Se si ha un’idea innovativa o un progetto nel quale si crede, bisogna proporre questo come argomento e utilizzare le competenze, i fondi e le tecnologie universitarie per partire per poi, una volta laureati, affinarlo e realizzarlo facendo rete e facendosi seguire nella parte normativa e di ricerca fondi, da acceleratori o attori che hanno esperienza in sviluppo e accelerazione di startup”.
SI: A quali progetti state lavorando e dove vorreste arrivare?
Salvatore Modeo: “Sicuramente vorremmo consolidare l’ecosistema imprenditoriale favorevole allo sviluppo d’impresa innovativo del Mezzogiorno che abbiamo creato, aprendoci a più fondi d’investimento anche internazionali per cogliere le opportunità offerte dal PNRR per il Sud, oltre che migliorare la qualità dei servizi innovativi da offrire alle startup del nostro portafoglio sia in termini di formazione che di mentorship. Continuare con l’attività di scouting. Stiamo lavorando a diversi progetti come InnovActionFactory, una delle 25 factory riconosciute da Arti Puglia nell’ambito dell’Intervento Estrazione dei Talenti per offrire percorsi di accelerazione e accompagnamento, siamo partner di Cetma Dihsme – DigitalInnovation Hub che nei prossimi anni si occuperà di supportare le PMI di Puglia e Basilicata per acquisire servizi in ambito AI, cybersecurity e calcolo ad alte prestazioni, siamo partner del Comune di Lecce e di Italia Camp per il progetto Officine Mezzogiorno… e diversi altri”.
SI: Il sogno a lungo termine per The Qube?
Salvatore Modeo: “Spesso ci chiedono su quale settore bisogna concentrarsi per realizzare una startup di successo. Ma non c’è un settore specifico. Ci possono essere campi d’interesse che in determinati momenti attraggono più facilmente l’interesse dei fondi d’investimento, come ad esempio in questo periodo, l’intelligenza artificiale. Ma, nel mondo delle startup, sono finestre temporali che spesso durano poco. Non bisogna focalizzarsi sul trend bensì sull’individuare i problemi da risolvere. Per me questo è il segreto alla base di una startup di successo: creare una soluzione che risolva problemi universalmente riconosciuti. Solo così la startup sarà capace di scalare e arrivare al successo velocemente. Ed è questo, ora, il sogno più grande di The Qube: scovare, incubare e accelerare un unicorno. Ambizioso, lo so, ma partendo da quello che ho appena detto, ci stiamo già provando. In fondo, se dieci anni fa non avessi sognato e fondato l’organizzazione dal nulla e senza mezzi, oggi non parleremmo di The Qube”.