Elon Musk ci ha abituato a continue giravolte e retromarce, spesso rumorose e sguaiate. E quella che riguarda l’omologo russo Pavel Durov, il geniale founder di VKontakte, equivalente moscovita di Facebook del gruppo statunitense Meta, fermato dalla Gendarmerie parigina nella serata di ieri sera con accuse molto serie, è probabilmente solo l’ultima nonché la più curiosa: X ha infatti bloccato l’hashtag #Telegram.
X blocca #Telegram
Pubblicamente il patron di Tesla nonché recente acquirente di Twitter, oggi X, si è schierato a favore di Durov, pubblicando per i suoi 195,6 milioni di follower diversi cinguettii contro la magistratura francese e, più in generale, contro il governo d’Oltralpe (probabilmente ignorando esista la separazione dei poteri teorizzata proprio da un francese, ovvero Montesquieu).
Leggi anche: Pavel Durov, perché è stato arrestato il fondatore e amministratore delegato di Telegram
Uno recita: «POV: è il 2030 e in Europa si viene giustiziati per aver apprezzato un mese». L’altro riprende il tradizionale motto dei rivoluzionari francesi (Liberté, Égalité, Fraternité) poi accluso nell’articolo 2 della Costituzione francese del 1958, a voler sottolineare che l’Hexagone con l’arresto del numero 1 di Telegram starebbe tradendo i propri principi.
Leggi anche: Telegram, storia, luci e ombre dell’app che in nome della libertà di parola ha inguaiato Pavel Durov
Però nel frattempo X, la piattaforma di Elon Musk, ha iniziato per qualche non meglio specificato motivo a bloccare l’hashtag #Telegram. Tutto questo mentre il suo proprietario, cavalcando la vicenda, continua forsennatamente a pubblicare post sul proprio social come casa del free speech.
Cosa nasconde dunque questa ennesima incongruenza di Elon Musk? E perché su X è stato bloccato l’hasthatag #Telegram nonostante il miliardario egoriferito ai vertici del social stia letteralmente coagulando attorno a sé, sulla sua bacheca, la protesta montante sulla libertà di parola?
Protesta che, col passare dei messaggi scritti di suo pugno o da altri utenti rilanciati da Musk, sembra assumere i contorni di un attacco all’Europa o, per meglio dire, alla Ue e dunque all’identità politica e comunitaria del Vecchio continente.
Che sia un secondo round dello scontro visto qualche giorno fa quando il commissario Thierry Breton aveva invitato Elon Musk prima della sua amichevole chiacchierata su X con Donald Trump al rispetto delle regole anti fake news del DSA comunitario e in cambio aveva ricevuto un meme carico di insulti?
In quell’occasione migliaia di conservatori statunitensi e fan del patron del social avevano gridato alla «dittatura che vige in Europa». Le stesse frasi che Musk sta rilanciando in queste ore criticando l’arresto di Pavel Durov da parte delle autorità francesi.
Mossa di marketing per rilanciare un X in economicamente in affanno da cui gli inserzionisti stanno fuggendo o strategia politica che riguarda in qualche modo la sua vicinanza al candidato repubblicano Donald Trump? Solo il tempo potrà dircelo. O la bacheca social di Musk.