Una storia di Natale in ritardo. Da un guadagno ingiusto a un gesto splendido
Cinque lettere, sei tentativi, nessun limite di tempo e una parola ingelse al giorno. Si potrebbe descrivere così Wordle, gioco online di cui è arrivato a occuparsi anche il New York Times. Sviluppato Josh Wardle, che di mestiere fa il programmatore e vive a New York, è diventato un fenomeno grazie sia all’impennata di utenti, sia alla copertura della stampa internazionale. Il nome è una chiara autocitazione dell’autore, che l’ha ideato ispirandosi alla passione della propria fidanzata per i cruciverba. Doveva essere una cosa tra loro due. Il primo novembre dello scorso anno ci hanno giocato in 90, atterrando sul sito, dove il gameplay – se così si può definire – è semplice e immediato. Pochi giorni dopo erano in 300mila a scervellarsi per trovare la parola inglese del giorno.
A differenza di altri videogiochi che hanno fatto centro e si sono goduti settimane, mesi o anni di celebrità sugli smartphone, Wordle non è un’app. Funziona soltanto su browser. E qui occorre aggiungere una seconda parte della storia, che sarebbe stata perfetta sotto Natale. In effetti esiste un’app Wordle sugli store, ma non ha nulla a che vedere con quanto creato da Wardle. Si tratta invece di Wordle!, app per iOS, che lo sviluppatore Steven Cravotta aveva rilasciato nel 2017. Anche in questo caso siamo di fronte a un gioco di lettere e parole, dunque è facile che in molti si siano convinti di essere di fronte al gioco che stavano cercando.
Ripercorriamo i fatti: nel momento in cui la stampa inizia a parlare di Worlde e le persone vogliono giocarci, capita così che in tantissimi siano atterrati sulla pagina sbagliata, nella errata convinzione che Worlde fosse un’app disponibile sullo store di Apple. Così l’applicazione di Cravotta, a pagamento, inizia a ricevere molti soldi da circa 100mila download: lui stesso affida il suo stupore a Twitter. Un guadagno ingiusto, frutto della confusione generale e, magari, anche di un pizzico di imprecisione da parte della stampa che forse non è stata sufficientemente chiara a specificare che Wordle non è un app, ma soltanto un sito.
La storia di Natale (in ritardo) si conclude con uno splendido lieto fine. Josh Wordle ha pubblicato un tweet in cui informa i suoi follower che Cravotta si è messo spontaneamente in contatto con lui, spiegandogli la situazione e facendogli una splendida proposta. Perché non donare il ricavato di questo pasticcio in beneficienza? Così, come si legge su Multiplayer, il denaro è stato devoluto a Boost West Oakland, un’organizzazione di beneficienza che si occupa di giovani e di formazione in California. In più Wardle si è complimentato con Cravotta. «È un uomo di classe e dovreste seguirlo». Fatto.