Imprenditore, programmatore e saggista. Nel 2005 ha fondato Y Combinator, luogo magico per chi fa innovazione. Negli anni ha aiutato tante aziende a decollare. «Le startup falliscono perché non danno ai clienti ciò che vogliono». Buon viaggio nella nuova puntata di “Vite Straordinarie – Ritratti fuori dal comune”
Arrivare prima di altri e fare la differenza. In fondo è questa la ricetta vincente di quegli innovatori che battono sentieri inesplorati per spingersi oltre, realizzando vere e proprio Vite Straordinarie. Certo, ci vogliono competenze specifiche, visione allargata, dedizione estrema, coraggio da vendere e una squadra che poi riesca a tirare la volata. Ma le storie che state per leggere e ascoltare su StartupItalia in questo mese di agosto racchiudono tutto questo e molto di più. Parte la rubrica estiva “Vite Straordinarie – Ritratti fuori dal comune” con le storie di Brian Chesky, Serena Williams, Daniel Ek, Elon Musk, Paul Graham, Sam Altman, Licypriya Kangujam, Maya Gabeira, Samantha Cristoforetti, Masih Alinejad, Jeff Bezos, Malala Yousafzai. Dal 7 agosto ogni lunedì, mercoledì e venerdì come cover story un longform scritto dalla redazione centrale di StartupItalia e con le firme di Alessandro Di Stefano, Chiara Buratti, Gabriella Rocco e Carlo Terzano. Ogni ritratto è accompagnato dalle illustrazioni di Giulio Pompei. E poi c’è un podcast da ascoltare con la voce del direttore editoriale Giampaolo Colletti. Leggi qui sotto la nuova puntata o ascoltata su Spotify . Per saperne di più leggi il pezzo di lancio.
***
L’hanno ribattezzato il pifferaio magico dei nerd. Provate a dire il nome di una ex startup oggi Big Tech lanciata in Silicon Valley. Probabilmente i loro founder hanno ricevuto da lui più di un consiglio prezioso. Nato a Weymouth, nel Regno Unito, il 13 novembre 1964 Paul Graham oggi è tra i principali attori dell’economia digitale mondiale. Con un dottorato in filosofia e uno in informatica ad Harvard, nel 2002 fonda una startup basata su un algoritmo che ha ispirato i filtri antispam, poi venduta a Yahoo per una cifra pari a 50 milioni di dollari. Nel 2005 insieme alla moglie Jessica Livingston e ai due amici storici – Robert Morris e Trevor Blackwell – ha fondato Y Combinator, il più famoso acceleratore di startup al mondo. Un luogo iconico per chi fa innovazione. Una realtà che negli anni ha aiutato tantissime startup a decollare. Molte sono diventate unicorni come Airbnb, Dropbox e Stripe.
Perché così poche startup?
«Il grande mistero per me è: perché non ci sono più startup? Se quasi tutti quelli che lo fanno lo preferiscono ad un lavoro tradizionale, e una percentuale significativa diventa ricca, perché non è una cosa che vogliono fare tutti?», si è chiesto più volte Paul Graham. Ad oggi Y Combinator, con sede in Silicon Valley, ha finanziato oltre quattromila startup con un valore totale che supera un trilione di dollari e una community che conta più di novemila founder. È anche meta ambita per tantissimi Ceo italiani, alcuni dei quali ne hanno frequentato i batch. Tutto il mondo lo ha preso come esempio, ma lui resta umile. Si definisce un programmatore, uno scrittore e un investitore. Con questo rigoroso ordine. Ma come in tutte le storie è bene partire dall’inizio. Graham consegue un Bachelor of Arts in filosofia alla Cornell University, quindi un Master of Science nel 1988 e un dottorato di ricerca nel 1990 in informatica all’Università Harvard. Direste un nerd in piena regola. E forse non avete tutti i torti. Ma c’è un ma. Perché Graham è un nerd con la passione anche per l’arte. Ha infatti studiato pittura presso la Rhode Island School of Design e all’Accademia di belle arti di Firenze.
Correva l’anno 1996. Paul Graham e Robert Morris fondano Viaweb, application service provider. Il software di supporto, inizialmente scritto in Common Lisp, permette agli utenti di realizzare il proprio Internet store personale. Nell’estate del 1998 Viaweb è acquistata da Yahoo per un valore all’epoca di 49,6 milioni di dollari, divenendo Yahoo Store. A partire dal 2001 Graham diventa molto popolare per i suoi saggi, pubblicati sul sito web Paulgraham.com. Gli argomenti trattati spaziano. C’è “Beating the Averages”, incentrato sulla possibilità di comparazione tra diversi linguaggi di programmazione. E ancora c’è “Why Nerds are Unpopular”, una discussione divenuta molto popolare sulla vita dei nerd nelle scuole superiori. Nel 2005, pochi anni dopo lo scoppio della bolla delle dot.com e in un’era pionieristica, decide di creare qualcosa di diverso. Insieme alla futura moglie Jessica Livingston, Robert Morris e Trevor Blackwell fonda Y Combinator, primo incubatore al mondo di startup innovative. Da allora Y Combinator accompagna migliaia di aziende innovative che oggi fanno parte del vocabolario mainstream.
I consigli di Paul Graham
Gli scritti di Paul Graham sono considerati “common knowledge”, assolutamente imprescindibili per chi mastica di creazione di impresa e vive nel mondo dell’innovazione. Ma c’è un pezzo da guinness. Infatti sul suo sito, che colleziona all’anno 25 milioni di pagine visitate, Graham pubblica un articolo che riscuote un successo clamoroso, non solo tra il pubblico degli startupper. L’articolo, tratto da una conferenza tenuta alla Harvard Computer Society, si intitola “How to Start a Startup”. Secondo Graham per creare una startup di successo si ha bisogno di tre elementi tra loro correlati: iniziare con un buon team, creare qualcosa che le persone vogliono davvero e spendere meno denaro possibile. La maggior parte delle startup che falliscono non hanno centrato uno di questi tre obiettivi.
«Le startup falliscono perché non danno ai clienti ciò che vogliono». Nel suo articolo Graham ha spiegato in modo molto chiaro come non ci sia bisogno di inventare necessariamente qualcosa di nuovo. Spesso basta migliorare qualcosa che già esiste. Il modo in cui una startup fa soldi è offrire alle persone una tecnologia migliore. «La prima volta che Peter Thiel ha parlato a YC ha disegnato un diagramma di Venn: due cerchi che si intersecano, uno etichettato “sembra una cattiva idea” e l’altro “è una buona idea”. L’intersezione è il punto di forza delle startup», ha detto più volte Graham. E vale per tutti, pure per quelle realtà oggi divenute Big Tech. «Il piano di Google all’inizio era semplicemente quello di creare un sito di ricerca. I fondatori avevano tre nuove idee: indicizzare una parte maggiore del web, utilizzare i collegamenti per classificare i risultati di ricerca e creare pagine web chiare e semplici con annunci non invasivi basati su parole chiave. Ma soprattutto in Google erano determinati a creare un sito che fosse utile per l’utente», ha affermato Graham. Ma per questa icona vivente del mondo hi-tech c’è una domanda centrale, che fa la differenza su tutte: che squadra hai? «Nel creare una startup c’è una cosa che il denaro non può comprare: menti geniali e brave persone», ripete ossessivamente Graham, che da sempre sconsiglia di iniziare soli. Ma è altrettanto sbagliato essere in tanti. Il team di una startup deve essere composto da un gruppo di due, massimo tre persone, possibilmente amici di vecchia data, compagni di università, capaci di affrontare insieme tutte le sfide che una startup comporta. Inoltre per Graham i componenti del team devono possedere un background tecnico (informatici o ingegneri) e complementare. Queste caratteristiche dei founder contribuiranno allo sviluppo e al successo del prodotto finale. Per Paul Graham il technical founder vince su tutto.
Nello stesso articolo divenuto celebre tocca un tasto delicato: «Raccogli fondi e spendi meno di quanto guadagni». In fase seed e pre-seed è opportuno rivolgersi ai business angels. Ma in una fase più matura dell’impresa è necessario attrarre l’attenzione dei Venture Capitalist per raccogliere round di finanziamenti a più cifre. Come farsi conoscere dai VC? Secondo Paul Graham è necessario partecipare sempre e comunque a tutte le loro conferenze. Mai fare il passo più lungo della gamba. Un visionario con i piedi per terra. E con il cuore aperto alle sfide sociali. Ecco perché vale la pena ricordare che Graham è stato tra i primi a parlare in tempi non sospetti di salario minimo, mettendolo in relazione con l’impatto avrebbero avuto le nuove tecnologie sul mondo. Essere avanti anni luce. È questo il tratto distintivo di chi intraprende vite straordinarie.