Da questa domenica su StartupItalia arriva Rudy Bandiera. “C’è una frase che mi colpisce sempre: sii te stesso a meno che tu non sia Batman, In quel caso sii Batman”. Insieme a Rudy proviamo a decifrare il mondo online, partendo dal valore dell’autenticità
Se apri un social qualunque, un corso di “autopromozione” o di motivazione, la TV o la radio che sia, quello che sentirai dire è “sii te stesso”. Molte persone addirittura si vantano di esserlo al punto da considerarlo un difetto. Tipo “eh, sono fatto così. Lo so che è un difetto ma sono così” come se l’essere in quel modo comportasse anche il doverci rimanere per sempre. Dannato fatalismo. Così non va bene ragazzi, non va bene per niente. La prima regola del branding, di conseguenza del personal branding, è quella di costruire un’immagine di qualcosa che sia riconoscibile, identitaria, identificativa e, si spera, positiva. Che cosa “senti” quando vedi quel logo? Che cosa “senti” quando vedi quella persona? Gli aggettivi qualificativi che ti escono in questi casi sono il brand.
Ma la cosa in assoluto più importante è che un’attività di branding parte sempre, dico e ripeto sempre, da un prodotto/servizio/persona. Non possiamo fare branding e basta, dobbiamo farlo su qualcosa. Ora, Apple è una delle aziende al mondo che è riuscita a fare attività di branding meglio di tutte le altre: sono riusciti a farci credere, con il loro “Think Different” che usando la Mela saremmo stati diversi, dove diverso prende la connotazione di migliore.
“La prima regola del personal branding è costruire un’immagine di qualcosa che sia riconoscibile, identitaria, identificativa e, si spera, positiva”
Ci hanno fatto credere che anche se tutti avessimo usato la Mela saremmo stati diversi tra noi! È pazzesca questa. Come ci sono riusciti? Prima di tutto non ci hanno mai detto che con i loro dispositivi si lavora. Non sentirai mai una pubblicità di Apple dire “compra il Mac perché è più veloce e lavori di più”. Eh no, nessuno vuole lavorare di più, anzi, tutti vogliamo lavorare di meno.
Quello che ci hanno detto è sempre stato “compra i miei dispositivi per essere davvero te stesso, per esprimere al massimo il tuo potenziale, per realizzare ciò che sei davvero” e qua torniamo al punto di partenza, ovvero ciò che sei davvero. Domanda: se Apple avesse avuto dei prodotti mediocri sarebbe stata in grado di fare un’attività di branding simile? Così potente e duratura e profittevole? Certamente no. Il punto è esattamente questo: ogni attività di branding, per essere efficace, deve partire da un prodotto/servizio/persona di “qualità”.
“Online dobbiamo costruire un personaggio o essere noi stessi?”
Qua casca l’asino: se sei una brutta persona è meglio che tu non sia te stesso ma che cerchi di cambiare per migliorarti. Non c’è nulla di nobile nell’essere superiore a qualcun altro. La vera nobiltà consiste nell’essere superiore a chi eravamo ieri, diceva un certo Ernest Hemingway. Quindi, sdoganato l’odioso “io sono fatto così” che potremmo spesso associare al “dico quello che penso quindi dico le cose come stanno” come se fossero due cose in relazione, online dobbiamo costruire un personaggio o essere noi stessi? Beh, domanda complessa questa.
Partiamo da una premessa fondamentale: online e nel concreto ogni individuo crea una rappresentazione di sé stesso, un personaggio che riflette la sua personalità e le sue scelte di vita. Questo personaggio è il frutto delle decisioni prese, dei gusti sviluppati e delle opinioni espresse nel tempo. Tuttavia, non sempre questo personaggio corrisponde all’immagine che gli altri hanno di noi. A volte, infatti, ci troviamo a dover sostenere opinioni e idee che non sono necessariamente nostre, ma che adottiamo solo per conformarci alle aspettative sociali oppure, semplicemente, veniamo fraintesi o diamo un’immagine parziale di noi stessi. Ricordi “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello? Il protagonista inizia a rendersi conto che le persone intorno a lui hanno un’immagine della sua persona diversa da quella che ha lui, cioè capisce che ogni individuo vede gli altri con i propri occhi e quindi attraverso le proprie esperienze, la propria abitudine e la propria educazione. Spesso quindi cerchiamo di confermare a noi stessi l’efficacia delle nostre scelte e decisioni, perché temiamo di aver fatto scelte sbagliate e di subire il giudizio degli altri.
In questo modo, il “nostro personaggio” diventa una sorta di “prova a posteriori” delle nostre scelte, un modo per dimostrarci che abbiamo fatto le scelte giuste e che siamo sulla strada corretta, o meglio, coerente. Ma questa conferma costante può diventare un’ossessione, portandoci a dover confermare di continuo la validità delle nostre scelte, anche quando “sentiamo” che sono sbagliate, invece di esplorare nuove possibilità e percorrere nuove strade. In effetti, è vero che tutti noi, in qualche modo, creiamo un personaggio per noi stessi ma spesso, però, questo personaggio è distante dalla nostra vera natura e lo manteniamo solo perché l’abbiamo scelto. “Io sono fatto così”. Questa maschera che indossiamo può portarci a essere dissonanti e a sembrare finti agli occhi degli altri, considerando che, nel mondo online, la nostra identità viene amplificata e in qualche modo esasperata. La domanda, quindi, non dovrebbe essere “Online dobbiamo costruire un personaggio o essere noi stessi?”, ma piuttosto “Come possiamo costruire un personaggio che sia il più possibile vicino a noi stessi?”.
È inevitabile creare un personaggio online, ma dobbiamo farlo in modo che sia il più possibile aderente alla nostra vera natura, non a ciò che pensiamo di essere ma a quello che siamo. Ovviamente questo comporta fatica, lavoro su sé stessi e analisi dei propri pregi e difetti ma, credimi, è la cosa più bella, potente e funzionale che si possa fare sui social, sia in ottica business che di divertimento nell’uso delle piattaforme. In definitiva, non è possibile non costruire un personaggio online, ma per essere efficace dev’essere il più possibile affine a ciò che sei davvero, soprattutto nel caso in cui tu fossi Batman.