Si partirà dal Regno Unito, il più grande mercato dopo quello statunitense, per puntare alla svolta dopo il biennio pandemico che ha drenato domanda e autisti
Uber ha in cantiere nuove integrazioni: intende aggiungere alla propria app le prenotazioni di voli, treni e altri mezzi di trasporto a partire dal Regno Unito ed entro l’anno. Con un occhio agli hotel. Una svolta importante per un’applicazione dalle sorti altalenanti nei diversi paesi in cui è operativa ma che ha da poco chiuso a New York un importante accordo con i tassisti, archiviando una contestazione pluriennale: ora integra le auto gialle che servono la Grande Mela nella propria piattaforma, sulla falsa riga di simili accordi stretti in giro per il mondo, nati dopo la stagione delle dure contestazioni in particolare fra 2015 e 2017.
La superapp di Uber
Lo scopo del nuovo progetto è fornire un’esperienza “door to door” senza soluzione di continuità nell’ottica di mettere in piedi una superapp per i trasporti. Il software sarà dunque integrato con i voli aerei, gli autobus interregionali e gli operatori ferroviari, inclusi gli Eurostar che attraversano il tunnel sotto la Manica, nonché le società di autonoleggio. Si partirà proprio dal Regno Unito perché si tratta del mercato più grande fuori dagli Stati Uniti. Se la svolta funzionasse lì, insomma, sarebbe ipotizzabile un’espansione in altri mercati chiave. Anche perché il modello originario di Uber negli ultimi anni è entrato in crisi – non senza il contributo della pandemia, che ha drenato gli autisti rimasti senza domanda verso altri impieghi, come quello di fattorini per le consegne a domicilio – aprendo una fase di passivi nei bilanci.
I segnali dell’ultima trimestrale
L’ultima trimestrale, tuttavia, è tornata a sorridere al gruppo: la domanda di corse è quasi tornata a livelli pre-pandemici, salvo smorzarsi lo scorso gennaio sotto l’ondata della variante Omicron, e per la prima volta l’attività di food delivery (Uber Eats) ha prodotto dei ricavi. La crescita è stata dell’83% rispetto al quarto trimestre del 2020 a 5.8 miliardi di dollari, meglio dei 5.34 miliardi attesi dagli analisti, mentre l’utile ammonta a 892 milioni. In termini di settori, di quei 5.8 miliardi Uber ne ha realizzati 2.2 con i servizi di mobilità, 2.4 col delivery del cibo, circa uno con i trasporti. Ma è chiaramente il primo segmento quello che continua a rendere in termini di margine operativo lordo, con 575 milioni contro i 25 del cibo.
“Da diversi anni è possibile prenotare corse, biciclette, servizi in barca e scooter sull’app Uber, quindi l’aggiunta di treni e pullman è un aggiornamento naturale – ha spiegato il direttore generale di Uber UK Jamie Heywood – entro la fine dell’anno prevediamo di incorporare i voli, e in futuro gli hotel, integrando i principali partner nell’app Uber per creare un’esperienza di viaggio porta a porta senza interruzioni”. La strategia della superapp non è d’altronde nulla di nuovo. Da tempo il Ceo Dara Khosrowshahi – che prima di Uber era niente meno a capo del colosso delle prenotazioni turistiche Expedia – spiega di puntare a una Uber in grado di diventare l’Amazon dei trasporti e in fondo il 15% delle corse, prima della pandemia, era operata da e per gli aeroporti. “Con il Covid alle nostre spalle, con questa grande spinta verso nuove modalità di trasporto, sarà una leva di crescita molto importante per noi nei prossimi anni” ha concluso Heywood.