Privacy weekly | Come ogni venerdì ospitiamo il guest post di Guido Scorza, avvocato e componente del Collegio del Garante per la Protezione dei dati personali. Un viaggio intorno al mondo su tutela della privacy e digitale
Questa settimana apriamo il Privacy Weekly con una buona notizia per chi è sensibile al tema della protezione dei dati dei minori. Alla ventisettesima edizione dei Webby Awards 2023, premio internazionale della International Academy of Arts and Sciences per l’eccellenza su Internet, è stato riconosciuto l’impegno di Human Rights Watch nel promuovere la privacy dei minori online. La campagna #StudentsNotProducts, che abbiamo avuto modo di seguire a più riprese sia in questa rubrica, è stata, infatti, premiata con il People’s Voice Award per la categoria Websites and Mobile Sites Responsible Innovation category. In questa campagna di informazione, Human Rights Watch ha svelato le violazioni perpetrate da parte di vari governi in tutto il mondo, che hanno autorizzato prodotti di apprendimento online durante la pandemia da Covid-19 senza proteggere adeguatamente la privacy dei bambini. È un segnale molto positivo che l’attenzione dell’International Academy of Digital Arts and Sciences, un network di più di 2000 membri, sia ricaduta su questo progetto dedicato ad un tema tanto delicato quanto cruciale come la protezione dei dati dei bambini online in un momento tanto complesso come quello dello svolgimento della didattica a distanza durante il Covid. Questa scelta dimostra che, sebbene molto ci sia ancora da fare, ci sono tante spinte che vanno nella giusta direzione.
Ma ci sono anche altre notizie, meno buone, che meritano l’attenzione di chi ha a cuore la privacy. A partire da questo mese, migliaia di lavoratori di Changsu, città della provincia cinese di Jiangsu, riceveranno il loro stipendio interamente in yuan digitali (e-CNY), che potranno utilizzare per tutti i pagamenti tramite il loro smartphone. Il Governo della Repubblica Popolare ha salutato questa operazione come una “pietra miliare” nella storia della valuta. Tuttavia, poiché lo yuan digitale è emesso dalla banca centrale cinese – e non sulla base di un sistema decentralizzato come il Bitcoin e altre criptovalute – qualcuno ha sollevato preoccupazioni sulla privacy e sul potere che implicitamente viene conferito alle autorità. “Il Grande Fratello non osserva solo te, ma anche il tuo portafoglio”, ha scritto un utente di Weibo. Ed effettivamente, l’adozione della valuta digitale, se non accompagnata da idonee misure per stemperarne i rischi, può comportare gravi problemi sotto il profilo della protezione dei dati personali e delle libertà fondamentali. Si pensi, come esempio, a dove potrebbero condurre prassi come il tracciamento e la convalida dei pagamenti. Non a caso, l’eventuale futura adozione dell’euro digitale da parte della BCE è accompagnata da un costante lavoro del Comitato europeo dei Garanti per la protezione dei dati personali, che ha sottolineato i pericoli che possono celarsi dietro questo tipo di cryptovalute. In Europa si invoca, quindi, cautela, gradualità e riflessione. La filosofia che anima l’iniziativa cinese, però, sembra essere diversa. La sperimentazione dell’e-CNY risale al 2019 ed ha toccato città importanti come Shanghai, Shenzhen e Xi’an. Le autorità locali hanno anche offerto incentivi – come sconti e buoni per i negozi – per incoraggiare i cittadini a utilizzare la valuta. I dati ufficiali – risalenti ad agosto 2022 – mostrano che più di 5,6 milioni di negozi accettano e-CNY come opzione di pagamento e sono già state effettuate più di 360 milioni di transazioni per un valore totale di 100 miliardi di yuan (22,2 miliardi di dollari). Ma questa volta è stato mosso un passo di più: si è arrivati ad utilizzarlo per le buste paga. Sebbene il portafoglio e-CNY funzioni in modo molto simile ad Alipay e WeChat Pay (metodi di pagamento sempre più diffusi tra i cinesi), il denaro su queste applicazioni riflette il contante in banca e non rappresenta un diverso tipo di valuta. Tuttavia, gli utenti possono ancora convertire lo yuan digitale in contanti per pagare articoli e servizi che non accettano la valuta digitale. L’imperatore romano Vespasiano, inventore dei servizi pubblici, diceva “pecunia non olet”, per sottolineare che non importa la provenienza del denaro, ma l’importante è solo farlo circolare (preferibilmente incassandolo). Per la versione digitale del denaro, però, questo adagio potrebbe non valere. La valuta digitale può, infatti, trasformarsi in un ennesimo strumento di controllo sociale e di pressione nei confronti delle “persone sgradite” al regime.
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