Il piccolo Paese sudamericano ha svoltato da tempo scommettendo sull’innovazione. Una svolta che sta dando frutti importanti, rendendo Montevideo uno degli hub principali del continente
16 luglio 1950. Davide batte Golia. Il gigante del Sudamerica piange, il piccolo ride. Quel giorno l’Uruguay di Schiaffino e Ghiggia batte il Brasile e vince per la seconda volta la coppa del mondo di calcio. I verdeoro, che quei mondiali li giocavano in casa, restano a bocca asciutta. Si è appena consumato il celeberrimo Maracanazo (dal nome dello stadio Maracana di Rio de Janeiro dove è appena avvenuto l’imponderabile).
Uruguay, il rilancio dopo la crisi
Ma quel piccolo Paese da tre milioni e mezzo di abitanti, incastonato tra i big Argentina e Brasile, non è solo calcio. O almeno, non più. Certo, la nazionale celeste sarà presente a Russia 2018, al contrario dell’Italia, ma a Montevideo e dintorni non esiste più solo il pallone per provare qualche gioia. I tempi della tremenda crisi di inizio millennio sono finalmente lontani. Nel 2002, dopo il default dell’Argentina, anche l’Uruguay barcollò paurosamente. Il Paese era infatti vincolato al sistema bancario di Buenos Aires e si salvò solo grazie a un intervento della Banca mondiale. Fino ad allora l‘Uruguay aveva sempre vissuto all’ombra dei vicini, ritagliandosi la fama di Paese riciclatore di denaro. Nelle banche uruguaiane arrivavano a fiumi soldi sporchi da ripulire.
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La decisione di puntare sul tech
Nel 2004 la svolta. Per la prima volta il Fronte Amplio, formazione di sinistra progressista, sale al potere con il presidente Tabaré Vasquez, che ancora adesso guida il Paese dopo l’interregno del celebre José “Pepe” Mujica, l’ex guerrigliero denominato “presidente povero” per il suo stile di vita più che sobrio. Dal 2005 in poi l’economia è in continua crescita e l’Uruguay si è trasformato. Finito il tempo del riciclaggio di denaro, le banche hanno adottato sistemi di controllo dei capitali stringenti. Finito il tempo della dipendenza dall’economia argentina. L’Uruguay ha deciso di proiettarsi nel futuro puntando tutto su innovazione e tecnologia, oltre alla creazione di un sistema scolastico all’avanguardia dal punto di vista digitale. Ogni bambino ha infatti accesso a un computer sui banchi di scuola. La stabilità economica e politica, nonché gli alti standard di sicurezza e di qualità della vita rispetto ai Paesi limitrofi, hanno reso l’Uruguay una meta ambita per gli investimenti stranieri, in particolare per l’industria software, Microsoft, New Context, NetSuite hanno investito molto a Montevideo e dintorni. Il governo promuove con forza il progresso tecnologico. Tra le varie iniziative che aiutano startup e giovani innovatori, oltre a un favorevole regime fiscale e a un discreto numero di incentivi, c’è per esempio l’offerta gratuita di banda larga gratuita attraverso la compagnia statale Antel.
Leader dell’innovazione in Sudamerica
Le startup godono di una situazione particolarmente favorevole, visto che il governo provvede esenzioni per le compagnie che esportano i loro servizi. Per questo il settore tech uruguaiano è diventato il principale esportatore della regione, battendo i due giganti argentini e brasiliani. Secondo l’indice di sviluppo ICT (Information, Communication and Tecnology) dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni l’Uruguay è il Paese leader in campo tecnologico del Sudamerica. Un hub importante che sta dando vita a realtà importanti come per esempio IronHide Game Studio, Loog Guitars, PedidosYa e tante altre. Ma che soprattutto ha permesso all’Uruguay di raggiungere la piena autonomia dai vicini e di raggiungere, nel 2017, una crescita del 2,7 per cento del pil. Numeri importanti che dovrebbero essere riconfermati anche nel 2018.