Lo spiega Reuters anche se mancano conferme. L’indagine sarebbe in corso da tempo e la permanenza della commissaria Vestager all’antitrust non promette nulla di buono al colosso di Mountain View
Google sarebbe di nuovo sotto indagine europea. Anche se mancano conferme, Reuters spiega che l’autorità antitrust Ue starebbe esaminando alcune pratiche relative alla raccolta dei dati da parte del colosso. Sembrerebbe che al centro della questione ci siano anche le ricerche locali, gli annunci pubblicitari e le relative dinamiche di targeting, i servizi di accesso e i browser di navigazione. Insomma, una bella fetta del business di Big G e del modo in cui drena le informazioni sui suoi utenti ma che a dire il vero in passato ha fortemente riprogettato dando loro ampio margine di manovra su come gestire ed eventualmente eliminare quegli stessi dati.
Vestager non molla
La procedura sarebbe già a buon punto, nel senso che la Commissione Europea avrebbe già inviato documenti e un questionario ad Alphabet, la holding che controlla l’universo Google, per consentirgli così di concludere l’indagine preliminare che sarebbe appunto ancora in corso. Un’indagine che risulta piuttosto lineare a portare avanti visto che la commissaria uscente alla concorrenza Margrethe Vestager ha mantenuto l’incarico di responsabile antitrust continentale che ricopre fin dal 2014, rafforzandolo anche con l’aggiunta della competenza relativa all’agenda digitale, oltre che la vicepresidenza esecutiva. Divenendo di fatto il braccio destro della presidente Ursula Von der Leyen per quegli argomenti, e non solo per quelli.
I (salati) precedenti
In passato Vestager non ha risparmiato i colossi della rete, stabilendo solo per Google multe e sanzioni per un totale di circa 8 miliardi di euro. Per esempio nel caso degli annunci sullo shopping online o per la posizione dominante nell’ambito della pubblicità AdSense (1,49 miliardi di euro). Dello scorso anno, invece, la batosta da 4,34 miliardi per la posizione dominante del sistema operativo Android, in particolare per i browser di navigazione su internet, e di due anni fa quella da 2,4 proprio per lo shopping. Totale: oltre 8 miliardi di euro.
Gli altri fronti aperti
Al momento Google ha una grande quantità di fronti aperti: in Australia, per i dati sui servizi di geolocalizzazione, in patria, dove la Federal Trade Commission sta preparando un’indagine sulle pratiche di ricerca che riapra quella lanciata e chiusa nel 2013 (ma che sarà allargata anche agli altri player del settore) e per una serie di altre faccende spinose. L’ultima in ordine di tempo riguarda quella svelata dal Wall Street Journal e relativa alla raccolta dei dati sanitari di milioni di pazienti e a loro insaputa effettuata per conto e insieme ad Ascension, una grande organizzazione cattolica di servizi sanitari. Il “Project Nighingale”, questo il nome del programma, è stato confermato da Big G. Che tuttavia sostiene di non violare la legge, anche se un ulteriore articolo del New York Times ha provato come decine di di impiegati abbiano avuto accesso alle informazioni, con la possibilità di poterli scaricare e salvare altrove.