A Lisbona il colosso delle auto a noleggio lancia il progetto: primi decolli a Los Angeles nel 2020, tutto pronto per le Olimpiadi di otto anni dopo
Se ne parlava da tanto tempo. E in generale i progetti di macchine volanti non mancano, dall’arcinota Terrafugia al Vahana di Airbus. Adesso c’è un pezzetto di concretezza in più. Che non è mai male, per uscire dai facili sensazionalismi. Uber ha stretto un’alleanza niente meno che con la Nasa, l’agenzia spaziale statunitense, per lanciare i suoi taxi dell’aria. Droni per il trasporto di persone che, stando ai programmi – tutti da verificare nei prossimi anni – dovrebbero decollare nel 2020 a Los Angeles.
Come funzioneranno
Così ha spiegato uno degli alti papaveri della compagnia, che ha da poco sostituito il fondatore Travis Kalanick al timone con Dara Khosrowshahi, dal palco del Web Summit in corso a Lisbona. Jeff Holden, responsabile del progetto, ha spiegato che l’obiettivo è sviluppare un servizio funzionante e significativo in tempo per le Olimpiadi in programma nel 2028. Siamo, insomma, più dalle parti di una sceneggiatura di una serie tv che di un progetto concreto.
UberAir: droni elettrici con pilota
UberAir, così si chiamerà, consisterà nell’utilizzo di una flotta di piccoli velivoli guidati da un pilota, dunque non autonomi, in grado di trasportare fino a quattro passeggeri. Si tratterà di mezzi elettrici, con emissioni pressoché nulle e in grado di funzionare un po’ da elicotteri low cost, per trasferimenti rapidi fra gli snodi nevralgici di L.A. e anche di Dallas. In particolare, nel primo caso, fra l’aeroporto e il centro cittadino.
Tecnicamente, stando almeno alle parole di Holden, si tratterà di “eVTOLs”, una sigla cervellotica che sta per “electric vertical take-off and landing vehicles”, cioè veicoli in grado di decollare e atterrare verticalmente (e silenziosamente). “Metà della popolazione della Terra vive nelle città e la situazione non farà altro che peggiorare con le strade sempre più congestionate” ha spiegato il top manager della piattaforma per chiamare un’auto. Le città si potranno liberare solo con droni e auto autonome o, come pensa invece Elon Musk di Tesla, con delle reti sotterranee che spostino i veicoli da un punto all’altro del tessuto urbano. Vedremo chi avrà ragione.
L’accordo con la Nasa
L’accordo con la Nasa ruota fondamentalmente intorno al sistema di navigazione a bassa quota e anche su altri aspetti, per il momento non collegati al progetto principale, di volo senza pilota. C’è poi da segnalare un contratto firmato con la Sandstone Properties per individuare gli edifici dove costruire i moli di decollo e atterraggio, ribattezzati Skyport. Non si tratterà, almeno nei piani, di una rete per ricchi: i prezzi dovrebbero ricalcare quelli di una corsa su quattro ruote con UberX. Speriamo e aspettiamo col naso all’insù.