Remidi T8 è un guanto che permette di trasformare la propria mano in uno strumento e fare musica ovunque. Lo ha inventato una startup di giovani italiani che, dopo Lisbona, è stata scelta da TechStars per essere accelerata ad Austin.
Sono le 8 di mattina, ad Austin, in Texas. Davanti allo schermo del mio computer ci sono due ragazzi, Andrea Baldereschi e Andrea Bulgarelli. Hanno la faccia assonnata, tipica di chi ancora non ha smaltito il jet lag. Sono arrivati in America solo da qualche giorno e non hanno mai smesso di lavorare al loro prodotto. Giorni e notti passati ad inseguire un sogno. Tra le mani hanno un’idea potenzialmente rivoluzionaria, una campagna crowdfunding che sta andando a gonfie vele e una startup accelerata in una delle città più innovative, grazie a Techstars.
Il progetto si chiama Remidi T8, un guanto (con bracciale) pronto a far innamorare tutti coloro che vivono per la musica. Basta questo video per capirlo:
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Conoscersi, perdersi di vista, ritrovarsi
«Sai, ogni tanto è difficile anche distinguerci». Hanno tutti e due 27 anni, lo stesso nome ed entrambi sono torinesi. Si sono conosciuti al liceo e poi, come spesso capita, si sono persi di vista: «Ci si vedeva una volta l’anno. Il tempo di un abbraccio e di un rapido aggiornamento». Andrea Baldereschi ha sempre amato la musica, fin da quando era adolescente. Soprattutto quella elettronica. Così non passa molto tempo che, dallo studio improvvisato nella propria camera, inizia a girare l’Italia e l’Europa come deejay. Nel suo curriculum anche una canzone di successo, Swahili Song: «Sembrava potesse essere un bel trampolino per una carriera diversa. Poi qualcosa cambia. Avevo un’idea in testa e ho deciso di seguirla».
Ad ottobre 2014 s’incontrano per un caffè, davanti a Palazzo Nuovo, sede dell’Università, non lontano dalla Mole Antonelliana. Andrea “l’europeo” propone all’Andrea “torinese” di lavorare insieme ad un progetto che gli frulla in testa da parecchio tempo: «Sì, il primo prototipo del guanto. Pensavo che mi volesse raccontare un suo successo e che tutto si concludesse in un pomeriggio. Invece sono ancora qui»
Beyond, l’accelerazione a Lisbona e il premio Marzotto
L’idea è buona e lo si capisce subito dai primi riscontri che ottiene. Viene selezionata, all’inizio del 2015, dal contest GoBeyond, il progetto innovativo che offre visibilità e supporto alle idee imprenditoriali di giovani talenti. Sono tra i finalisti, una bella opportunità per presentare il guanto al pubblico.
Una cosa ci sorprese: non eravamo ancora online. Eravamo nati da pochi mesi ma Remidi T8 piacque fin da subito.
A settembre 2015 arriva la possibilità di essere accelerati a Lisbona: «Il nostro pensiero è stato lo stesso: che ci andiamo a fare? Beh, ci sbagliavamo. È una città stupenda, c’è un livello d’inglese pazzesco e politiche per le startup realmente innovative ed efficaci. Sono aperti al resto del mondo, con mentor provenienti da tutta Europa. Non molti ne parlano ma la nostra esperienza è stata davvero positiva». In Portogallo il progetto cresce: «Abbiamo compreso bene come funziona il mondo delle startup, i Venture, i finanziamenti e tutto quello che ci serviva sapere per muoverci con più confidenza». Terzo step, non meno importante, il Premio Marzotto, edizione 2015. Remidi T8 vince, con Watly e Faberest, un premio da 50mila euro.
Austin: un puntino blu ricco d’innovazione
Alla fine dello scorso anno, i due Andrea, hanno in mano un prototipo avanzato, le conoscenze teoriche e pratiche per costruire la loro strategia di business, sprazzi di visibilità e un piccolo seed per iniziare a crescere.
In più, un prodotto che ha pochissimi competitor: «E non fanno esattamente quello che facciamo noi».
Ed è anche per quello, forse, che TechStars, un programma di accelerazione con più sedi negli Stati Uniti, si interessa a loro: «Le prime telefonate sono arrivate a novembre quando eravamo ancora a Lisbona. Poi siamo andati a Londra, in una delle loro sedi europee per mostrare il prototipo e il modello di business». Dopo un altro paio di call il test è superato a pieni voti: «Abbiamo passato il Natale in famiglia. Poi eravamo pronti a partire per Austin e iniziare queste dieci settimane decisive, incontrare finanziatori e lanciare la nostra campagna».
Prima che il sogno americano incominciasse per davvero, però, i due Andrea fanno degli acquisti. Entrano a far parte ella squadra di Remidi altre 3 persone: due italiani, ovviamente torinesi, Marco Casolati, 30, e Alberto Forneris, 28, e un americano, Mark Demay, super competente ed esperto del mercato musicale statunitense.
Marco e Alberto avevano due lavori a tempo indeterminato. Hanno mollato tutto per inseguire questo sogno.
Il Texas è una terra strana, anima repubblicana, grandi spazi e cose enormi. Ma non Austin: «Sono qui da pochi giorni ma mi sembra una città che è ancora a misura d’uomo. Viene chiamata il “punto blu nel mare rosso” proprio perché è l’unico vero baluardo democratico, progressista e non conservatore, dell’intero Stato. Qui, insomma, non vincerà Donald Trump». E non solo. Sta attraendo sempre più le big companies americane: «Molte aziende della Silicon Valley stanno creando qui delle filiali importanti, come Google. Noi, ad esempio, stiamo davanti ad una grossa sede di Dropbox».
Come funziona Remidi T8
Il guanto dà a chi ama la musica una grande opportunità, semplificando una difficoltà esistente: «Pensa al processo tipico di chi compone: di solito tutto parte con un ritmo che attraversa la mente. A quel punto bisogna trovare il modo di replicarlo e sviluppare un processo creativo che comporta una notevole spesa in termini di tempo. Ma cosa cambierebbe se fossimo in grado di tradurre direttamente in musica tutti i ritmi che ci suoniamo addosso o su varie superfici? Ecco, con Remidi si può».
Ma non solo. Oltre a permettere di svolgere performance spettacolari, per professionisti del settore, e un oggetto con cui divertirsi e che rende più accessibile un linguaggio complesso come quello della musica: «Sì, ci siamo accorti che in realtà Remidi T8 poteva essere utile a tutti».
Il prodotto è composto da un bracciale, un connettore magnetico e un guanto. Il bracciale ospita il cervello del prodotto: una board elettronica con una serie di comandi e tre controlli basici da usare per interagire con il software; il guanto, realizzato quasi interamente con tessuti smart, ha 8 sensori di pressione: 5 collocati sui polpastrelli e 3 sul palmo. Girando l’encoder, la rotella sul bracciale, ogni utente si muove tra le serie di note. In questo modo ha un accesso infinito alle possibili combinazioni di suoni.
Costerà 399 dollari e verrà consegnato a partire da settembre.
La campagna crowdfunding (e le future applicazioni)
Attualmente il team si sta concentrando sull’ambito musicale ma la tecnologia potrebbe recitare un ruolo da protagonista anche in altri scenari: «Siamo stati contatti da realtà che lavorano nel mondo dell’intrattenimento, del gaming, del biomedicale». Ma quelli sono step successivi che arriveranno una volta perfezionato il guanto.
Remidi, a metà febbraio, ha avviato una campagna su Kickstarter. E in pochi giorni è vicinissima a raggiungere il suo goal, 50mila dollari, e a convincere quasi 200 backers: «Ma noi puntiamo in alto, quindi ci aspettiamo ancora di più. Siamo stati anche selezionati come progetto del giorno e questo ci ha permesso di avere moltissimi feedback. Non avevamo mai ricevuto così tante mail. Dai blogger a quelli che fanno produzione. Un delirio vero che ci motiva sempre di più».
Manca un’ultima domanda, inevitabile: «Cosa farete una volta terminata l’esperienza ad Austin? Resterete lì o tornerete a Torino?». La risposta è sincera: «Il nostro desiderio è quello di rimanere abbastanza per far trasformare Remidi in un’azienda vera e toglierci la soddisfazione di vedere cosa farà il mondo con il nostro guanto. Poi si vedrà».
Alessandro Frau