Si tratta di un braccio meccanico da installare direttamente su un lato della carrozzina elettrica. Una soluzione a basso costo, pensata per aiutare i disabili ad afferrare oggetti, mangiare e aprire porte.
In Italia, secondo dati Istat, sono oltre tre milioni le persone con disabilità che vivono in famiglia, pari al 5,5% della popolazione oltre i sei anni. Come Giulia, una ragazza di tredici anni affetta dall’artogriposi, una rara malattia congenita che la costringe su una carrozzina elettrica. Il suo sogno è sempre stato quello di essere più autonoma e di poter cenare liberamente con le sue amiche, senza sentirsi perennemente osservata. Per questo ha chiesto aiuto a suo padre, Alessio, consulente di ausili per disabili. Nasce così Tina la robottina.
Tina la robottina è un braccio meccatronico open source pensato per supportare persone con disabilità motorie. Il piccolo e leggero braccio meccanico, mosso sia da un joystick che grazie ad alcuni movimenti predefiniti, può essere montato direttamente su un lato della carrozzina, per aiutare a mangiare, afferrare oggetti e aprire porte.
Migliorare la qualità della vita con costi sostenuti
Il prototipo è stato realizzato in occasione della prima edizione di Hackability, una gara “non competitiva” per la realizzazione di ausili tecnologici low cost rivolti ai portatori di disabilità. Realizzato da consorzio Kairos, in collaborazione con il Fablab di Torino e il contributo di Fondazione CRT, l’evento ha avuto il merito di riunire in un unico luogo designer, makers e disabili.
«È stato un percorso di co-design», precisa Carlo Boccazzi Varotto, ideatore di Hackability. «Due mondi, quello della progettazione e della disabilità, che prima non si conoscevano mentre ora lavorano insieme». Ad accogliere la sfida di Giulia e Alessio Di Renzo, c’erano Marinella Levi – docente di Scienza e tecnologia dei materiali al Politecnico di Milano – ed Emanuele Lomello, interaction designer.
Come funziona Tina la robottina
L’idea è stata quella di utilizzare strumenti e oggetti a basso costo e di facile reperibilità – come stampanti 3D e software open source – per ottenere un braccio meccanico pensato non soltanto per mangiare, ma anche per afferrare e sollevare oggetti e compiere movimenti complessi. «Siamo riusciti a trovare un buon compromesso tra una meccanica a costo relativamente basso e le funzioni che servivano a Giulia per fare le cose che ci eravamo prefissati» rivela Alessio, il papà di Giulia.
Installato direttamente su un lato della carrozzina elettrica, il robot è per ora in grado di compiere una serie di movimenti molto precisi.
«Ha la possibilità di ruotare, di andare in profondità e di sollevarsi», continua Alessio, «Per questioni di tempo non abbiamo predisposto una pinza per poter afferrare gli oggetti, ma per ora abbiamo aggiunto un’elettrocalamita».
A comandarne le varie funzioni, come altezza e rotazione, sono due joystick collegati a una serie di sensori. «Una delle funzioni più importanti – precisa Di Renzo – è data proprio da un sensore di prossimità al tocco, che favorisce il ritorno del braccio in un preciso punto nello spazio».
In questo modo, il robot è in grado di portare un boccone esattamente fino alla bocca.
Una tecnologia per tutti
Per il futuro, si sta già studiando la possibilità di installare oggetti diversi all’estremità del braccio, per far compiere a Tina differenti operazioni. «Si tratta di un progetto scalabile», spiega Di Renzo. «Questa è soltanto una prima versione: partendo da qui, continueremo a lavorare per migliorarla».
La piccola Giulia ha già in mente funzionalità molto più evolute: «Mia figlia ci ha già posto di fronte a sfide parecchio complesse», continua Alessio. «Vorrebbe, ad esempio, poter infilare e girare le chiavi nella serratura di una porta, il che richiede un tipo di movimento molto preciso e complesso».
Intanto, come da regolamento dell’Hackability, il progetto del prototipo di Tina la robottina sarà disponibile in rete, in modo che chiunque possa scaricarlo e realizzarlo a casa propria. Come sottolinea Boccazzi Varotto, per farlo sarà sufficiente “comprare il materiale online o in un buon negozio di elettrotecnica”. Tra componenti e realizzazione 3D, la spesa stimata è di circa duecento euro.