All’evento, organizzato da GroupM e The European House–Ambrosetti, hanno partecipato oltre 150 tra manager e CEO di aziende
Business model, comunicazione aziendale, rapporti con i consumatori: come cambia tutto questo con le ultime innovazioni tecnologiche? Se ne è parlato durante la seconda edizione di “Think – Change for Tech”, l’evento organizzato da GroupM insieme a The European House –Ambrosetti, all’interno dell’Unicredit Pavillon di Milano.
“Il digitale sta ridisegnando lo spazio economico: i confini tra i settori tradizionalmente intesi si sgretolano, gli spazi di competenze si sovrappongono e gli ecosistemi ai quali siamo abituati collassano, per dare vita a nuovi settori, competenze ed ecosistemi trasversali”, ha spiegato, in apertura, Valerio De Molli, CEO di The European House – Ambrosetti. Anche Massimo Beduschi, CEO e chairman di GroupM ha sottolineato l’importanza di adottare nuovi punti di vista: “Questi temi, oggi, rappresentano vere e proprie sfide a cui le aziende devono rispondere con visione strategica, capacità di innovazione e formazione permanente”, ha dichiarato.
Intelligenza artificiale, robot, Internet delle cose, realtà aumentata, blockchain: termini che, alla maggior parte delle aziende fanno paura, ma con cui, oggi, ogni imprenditore deve fare i conti. Ospite d’onore: il robot ultra-intelligente dell’Istituto Italiano di Tecnologia, presentato dal vice direttore scientifico dell’Istituto, Giorgio Metta. Estremamente produttivo, capace e veloce, la piccola grande creatura è, allo stesso tempo, sconvolgente per la quantità e la cura con cui riesce a fare tante in cose in brevissimo tempo.
Prova pratica? Paolo Borzatta, senior partner, di The European House-Ambrosetti ha chiesto alla macchina, ipotizzando di vivere nel 2033, quale fosse la soluzione più efficiente ed efficace per un’azienda che stesse ricercando una figura professionale con determinate soft skills. Il robot, dopo un rapidissimo check dei dipendenti interni, ha proposto l’assunzione di una figura esterna, andando a pescare due persone di rilievo tra i profili dei candidati che precedentemente avevano inviato il CV. Ha, poi, fissato i colloqui, e inviato allo smartphone del dirigente il CV degli esperti e una scheda di tipo psicologico, profilata sulla base delle interazioni social dei due utenti. Il tutto, nel giro di due minuti scarsi. Incredibilmente vero quanto sorprendente.
Come cambia la comunicazione aziendale
“Se la realtà virtuale è, da molti, percepita come un gioco, questo non deve accadere in campo aziendale – spiega Borzatta – l’intelligenza artificiale accrescerà il potenziale aziendale, e i CEO dovranno ripensare l’impresa e la propria comunicazione. Non è facile abituarsi al cambiamento tecnologico continuo, imprevedibile per molti aspetti, e difficile da comunicare sia all’interno che all’esterno dell’impresa”.
I relatori hanno sottolineato due punti chiavi per elaborare una strategia aziendale efficace ed efficiente: resilienza e flessibilità, mantenendo vive tradizione e cultura aziendali.
Le skills del futuro
“Più andremo avanti e più sarà importante sviluppare competenze verticali interne alle aziende”, sottolinea Luca Vergani, CEO di Wavemaker Italia. “Il mio sogno è che l’intelligenza artificiale possa espandersi ancora di più. Mai potrà, comunque, sostituire l’essere umano”, afferma Maximo Ibarra, CEO di KPN. “All’artificial intelligence mancano le componenti cognitive ed empatiche. L’errore in cui l’essere umano rischia di incorrere è quello di innamorarsi della tecnologia stessa ed affidarsi completamente a questa. Il robot deve avere una funzione di sussidio gestionale per l’azienda, e come tale deve essere percepito dai dipendenti stessi”, precisa Massimiliano Magrini, fondatore di United Ventures.
La skill che, a parere dei molti, puo’ fare la differenza nell’azienda del futuro è la “prospective analysis”, come spiega Melany Libraro, CEO di Schibsted Italia: “Cosa, quando e perché succede qualcosa? L’intelligenza artificiale che è in grado di capire ed elaborare queste informazioni in un contesto aziendale potrà, veramente, ampliare gli orizzonti”. Team crossfunzionali e trasversali saranno, poi, indispensabili.
“Le aziende vivono tre apocalissi – spiega Cosimo Accoto, research affiliate in Sistemi Sociotecnologici – La prima riguarda il passaggio dal simbolo (dal brand, inteso come riduttore di incertezze, che propone un prodotto al consumatore), all’algoritmo che capisce le preferenze e le necessità del fruitore. Il secondo, invece, il superamento dei touchpoint per affidarsi ai data switchers, che possono conoscere le preferenze dei fruitori. Infine, la transizione dall’archivio all’oracolo: la macchina artificiale saprà prevedere cosa il consumatore vorrà acquistare in futuro. Si supererà, quindi il paradigma attuale “shopping than shipping” (prima la compera, poi la consegna), per ribaltarlo in “shipping than shopping”, ovvero “so già cosa vuoi e, quindi, te lo porto a casa”. Per arrivare a questo risultato, “Più dati dei consumatori l’azienda conoscerà, più sarà facile profilare i futuri acquisti. In questa logica, sharing data e sharing economy stanno già creando un importante ecosistema di scambio dati”, illustra Alberto Mattiello, docente di Digital Innovation dell’Università Bocconi di Milano. In chiusura, tutti si sono posti una domanda: “Così facendo, non si rischia di incorrere in un effetto chiusura, limitando la libertà individuale ad un range di scelte possibili?”.