È possibile immaginare un mondo in cui nessuno debba più lavorare? Il Guardian ci ha provato in un corto animato. Ecco cosa succederebbe se le macchine prendessero il sopravvento e l’uomo si trovasse disoccupato.
È possibile oggi dipingere un mondo in cui nessuno debba più lavorare? Il Guardian ci ha provato facendo un salto nel tempo e provando a immaginare cosa succederebbe. Secondo molti scienziati e studiosi del fenomeno, come Carl Benedikt Frey and Micheal Osborne dell’Università di Oxford, nei prossimi 30 anni le macchine potrebbero sostituirci nel 50% delle nostra attuali occupazioni.
Così è nato un piccolo corto che racconta la storia di Alice, l’unico (e ultimo) essere umano ad aver conservato il proprio posto di lavoro in un mondo dove tutto è programmato. La protagonista vive in una città dove tutto è automatizzato, prestabilito e niente viene lasciato al caso. Si chiama The Last Job On Heart ed è abbastanza turbante. Soprattutto per la fine a cui è destinata l’umanità.
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Le caratteristiche del mini-film
Nella città distopica le macchine hanno preso il sopravvento, occupandosi di ogni cosa e togliendo qualunque incombenza agli uomini. Alice ci mostra un futuro dove tutto è apparentemente perfetto ma in cui è impossibile trovare la propria dimensione. In cui c’è sofferenza e abbandono. Molti, in realtà, hanno visto anche una trasposizione del presente, con la disoccupazione crescente e un’imperante preoccupazione per il proprio avvenire. Lasciamo a voi il giudizio.
Essere parte di una realtà che esclude ogni forma di partecipazione porta ad una lenta e costante disaffezione dall’esistenza. Quello che si vuol mostrare e che non sempre il futuro è come lo sogniamo. Spesso, per trovare il giusto equilibrio, è necessario riflettere sulle derive che possono accadere senza un corretto rapportarsi con ciò che ci circonda. E voi? Che ne pensate?