Una call per startup, il vincitore scelto a Milano. Il CEO Gabriele Benedetto: “Ragioniamo con una logica inclusiva, a vantaggio dei nostri clienti”
Costruire sui dati, sulla tecnologia, un’intera piattaforma pensata per migliorare la vita dei propri clienti: la mobilità, in senso lato, sta vivendo una profonda rivoluzione che si è fatta strada prima a piccoli passi e poi si è fatta inarrestabile. Prenderne atto è un gesto indispensabile per restare rilevante per i clienti che fino a poco tempo fa associavano Telepass soltanto alla barriera autostradale: “Qualche anno fa abbiamo intercettato un trend che poi è decollato – ha spiegato agli addetti ai lavori proprio il CEO di Telepass, Gabriele Benedetto – Ormai ci sono molti modi di consumare le 4 o le 2 ruote: quello che abbiamo creato è una piattaforma inclusiva di servizi per la mobilità, che possa essere decisiva nella trasformazione della società”.
Facciamo un passo indietro: Telepass è nata negli anni ’90 del secolo scorso come uno strumento per migliorare la qualità del viaggio (oggi diremmo la user experience) degli automobilisti italiani. Ci sono più di 25 gestori autostradali in Italia oggi, ma c’è un solo servizio come Telepass: l’utente non percepisce neppure il passaggio dalle tratte gestite da un gestore a un altro, perché a bordo della sua auto ha di fatto un oggetto che ha reso la sua auto connessa con una infrastruttura esterna. Parliamo di auto connessa, se volete di IoT, ante-litteram: una prospettiva affascinante, che però non può essere che una suggestione che spinga verso innovazione contemporanea.
What’s Next?
Quale migliore occasione della premiazione della call for startup per la mobilità sostenibile, organizzata da Telepass, per raccontare il futuro di questa piattaforma dunque. Partiamo dal presente: oggi Telepass è il dispositivo che abbiamo in auto e ci consente di saltare la fila al casello, ma è anche una galassia di servizi in un certo modo federati all’interno di una piattaforma unica fruibile da smartphone. In moltissime città di tutto lo Stivale si può pagare la sosta sulle strisce blu con Telepass Pay, si può fare rifornimento di carburante senza tirar fuori il portafogli dalla tasca, si può pagare il bollo dell’auto, si può pagare il traghetto, e persino usare lo skipass e affittare un monopattino grazie a un’app presente sullo smartphone.
Non c’è tariffa d’accesso per i fornitori di servizio, non c’è sovrapprezzo per l’utente (anzi, a volte c’è lo sconto): l’obiettivo di Telepass è stato sin dall’inizio offrire un terreno fertile a far convergere i servizi per la mobilità, sfruttando in modo costruttivo i dati in proprio possesso (“Abbiamo visto i nostri clienti che andavano a sciare nel weekend – spiega Benedetto – Gli abbiamo mandato messaggi specifici sui servizi skipass”), puntando a fare operazioni di upselling white-hat e senza cedere queste informazioni ai privati. L’unica eccezione è la collaborazione con il pubblico: come nel caso dell’Area-B di Milano, alla cui definizione Telepass ha collaborato fornendo dati utili ad AMAT.
Il passo successivo è Next: non è un assistente vocale, non è un Telepass 2.0, è qualcosa di più di un semplice aggiornamento di sistema. È la inevitabile conseguenza di chi punta sui dati, i big data, per creare servizi a valore aggiunto da fornire ai propri clienti: un’analisi di questi dati può consentire di comprendere quando l’utente si avvicina a una zona soggetta a congestion-charge (come il centro di Milano) e proporgli di attivare il servizio di pagamento apposito, oppure di capire quando si sta lasciando il parcheggio e quindi non c’è più bisogno di prolungare il pagamento della sosta. Può pure ricordare le scadenze, burocratiche o del tagliando dell’auto, può suggerire quando fare rifornimento: può farlo se si connette all’auto connessa, se sfrutta le informazioni di bordo (e non solo) per fare qualcosa di più.
Il partner scelto per sviluppare Next è Arval: insieme i due gruppi testeranno le funzionalità anche grazie alle blackbox già presenti a bordo delle auto della francese, così da costruire assieme un’offerta che poi diventerà diretta al consumatore nel 2021. “Per noi è importante diversificare la nostra offerta e sommare funzioni alla connected car – ha spiegato il managing director Europa di Arval, Gregoire Chove – Questo accordo è frutto di anni di collaborazione tra noi e Telepass, abbiamo lavorato assieme per sviluppare e capire quali servizi portare con efficacia a bordo. E poi si parte dall’Italia, dove ci sono già tante connected car, ma Arval vede questa collaborazione in ottica internazionale”.
Tornando a Benedetto, secondo il CEO Telepass la nuova Next può segnare un passaggio importante persino nel disegnare la città del futuro: “Forse è impossibile disegnarla oggi, la città del futuro: c’è un elemento però che la caratterizzerà, ovvero l’interconnessione tra servizi. Ci sono troppe barriere digitali, l’interoperabilità è la chiave per la costruzione della città smart del futuro”.
Il vincitore della call
È stata auting a primeggiare nella call indetta da Telepass per il suo Pay Ecosystem: auting ha superato la concorrenza di 50 altre startup, software house, e altri attori del panorama tecnologico che hanno deciso di partecipare alla call.
Auting è un sistema di car sharing P2P: è un tentativo di abbattere il problema delle auto ferme per oltre il 90 per cento del tempo, il periodo in cui i proprietari non le guidano perché a casa, in ufficio o altrove, trasformandole in vetture a noleggio per un periodo di tempo definito. Auting è pensata per chi non possiede un’auto ed è in cerca di un mezzo magari per il weekend al mare o in montagna: in media il range di spesa dei clienti auting è di 120-150 euro, e per chi mette a disposizione l’auto ci possono essere fino a 300 euro di guadagno di media. Il servizio comprende anche già un’assicurazione, offerta in collaborazione con Reale Mutua, ed è stato scelto da Telepass perché si integra già nella logica alla base dell’ecosistema Telepass Pay.
Le altre due startup arrivate in finale sono state Spotter e Volvero. La prima è un sistema di park-sharing che prevede la collaborazione tra gli autisti per cedere e accaparrarsi un posto per l’auto, accorciando i lunghi giri alla ricerca di uno spazio libero: Spotter punta a risolvere un problema ritenuto essenziale nella mobilità, quello del parcheggio. Volvero applica blockchain e AI a una piattaforma di condivisione dei veicoli privati: tecnologia all’avanguardia, che quest’anno debutterà in Italia e che il prossimo anno potrebbe già sbarcare negli USA a San Francisco e Chicago.