Microsoft presenta un aggiornamento della sua offerta PC. Che cresce in varietà, e che torna all’antico con un prototipo che vedrà il mercato nel 2020
In principio era il Courier: 10 anni fa a Seattle qualcuno aveva già pensato a un dispositivo a doppio schermo, una sorta di quaderno digitale da usare con dita e stilo per tenere sotto controllo la propria vita. Un’esperienza diversa, lontana da quello che era Windows all’epoca e che paradossalmente ricalcava quello che oggi sono diventati i nuovi Surface Neo e Duo. Certo di acqua ne è passata sotto i ponti, anche e soprattutto dal punto di vista tecnico (basti pensare a cosa era 10 anni fa Android): ma va dato atto a Microsoft che 10 anni fa aveva intuito dove sarebbe andata la l’evoluzione tecnologica. Peccato solo che nel 2009 non ci abbia creduto fino in fondo.
La rivoluzione su due schermi
La moda del foldable, dello schermo ripiegabile, è il tormentone del mondo della telefonia mobile: Samsung, Huawei e Xiaomi si sono lanciate tutte nel mostrare prodotti o prototipi sul tema, ciascuna declinando in una variante diversa il tema, ma possiamo tranquillamente affermare che si tratta di esperimenti o nella migliore delle ipotesi di prodotti di nicchia (anche visti i prezzi). Microsoft ha deciso di scendere in campo in questo settore, ma lo fa a modo suo: lo fa rispolverando un concept che ha più di 10 anni alle spalle, ma che solo oggi grazie alla maturazione dell’hardware e del software sembra davvero attuale e in grado di essere realizzato appieno.
Surface Neo e Surface Duo sono di base lo stesso prodotto: due schermi affiancati, tenuti insieme da una cerniera, inseriti in un corpo di alluminio che ricorda nel design quello di tutti gli altri prodotti della linea Surface. La differenza più evidente tra i due è la diagonale: da “aperto” il Neo misura 13 pollici da angolo ad angolo (grazie a due schermi da 9 pollici ciascuno), il Duo 8,3 pollici mettendo assieme due pannelli da 5,6. Altra differenza piuttosto significativa è il sistema operativo: Windows 10X per il Neo e Android per il Duo, che è a tutti gli effetti un telefono ma con una forma diversa da quanto si è visto finora in circolazione (foldable compresi). Entrambi sono ovviamente compatibile con la nuova Surface Pen, lo stilo super piatto che può essere anche agganciato magneticamente sul corpo del device.
Proprio come faceva Courier, anche i due nuovi Surface Duo e Neo mettono due schermi assieme per immaginare un modo diverso di lavorare: si può mandare a tutto schermo un video, sfruttando l’intera diagonale, oppure mettere da un lato la posta e dall’altro un documento da modificare. Abbiamo già visto qualcosa di simile nelle demo di Samsung per il suo Fold, ma Microsoft aveva anticipato questo approccio 10 anni fa: ora finalmente lo porta a compimento, senza complicarsi la vita con schermi curvi che possono danneggiarsi, e puntando su un approccio il più possibile lungimirante in tema di esperienza d’uso.
Innanzi tutto la creazione di Windows 10X: destinato a equipaggiare il dispositivo più grosso, serve soprattutto a rendere l’interfaccia di Windows più adatta all’uso che si deve fare del Surface Duo, a mostrare una tastiera software che funzioni il più possibile come una tastiera vera ma che possa essere istantaneamente sostituita da una wireless quando si vuole (ce n’è una su misura molto carina mostrata nei video di lancio). Quando si usa il Duo in modalità laptop, per così dire, si può avere la classica QWERTY con sopra un’area interattiva con emoji e magari una finestra con un video: di fatto Windows 10X è uno strumento elaborato e sviluppato tenendo in mente le funzioni dei nuovi form factor, mantenendo la piena compatibilità con Windows e che di fatto si affianca semplicemente a Windows 10 (Home, Pro ecc) senza altra differenza che l’interfaccia stessa.
Il Neo è invece uno smartphone, finalmente il Surface Phone che da anni aspettavamo: con la presenza di Office sul Play Store c’è tutto quanto serve a lavorare in mobilità, di suo Microsoft ci mette solo il suo launcher con tutto quanto occorre per integrare i suoi servizi sul terminale (lo potete già fare oggi, se volete: basta scaricarlo e installarlo). Quello che è più interessante è senz’altro che a Redmond continuino ad esplorare nuovi form-factor, esattamente come fatto col Surface originale, puntando ad allargare il pubblico dei propri software e servizi e andando incontro alle sue esigenze senza legarsi al concetto di PC tradizionale come è stato per troppi anni.
Surface Duo e Neo non sono pronti per essere messi in vendita: lo saranno per la fine del 2020, ma Microsoft ha deciso di mostrarli in anteprima per due ragioni. La prima, più banale, è per evitare fughe di notizie che rovinassero la sorpresa. La seconda, più seria, è perché è indispensabile far salire a bordo gli sviluppatori che dovranno lavorare a creare software e app pienamente compatibili con il nuovo formato: creare un’esperienza d’uso coerente, basandosi sugli stessi familiari strumenti Android o Windows, che permetta ai due dispositivi di essere qualcosa di più di una tavolozza bianca al lancio.
Surface, edizione 2019
Più autonomia, più sottile, più versatile: l’annuncio più interessante per quanto attiene gli “storici” Surface è senz’altro il nuovo Surface Pro X, che per la prima volta da qualche generazione a questa parte introduce dei cambiamenti significativi al design. Pesa 762 grammi, dispone di un display da 12 pollici con cornici più strette e arrotondate, monta un processore sviluppato in collaborazione con Qualcomm: quindi fa parte di quella nuova categoria di dispositivi compatibile col codice e le applicazioni Windows ma che gira su architettura ARM. Lo hanno chiamato Microsoft SQ1, ed è la prima volta che una CPU porta il logo delle finestre impresso sul die.
In un certo senso il Surface Pro X è la consacrazione del concept Surface: è il vero anello di congiunzione tra tablet e laptop, con la flessibilità di un PC con a bordo Windows e la potenza di elaborazione garantita dal design del processore che lo mette alla pari con uno classico basato su piattaforma x86, ma mantenendo l’autonomia di un ARM. L’idea è di piazzarsi in un segmento popolato da lavora in mobilità, lontano dalla presa, ma non vuole rinunciare alla multimedialità (anche grazie al display da 13 pollici): in più ci sono stilo e tastiera-cover più sottili, pensati per consentire di prendere appunti come gli utenti si sono abituati a fare altrove (iPad Pro su tutti) senza dover rinunciare alla flessibilità delle applicazioni Windows.
Più tradizionale l’approccio di Surface Pro 7 e Surface Laptop 3: qui siamo davanti alla naturale evoluzione del precedente modello, aggiornato chiaramente nell’hardware (Intel Core 10th Gen), ma con caratteristiche ormai familiari. 12 pollici lo schermo del Pro e 13,5 pollici per il Laptop (finiture in Alcantara o alluminio), con in più un inedito 15 pollici per il Laptop che è disponibile per la prima volta anche con CPU Ryzen di AMD. Entrambi i modelli hanno finalmente a bordo sia una porta USB-C che la più tradizionale USB-A, nonché la ricarica rapida che in 1 ora riempie all’80 per cento la batteria (Fast Charging).
I nuovi modelli saranno in vendita entro poche settimane anche in Italia, bisogna aspettare fino a novembre: nel frattempo è possibile prenotarli sul sito Microsoft, con prezzi a partire da 1.169 euro per il Laptop 3 da 13 pollici, 1.399 euro per il Laptop 15 pollici. Il Surface Pro 7 costerà invece 919 euro nella configurazione base (Core i3 con 128GB di storage e 4GB di RAM), e listino a salire fino al quad-core Core i7 di 10th Gen. Costa leggermente di più il Pro X, che parte da 1.169 euro.