I primi corridoi aerei dei droni cargo, in Africa e in Canada. L’industria dei droni commerciali e civili può creare 150mila posti di lavoro in Europa, entro il 2050, dice un report dell’Ue. E’ una nuova era per l’aviazione.
“Ritorno al futuro. Dove stiamo andando non abbiamo bisogno di strade: Costruisci droni cargo e diventa ricco”, scrive Jonathan Ledgard, corrispondente di lungo corso dell’Economist e ora direttore della “Future Africa Initiative”, della Scuola Politecnica Federale di Losanna, Epfl, in Svizzera. “Il mio obiettivo – spiega Ledgard – è quello di contribuire alla creazione del primo itinerario di droni cargo commerciali in Africa, entro il 2016, e sarà lungo circa 80 chilometri e collegherà diverse città e villaggi”. Abbiamo appena cominciato a pensare a quello che sta proprio sopra le nostre teste. E c’è un sacco di spazio lassù. Ci sono interi continenti in aria, da poter attraversare.
Come sarà la rotta dei droni cargo?
“Il modo più semplice per immaginarla, è quello di prendere la Torre Eiffel e tracciare una linea dalla cima che attraversa il cielo. Gli asini voleranno più o meno a quell’altezza di 150 metri, in quello che chiamo il cielo basso, dentro un corridoio aereo largo 200 metri. Le rotte più frequentate potranno assomigliare a una cabinovia ad alta velocità, ma senza il bisogno di cavi o strutture di sostegno. Ogni piccola città avrà la propria stazione di servizio per i droni cargo, energia pulita, che saranno un po’ come i distributori di benzina del futuro prossimo. Si integreranno ai servizi postali, e diventeranno corrieri. Le officine di riparazione, si mescoleranno alla stampa 3D e ad altre tecnologie avanzate; diventeranno una opportunità di business per le start-up, per maker e gli architetti in Africa”.
Le rotte dei droni
“Tutto questo sarà possibile perché un drone cargo è come un asino”, scrive Ledgard, non bombarda, ma vola nel cielo basso portando cose qua e là. La sua killer app è la ripetizione: Può fare molti viaggi in un giorno e proseguire per tutta la notte. “Per molte persone drone è una parola brutta, e l’avversione per i droni è comprensibile. Si tratta di una nuova tecnologia, che attualmente è usata principalmente per uccidere o semplicemente per fare capolino ma questa avversione cambierà con l’utilizzo diverso dei droni”.
“Ho individuato 80 chilometri di percorsi per droni cargo in Tanzania, Uganda e Ruanda – racconta Ledgard –. Gli altri paesi potenziali per primi itinerari sono l’Angola, Zambia, Etiopia, Kenya, Namibia e Sud Africa. Le rotte possono essere collegate insieme per estenderne la portata. E’ possibile, per esempio, istituire un percorso in Ruanda di un drone-asino dalla città di Gitarama sopra la foresta di Nyungwe al Lago Kivu e giù per la città congolese di Bukavu. In un paese compatto e collinare come il Ruanda si possono disegnare rapidamente percorsi, attraverso il suo cielo basso, che si intersecano per la maggior parte con gli interessi per migliorare la salute della popolazione e i risultati economici del Paese”.
Tra e-commerce e sharing economy
Queste rotte serviranno alle nuove soluzioni richieste dall’e-commerce e dalla sharing economy, come ad esempio per il noleggio e i pezzi di ricambio delle macchine: “I droni-asino potranno aiutare le piccole imprese a crescere attraverso l’e-commerce e ampliare la gamma di e-commerce al di fuori delle grandi città”. I primi test per le rotte dei droni cargo, cominceranno nel 2015, in un tratto di 10 mila chilometri quadrati, e prevede una prima linea “rossa” per il trasporto delle sacche di sangue e poi una “blu” per il trasporto commerciale. Nel 2020, spiega il sito del progetto Flying Donkeys, i droni-asino, riusciranno a trasportare 20 chili per 50 chilometri in un’ora.
Canada, il paradiso dei droni
Altri pionieri della tecnologia dei droni cargo si trovano in Canada, che ne sa qualcosa di sviluppo dell’industria dei droni commerciali e per operazioni civili e scientifiche. Con un processo rapido e flessibile per concedere i permessi agli operatori e un’esenzione coperta per piccoli droni, l’autorità dell’aviazione civile canadese ha rilasciato 1.672 licenze per droni commerciali nel 2014, 945 nel 2013, e 345 nel 2012. A differenza della FAA, la federazione dell’aviazione degli Usa che ha emesso un totale di soli 28 permessi, e formulato una prima proposta di regolamentazione nel febbraio 2015. In Canada la società Mist, Mobility Integrated Systems Technology, con una riconversione delle tecnologie militari Usa, consegna le merci con il paracadute con il suo drone SnowGoose che può trasportare fino a 214 chili. Anche in aree di crisi e in condizioni di maltempo.
E’ una nuova era per l’aviazione. In Europa, il report della Ue “A new era for aviation” del marzo 2015, stima che l’industria dei droni cargo e commerciali potrà creare 150 mila posti di lavoro entro il 2050. E il rapporto sottolinea la necessità di creare un mercato interno per i droni commerciali, “Remotely Piloted Aircraft Systems”, con regole flessibili per rispondere, ed essere di supporto, alle piccole imprese e alle startup.
Il potenziale della “Drone Economy” lo conoscono bene i big come Amazon, che sta sperimentando le consegne della merce, dall’e-commerce, attraverso i droni; e il corriere di spedizioni espresso DHL in Germania. E poi c’è Google, con Project Wings, il progetto uscito dal laboratorio Google X, sperimentato in una fattoria in Australia. Prima consegna: il cibo per il cane. E’ stato presentato dal direttore del laboratorio, il “capitano” degli “Xers” Astro Teller, come “un grande passo nel futuro del trasporto delle cose nel mondo”. Un altro scenario per i droni cargo, lo dipingono al Mit di Boston dove hanno girato un video in cui dei piccoli droni, in un futuro prossimo, potrebbero consegnare l’ammissione al corso di laurea agli studenti. “Il futuro dei droni cargo”, dice Ledgard, “sarà radicale”.