Il primo evento per startup in un parco divertimenti. Lo racconta Antonio Prigiobbo, il founder di Nastartup
Qual è il vero oro per le startup? È questo l’interrogativo a cui ha provato a rispondere NaStartup, una community di innovatori del Sud che, da sei anni, promuove e crea progetti di innovazione. Sei anni, nei quali una volta al mese, c’è un appuntamento in un luogo diverso della città di Napoli, dove il progetto è nato.
La cornice questa volta è molto suggestiva, la giostra del Vecchio West, nel parco dei divertimenti di Edenlandia, con gli startupper circondati da carovane, cowboy e indiani, un luogo “iconico” per molti Millennial meridionali:
«Il vero oro delle startup è il senso di comunità, la capacità di stare insieme, di creare una rete dove connettersi, sviluppare progetti insieme e poi fare il punto ogni mese sullo stato dei lavori», spiega Antonio Prigiobbo.
Designer dell’innovazione, è la mente di NaStartup e così lo racconta: «NaStartup nasce con l’idea di creare un servizio pubblico. Le amministrazioni oberate di lavoro, e prive a volte delle giuste competenze, non riuscivano a creare una piattaforma di buone pratiche di impresa, con la quale condividere come si fanno le cose, l’abbiamo fatta allora noi, partendo dal basso».
Servizio pubblico è una parola che ben si adatta all’evento che fin dagli inizi è stato messo a disposizione gratuitamente a tutti: «Abbiamo creato un modello nuovo, dove mettere insieme finanza, professionisti e startupper, per favorire la nascita di progetti il networking. La frequenza mensile poi mostra la nostra costanza e serve a scandire i tempi dell’innovazione, allo stesso modo del metronomo in musica. Le persone coinvolte sanno che si incontreranno una volta al mese per aggiornarci sullo stato dei lavori dei progetti in cui sono coinvolte. Questo riduce di molto le chiacchiere e favorisce i fatti».
Le startup del Vecchio West
La formula dell’evento è stata affinata e consolidata in questi sei anni. In genere, ci sono dei progetti innovativi che si presentano davanti a un parterre di investitori e professionisti e “spazi” dedicati alla nascita di incubatori (come la Stecca a Torre del Greco), bandi di gara (come il Best Practices di Salerno) e nuovi strumenti di finanza (come Azimut Ventures).
Le startup e PMI che si sono raccontate nel Vecchio West sono state Climbdeer, Divine Cosmetics e Savino Solution e Tabi Learning . Climbdeer, un ecommerce che elimina il rischio di fregature, è una delle innovazioni raccontate all’evento: «L’idea è semplice. Ci siamo chiesti come fare a dare autorevolezza a prodotti diversi presentati su un ecommerce. La nostra risposta è stata quella di inserire per ognuno la recensione di una persona esperta del settore, in modo da far risparmiare tempo a chi compra nel leggere o cercare articoli di quel prodotto su Google, che spesso risultati imparziali, quando non ingannevoli», ha spiegato Luca Scaramuzza, il Ceo della startup.
Divine Cosmetics, invece, è l’idea di Marina d’Ambra, manager nel settore vinicolo, che ha deciso di mettersi in proprio, unendo le sue due passioni, il vino e la cosmetica: «Abbiamo sperimentato un metodo per sfruttare le proprietà terapeutiche del vino, creando prodotti di cosmesi adatti agli uomini e alle donne di tutte le età», ha dichiarato Marina.
Già azienda consolidata, Savino Solutions, nasce dall’intuizione di un ex ingegnere informatico, Nicola Savino, che lascia IBM per creare un suo proprio business: «Aiutiamo le aziende a liberarsi dalla carta, a smaterializzare i loro processi in tutta sicurezza. La nostra impresa si è specializzata nella conservazione e digitalizzazione a norma. Nel tempo abbiamo realizzato diversi brevetti, tra cui uno che sfrutta la tecnologia blockchain, primo in Europa sulla conservazione digitale», ha raccontato così la sua idea, Nicola.
Infine, Tabi Learning, una piattaforma di education, nata dall’incontro tra una PMI innovativa, Idea Solution, e una startup pugliese, e Marshmallow Games: «Abbiamo creato un’app che, attraverso un percorso di gaming, aiuta le scuole e le famiglie a potenziare le conoscenze e la creatività dei bambini. L’app è stata già lanciata sul mercato canadese ed americano», ha spiegato Cristina Angelillo, il Ceo di Marshmallow.
La costanza di un “community maker”
In sei anni, sono tante le startup che hanno fatto una tappa del loro percorso a NaStartup, tra queste alcune scaleup come Buzzoole e progetti che hanno avuto eco nazionale come Intertwine, Volumeet, Authentico, Biancamore ecc.:
«NaStartup è nata da un’idea semplice, ma dietro tutte le cose semplici, c’è bisogno di qualcuno che lavora. Come diceva Bruno Munari, “una cosa è semplice solo dopo che qualcuno l’ha realizzata”. Il nostro valore in più è stata la costanza, la capacità di non perdere motivazione e la voglia di fare cose nuove. Forse sono questi tre punti una ricetta per sviluppare una community forte e coesa, come la nostra, che oggi può contare su più di 7mila persone che ci seguono online e si alternano ai nostri eventi».
Un’esperienza lunga che ha dato ad Antonio l’opportunità di analizzare i difetti di un ecosistema e di provare a correggerli:
«La motivazione la trovi per i tanti chilometri che ci sono ancora da macinare. Ne devono fare tanti ancora gli startupper, molti dei quali si approcciano ancora al settore con ingenuità, senza puntare fin da subito alla fatica e al sudore. I venture, che devono sporcarsi di più le mani e creare dei ponti tra le idee che nascono sui territori e i loro uffici in “grattacieli al ventesimo piano”. E anche le istituzioni, che possono imparare molto dalle startup che con il copycat “prendono in prestito” modelli all’estero e lo adattano. Allo stesso modo le istituzioni potrebbe copiare le buone pratiche che avvengono in Italia, come in Europa»
Foto: GiusvaCennamo