La storia di una startup italiana che tuttavia sperimenta tempi lunghi per assumere lavoratori specializzati nel settore hi-tech
A Città Studi non è così facile fare innovazione nel mondo delle startup hi-tech. Anche nel cuore del progresso tecnologico italiano accade che le startup in crescita abbiano bisogno di tempi lunghi per assumere talenti all’interno delle loro aziende. Tra le cause possibili, il mismatch: il divario che in Italia separa il mondo della formazione da quello del lavoro, senza contare il fenomeno del brain drain, una condizione spesso tradotta nella popolare espressione “fuga dei cervelli”. La storia di Leevia – a suo modo un piccolo caso – ci racconta di alcune delle difficoltà che interessano le aziende italiane che vogliono e che hanno le risorse adeguate per innovare.
Cos’è Leevia
Leevia è la prima piattaforma italiana con sede a Milano che consente di creare, gestire e monitorare contest online per agenzie di comunicazione e per brand che vogliono fare lead generation, user engagement e brand awareness. Oltre a fornire il software, offre servizi di consulenza e pacchetti “chiavi in mano” per organizzare concorsi a premi online. Però spesso la ricerca di nuovi candidati dura alcuni lunghi mesi.
Come ci racconta il CTO e cofondatore di Leevia, Diego Durante: “Nonostante l’offerta sia competitiva, dal contratto a tempo indeterminato al profilo in forte crescita dell’azienda, capita spesso di sperimentare un allungamento dei tempi di ricerca di profili specializzati: come per esempio sta accadendo ora per la posizione di uno sviluppatore Ruby on Rails. Inoltre abbiamo clienti importanti come RCS, Pirelli, A2A ma nonostante questo impieghiamo mesi a trovare personale adeguato alle nostre esigenze. Ci arrivano tanti curricula da paesi dell’Asia meridionale ma spesso si tratta di lavoratori freelance o di lavoratori che desiderano lavorare in remoto. Invece facciamo fatica a trovare candidati qualificati che vogliano lavorare nella nostra sede di Milano”.
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Il servizio che offre Leevia è di grande semplificazione della vita delle agenzie e aziende che vogliono creare contest online. La piattaforma gestisce più di 10 prodotti – dall’Instagram contest agli Instant Win – e lo fa rispettando la normativa italiana e la stringente GDPR. In più è una startup con una crescita annua del 300%, vincitrice dello StartUp Europe Awards nel 2017. La differenza, nota, in senso negativo tra le competenze apprese durante il corso di studi o formazione e quelle richieste invece dai datori di lavoro, sembrano quindi assumere un peso nel tessuto industriale italiano.
Com’è noto le competenze nel settore STEM si evolvono rapidamente. Per questo la formazione specializzata e lo spostamento di capitale umano dall’Italia verso l’estero dove, come ci conferma Diego, uno sviluppatore può aspirare a un salario mediamente più alto, sono variabili importanti. La situazione di Leevia viene in parte evidenziata anche dai dati disponibili sull’innovazione tecnologica e sull’occupazione in merito soprattutto alle competenze ‘hard’. Secondo una ricerca sottolineata da La Repubblica degli Stagisti nel rapporto Best Stage 2018, il 19% delle offerte di lavoro per professionalità specializzate rimane inevasa da parte degli employer (dato Unioncamere 2017).
Startup italiane: potenziale e insidie
Altro discorso importante per attrarre capitale umano straniero e qualificato nelle aziende è la valutazione dei due parametri più importanti per incoraggiare il brain flow, il flusso di lavoratori stranieri in entrata e ipotetico, per ora, bilanciamento della fuoriuscita di cervelli italiani dal nostro Paese. Ossia l’abbattimento dell’ostacolo linguistico e la promozione della trasparenza e della meritocrazia come valori aziendali interni. “In un gruppo di 15 persone ogni membro del nostro team partecipa all’evoluzione del business e alla crescita della startup contribuendo attivamente a tutti i processi aziendali. Tra l’altro lavoriamo e comunichiamo anche in inglese”.
Insomma, sia i dati disponibili sia l’analisi del caso Leevia sembrerebbero confermare quali sono gli aspetti più insidiosi per l’innovazione hi-tech e per il successo delle nostre aziende. Cioè una formazione specializzata che migra soprattutto verso l’estero oppure fa fatica ad adattarsi a un mondo del lavoro che cambia velocemente, la competizione sfrenata con l’estero, anche solo con la vicina Europa e con le grandi aziende che in virtù di una forza economica maggiore spesso soffocano la ricerca di personale delle aziende più giovani e dalle dimensioni più ridotte. Tutti temi sui quali riflettere in futuro.