Mountain View si lancia nel gaming, e lo fa a modo suo. Puntando sul cloud e su un accesso semplificato alla piattaforma online
Videogiocare senza un PC, una console, solo con uno schermo e un gamepad. La visione di Google si spinge anche oltre quella della concorrenza: fa affidamento completo sul suo ecosistema cloud, lo stesso che già dà vita alla miriade di servizi che Big G offre al pubblico. Per offrire un’esperienza di gioco multipiattaforma, transpiattaforma, allo stato dell’arte per grafica ed effetti speciali, serve solo un controller e una connessione a Internet. Più facile di Stadia? Difficile immaginarlo.
La nascita di Stadia
Era un po’ che si parlava, si mormorava, di un interesse di Google per i videogiochi: non c’erano conferme, ma c’erano voci su voci di un impegno in questo senso. Finalmente alla Game Developer Conference le indiscrezioni sono state confermate: Stadia è il risultato di un modo diverso di concepire il concetto di gaming in streaming, e approfitta della competenza e dell’esperienza di Mountain View nella progettazione e realizzazione di datacenter.
Di fatto l’intera elaborazione di grafica e motore di gioco viene “virtualizzata”: in un punto del globo c’è una macchina basata su un processore x86 progettato e realizzato su misura per lo scopo, abbinato a una GPU AMD anche questa custom (56 compute unit), e una memoria unificata RAM+VRAM da 16GB. La potenza complessiva di questo sistema raggiunge i 10,7 Teraflops, quanto basta a superare la Xbox One X (6 Teraflops) e surclassare la PS4 Pro (4,2 Teraflops). Il sistema operativo scelto è basato su Linux, e in più Stadia supporta il motore Unreal e le API Vulkan per la grafica.
Infine c’è da segnalare un elemento cardine della piattaforma, uno dei più discussi: il gamepad. Niente di trascendentale, forma piuttosto tradizionale così come la disposizione di tasti, grilletti e joystick. L’unico elemento da sottolineare è la presenza di un microfono, indispensabile per far funzionare alcune feature di Stadia. Ne parliamo tra un istante. Quello che è più interessante è il modo in cui il gamepad si collega al gioco: lo fa via WiFi, è un device connesso che trasferisce via Internet i comandi del giocatore. Questa è una novità intrigante, soprattutto perché sarà interessante valutare come avranno risolto problemi legati ai ritardi indotti dalla connessione remota.
Come funziona Stadia
L’aspetto più intrigante della nuova piattaforma di gioco di Google è come viene attivata: con un clic. Si passa col mouse o col dito su un link, e bastano circa 5 secondi per entrare in una sessione di gioco. Il modo più semplice di farlo è usare un browser, Chrome ovviamente, ma Stadia supporta anche gli smartphone e i tablet (Android, ca va sans dire), o le TV tramite Chromecast Ultra (il modello 4K, per intenderci). L’esempio scelto da Google nella sua demo, con un tocco di teatralità, è un video YouTube: al termine di una registrazione di una sessione di Assassin’s Creed Odyssey è bastato un clic per ritrovarsi catapultati nel gioco stesso. Contate 1, 2, 3, quattro e cinque: state già giocando.
Altro aspetto interessante è la risoluzione supportata: Stadia è in grado di offrire sessioni di gioco in streaming a 4K HDR 60fps, di fatto lo stato dell’arte per un’esperienza fluida, ma è già pronto ad arrivare a 8K e 120fps. In più, visto che per il gaming è importante la fruizione diretta quanto la possibilità di fare streaming delle proprie imprese, Google ha incorporato un pieno supporto a YouTube che così si candida a fare da concorrente a Twitch. Se ciò non bastasse ancora, anche l’Assistente Google è a portata di voce: utile per cercare al volo la soluzione a un enigma insuperabile, addirittura il sistema dovrebbe essere in grado di capire da solo a che punto di quale gioco ci troviamo e pescare il video giusto per venirci in soccorso. Entrambi si richiamano con apposito tasto sul gamepad.
L’aspetto più interessante di tutti, comunque, è l’universalità: chi gioca su tablet può sfidare chi gioca su PC (se il gioco prevede il multiplayer: ma quale non lo fa oggi?), non ci sono barriere che da sempre condizionano chi sceglie una console o l’altra, e che fino a oggi hanno diviso il mondo dei giochi in tanti piccoli quartieri. Inoltre, si può passare istantaneamente da una piattaforma all’altra: pensate se state giocando al PC, per cambiare stanza passate allo smartphone, e poi di nuovo sulla TV. Pochi secondi da aspettare, niente interruzioni o la necessità di attendere per ripartire da zero.
Quanto costa Stadia
Il prezzo e il modello di business che Google intende applicare a Stadia per ora è avvolto dal mistero: ci sarà un abbonamento all-you-can-eat, si compreranno i singoli titoli? Non si sa. Quello che sappiamo è che il lancio della piattaforma è previsto per il 2019, e che ci saranno dei titoli in esclusiva a cui sta lavorando uno studios neonato e nominato Stadia Games and Entertainment alla cui guida è stata messa Jade Raymond (ex Ubisoft, ex Sony, ex Electronic Arts).
Ovviamente la concorrenza non sta certo a guardare: Sony ha già la propria offerta Playstation Now (Sony ha acquisito OnLive per fare un salto in avanti deciso in questo senso), anche Nvidia è della partita. EA, Amazon, Nintendo e Microsoft ci stanno lavorando, mentre Valve punta a una sorta di cloud privato con la possibilità di fare streaming dal proprio sistema di gioco a qualsiasi terminale compatibile (Steam Link).
Dalla sua, Google ha due carte da giocare: la semplicità d’uso, unita probabilmente a un costo di acquisto dell’hardware contenuto, e la trasversalità. In questi mesi da Mountain View sono partiti in segreto centinaia di kit di sviluppo destinati a studios e software house, e Google pare fiduciosa sul fatto di poter convincere grandi e piccoli ad appoggiarla. Senz’altro anche il ruolo e il peso specifico di YouTube sono un punto a favore: non resta che aspettare e vedere come andrà a finire, se Google riuscirà davvero ad accreditare Stadia come terreno comune in cui far convergere giocatori, studios, videogiochi e appassionati.