Patrizia Caraveo durante il suo speech a StartupItalia! Open Summit ha raccontato la storia di Marica Branchesi. Due giorni dopo l’annuncio di Nature: la scienziata è inclusa nella sua Top list dei migliori scienziati al mondo
Quando mi è stato chiesto di presentare alcune figure di scienziate italiane alla sessione plenaria dello StartupItalia! Open Summit ho subito pensato a Marica Branchesi che conoscevo ed apprezzavo per il suo lavoro di raccordo tra i fisici, che si occupano della gestione dei rivelatori di onde gravitazionali, e gli astronomi, che cercando di capire l’oggetto celeste responsabile dell’emissione.
Avevo contattato Marica per chiederle se fosse d’accordo che parlassi di lei e, alla sua risposta positiva, le avevo chiesto di darmi un po’ di materiale. Marica mi aveva gentilmente fornito qualche slide sulla sua carriera che io avevo seguito da lontano. Dopo una laurea ed un dottorato in astronomia all’Università di Bologna si era avvicinata al mondo delle onde gravitazionali entrando a fare parte delle collaborazioni Virgo (che gestisce l’ interferometro nella campagna pisana) e poi quella Ligo (forte di due rivelatori posti ai due estremi degli Stati Uniti, uno nello stato di Washington e l’altro in Louisiana).
Le onde gravitazionali e la sfida tecnologica
All’epoca, era il 2009, le onde gravitazionali erano un sogno proibito e pochi avrebbero scommesso sulla possibilità di rivelarle. Difficile dare torto agli scettici erano: 50 anni che di tentava inutilmente di misurare la deformazione dello spazio causata dal passaggio di un’onda gravitazionale. L’effetto è minuscolissimo, infinitamente più piccolo del disturbo causato da un camion che percorre l’autostrada a chilometri di distanza. La sfida è stata prima di tutto tecnologica, mentre, in parallelo, si è trattato di convincere le agenzie finanziatrici a continuare ad erogare fondi per cercare qualcosa di straordinariamente elusivo.
La scure del taglio dei finanziamenti era sempre all’orizzonte. Mentre i fisici sperimentali si arrovellavano per migliorare le prestazioni degli interferometri, gli astrofisici avevano trovato dei fenomeni celesti che sicuramente dovevano produrre onde gravitazionali, si tratta dei lampi gamma brevi, violente emissioni gamma della durata di frazioni di secondo che sono prodotte dalla catastrofica fusione di due stelle di neutroni che finiscono in modo esplosivo il loro balletto di stelle binarie in orbite sempre più strette. A questa conclusione si era arrivati analizzando dati del satellite NASA (con importante partecipazione italiana) Swift insieme ai dati di molti telescopi ottici a terra che avevano imparato a riconoscere la luminescenza residua che il lampo gamma lascia dietro di sé.
Il fattore tempo e l’intuizione di Marica
Marica, grazie alla sua formazione astronomica, sapeva benissimo quanto fosse importante iniziare le osservazioni nel più breve tempo possibile dopo il passaggio dell’onda gravitazionale. I lampi gamma lasciano una effimera traccia in ottico che svanisce dopo breve tempo. E’ stata lei che ha convinto i fisici a rilasciare le informazioni appena uscite dai computer che analizzano i dati degli interferometri a tutti i gruppi di astronomi che erano interessati a partecipare alla caccia alla controparte dell’onda gravitazionale, accettando anche le regole del gioco.