I dati sono sempre meno centralizzati e si devono poter gestire ovunque si trovino: vanno in questa direzione le novità presentate dall’azienda statunitense a Barcellona. Con un occhio di riguardo allo sviluppo delle tecnologie IoT
Progettare una nuova architettura di rete, che possa adattarsi alle continue evoluzioni delle infrastrutture tecnologiche e che sia sempre più semplice da gestire, anche grazie all’intelligenza artificiale e alla possibilità di imparare dal contesto. È la scelta strategica fatta da Cisco a partire dal 2017, per realizzare una piattaforma che consenta ai propri clienti di utilizzare tutto il potenziale dei dati in un contesto ormai del tutto decentralizzato, dal momento che – ha detto in un incontro a Milano l’amministratore delegato di Cisco Italia, Agostino Santoni – “l’evoluzione verso il multicloud e l’Internet of Things sta cambiando uno scenario che un tempo era ancorato alla centralità del classico data center”.
Al contrario, oggi i dati che servono alle aziende per fare business sono disseminati ovunque, nel cloud, negli oggetti con tecnologia IoT o ancora nelle reti edge (dei micro data center in grado di elaborare e memorizzare dati critici localmente e di trasmettere tutti i dati ricevuti o elaborati a un data center centrale o a un archivio cloud).
“In questo contesto”, ha aggiunto Santoni, “ci sono cinque punti che per noi sono imprescindibili: le nostre piattaforme devono essere semplici, aperte, programmabili, sicure e automatizzate: queste cinque caratteristiche sono proprie di tutte le tecnologie che abbiamo introdotto negli ultimi anni”. Ultime in ordine di tempo, quelle presentate durante il recente Cisco Live che si è svolto a Barcellona, e cheriguardano l’architettura, l’iperconvergenza, la sicurezza e l’automazione.
Dati sempre più decentralizzati
Tra le novità più importanti c’è l’implementazione dell’architettura di rete Cisco Aci (che serve a controllare in automatico tutti i processi necessari ad effettuare il deploy di una nuova applicazione, a manutenerla e poi a monitorarla). Da oggi, ha spiegato Alberto Degradi, regional sales manager per il sud Europa e Infrastructure leader di Cisco, “la nostra soluzione si apre al multicloud”, diventando disponibile sulle ‘nuovole’ di Microsoft Azure e Aws (e in futuro anche su altri cloud provider): in questo modo “diventa possibile programmare l’infrastruttura ovunque si trovi, con un solo insieme di policy”.
Anche l’aggiornamento della piattaforma di iperconvergenza HyperFlex si muove nella direzione di allargare il supporto dai data center alle reti periferiche (cloud o edge), ha aggiunto Degradi: “Visto che sempre più intelligenza si sta convogliando in periferia, la nostra tecnologia deve tenerne conto, puntando a soddisfare le esigenze anche di chi deve gestire siti remoti, ma vuole usare una sola console di amministrazione”.
L’ultima novità è l’ampliamento del CloudCenter Suite, che integra la gestione dell’intero ciclo di vita dell’applicazione, una maggiore automazione dei flussi di lavoro e l’ottimizzazione dei costi e della governance, per agevolare il passaggio dei carichi di lavoro (workload) da un ambiente all’altro.
Le soluzioni hardware per l’IoT
Per quanto riguarda infine l’IoT, ha detto ancora Degrado, “il vero valore che vogliamo dare ai clienti che vogliono utilizzare l’internet delle cose è utilizzare i dati raccolti dagli apparecchi connessi per il proprio business”. Attualmente molti progetti in questo campo non riescono a decollare perché non sono in grado di adattarsi ai flussi di produzione aziendale e alle esigenze di security.
Per risolvere i problemi riscontrati dai clienti – scalabilità, complessità delle reti, sicurezza – Cisco ha poi presentato dei nuovi sistemi hardware. Si tratta degli switch Catalyst e di Integrated Services Routers industriali specifici per gli ambienti IoT, che sono già predisposti per la tecnologia 5G e integrano il sistema operativo IOS XE, in grado di abilitare l’intent-based networking (cioè una rete sempre più ottimizzata dall’Intelligenza Artificiale e dal machine learning) lungo campus, filiali e WAN. Mentre per rendere più semplice l’avvio di nuovi progetti in ambito IoT, l’azienda ha realizzato assieme ai suoi partner industriali tre nuovi Cisco Validated Designs: dei blueprint per architetture IoT provate, testate e validate per garantire risultati di business.
Favorire l’Internet delle cose
Ma per diffondere la conoscenza dell’IoT e la capacità di adottare e far crescere progetti basati su questa tecnologia, l’azienda statunitense sta portando avanti anche una strategia di apertura alle comunità di sviluppatori, attraverso il programma DevNet, che oggi – ha spiegato Santoni – coinvolge circa 550mila persone in tutto il mondo “e alla collaborazione con i nostri partner industriali e con Codemotion“.
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“Anche in Italia – ha concluso il manager – abbiamo tanti progetti in corso, tra cui quello di Napoli: il laboratorio che abbiamo inaugurato all’università Federico II è il primo esperimento in cui le competenze formative della Cisco Academy dove abbiamo formato tanti ragazzi sulle tecnologie delle reti è diventato un ibrido con il programma Dev, per creare le competenze del futuro che pensiamo possano servire nel mondo Cisco. Il tutto in un ambiente molto interessante per la possibilità di scambio con chi frequenta la Academy di Apple, che pure è un nostro partner”.