Problemi di design e manifattura: la spiegazione del colosso sudcoreano è che due diversi fornitori hanno prodotto, per due motivi diversi, batterie esplosive
Il problema che dalla scorsa estate ha causato l’esplosione delle batterie del Samsung Galaxy Note 7 è stato puramente tecnico, legato alla manifattura e al design del dispositivo e non a una cattiva gestione dei fornitori. E’ quanto ha dichiarato il colosso sudcoreano in una conferenza tenuta a Seoul la scorsa notte, che ha prodotto un comunicato internazionale al quale si attiene anche la divisione italiana. “Dopo molti mesi di approfondite indagini – ha detto Dong-jin Koh, Presidente della divisione Mobile Communications dell’azienda nella nota ufficiale – Samsung Electronics annuncia oggi le cause delle esplosioni del Galaxy Note 7 e pubblica delle misure introdotte nei nuovi modelli per garantire la sicurezza dei dispositivi”.
Le esplosioni e il calo di reputazione
I problemi al Samsung Galaxy Note 7 sono cominciati la scorsa estate con batterie che esplodevano e compagnie aeree che diffondevano annunci per tenere assolutamente spenti i dispositivi in volo (si sono mosse addirittura le autorità internazionali per la sicurezza aerea, prima quella statunitense, poi anche quella europea). Le esplosioni del Galaxy Note 7 hanno costituito per il colosso sudcoreano un fallimento non sono economico, ma soprattutto di reputazione: il dispositivo che doveva fare concorrenza all’iPhone 7, e mettere in crisi Apple, è stato invece richiamato a livello globale non una, ma due volte, per poi dichiarare definitivamente sospesa la produzione. Una perdita di 6 miliardi di dollari, per non parlare del calo di popolarità e fiducia tra i consumatori. All’inizio l’azienda aveva dato la colpa a fattori esterni, negando di fatto che si trattasse di un problema del dispositivo stesso. Ma ben presto, ha dovuto cambiare la sua posizione.
Le cause: problemi di manifattura e design
Koh Dong-jin, nella conferenza a Seoul, ha spiegato che Samsung ha lavorato con due diversi fornitori per produrre le batterie, ma che in entrambi i casi i dispositivi sono diventati esplosivi. Samsung non ha fatto i nomi delle aziende fornitrici, ma ha sottolineato come le batterie della “compagnia A” avevano un difetto di design (uno strato di divisione tra le batterie troppo sottile), mentre quelle provenienti dalla “compagnia B” avevano un difetto di fabbricazione. Koh ha spiegato che le indagini sulle batterie sono state svolte da tre aziende terze — la UL, la Exponent, e la TUV Rheinland AG — che hanno presentato i loro risultati dopo aver studiato autonomamente le batterie esplosive, confermando i risultati dell’indagine che l’azienda aveva comunque condotto internamente. Alcuni osservatori, come Geoffrey Cain, che sta per pubblicare un libro su Samsung, hanno riportato alcune riserve sulle conclusioni dell’azienda: “E’ troppo strano – ha detto Cain a Quartz – che due fornitori diversi hanno creato batterie che si sono poi rivelate esplosive per due diverse cause”. Secondo Cain, i problemi sarebbero dovuti al altri fattori, interni alla società, e legati alla sua struttura e al management.
La procedura per il Galaxy 8
Durante la conferenza, Koh ha presentato anche una procedura in 8 punti che verrà adottata nella produzione dei futuri dispositivi per garantire la sicurezza e impedire che ci saranno ulteriori incidenti. La nuova procedura include anche test di tutte le batterie ai raggi X e un algoritmo che monitora costantemente la temperatura della batteria. Il lancio del Galaxy Note 8 sarà un banco di prova per l’azienda, che in questi giorni sta affrontando inoltre lo scandalo legato al suo presidente in carica Jay Y. Lee, 48 anni, del quale la procura sud coreana ha chiesto l’arresto per un affare di tangenti nei confronti della Presidente Park Geun-Hye, già sospesa dal governo per “impeachment”.