Si controlla con la voce e con i gesti delle mani. Per la fotografia punta forte sull’intelligenza artificiale. E non è l’unica novità d’autunno di Mountain View
L’idea di Google, quella che viene raccontata sul palco, è creare un “ambient computer”: device interconnessi tra di loro, senza che l’utente sia consapevole del lavoro che si agita dietro le quinte, ma che offrano le informazioni giuste al momento giusto e in modo naturale. È da qui che nasce il design e la tecnologia alla base dei nuovi Pixel, e di tutti i nuovi device che hanno fatto il loro debutto oggi a New York e in contemporanea in tutto il mondo.
La voce, prima di tutto
Secondo Google le nuove forme di interfaccia naturale stanno dunque guidando lo sviluppo di nuovo hardware: le nuove Pixel Buds, le rinnovate cuffie senza fili, sono la realizzazione di questa visione e permettono di restare collegati a distanza col proprio smartphone e di continuare a interrogarlo con il classico “ehi google!” e di sfruttare funzioni come la traduzione simultanea garantita da Google Translate. Hanno la loro custodia, assomiglia a quella degli Airpods di Apple, sono disponibili in tanti colori e resistono fino a 5 ore prima di dover essere ricaricate (e possono arrivare a 24h di riproduzione se si sfrutta la batteria della custodia). Hanno tanti dettagli interessanti come il volume che si adatta all’ambiente, ma arriveranno solo a primavera del 2020: ne conosciamo già il prezzo però, 179 dollari.
Tutto l’hardware, Buds comprese, ha in comune un aspetto fondamentale: Google sta investendo nell’aspetto green dei suoi prodotti, dunque si fa abbondante uso di plastica riciclata per esempio per costruire le scocche dei device con l’obiettivo non solo di essere carbon neutral, non solo di usare unicamente energie rinnovabili nel ciclo produttivo, ma anche di ridurre in generale l’impatto dell’elettronica di consumo sul pianeta. Stadia, è questo l’esempio scelto, fa anche un passo in più (a proposito, arriva ufficialmente il 19 novembre): essendo legati unicamente al controller, senza console da acquistare generazione dopo generazione, si riduce la necessità di aggiornare l’hardware e quindi si abbatte una parte dell’elettronica che ogni anno finisce abbandonata nei nostri cassetti quando viene rimpiazzata dal nuovo modello.
Cos’è il Pixelbook Go, le novità di Nest
Un nuovo laptop, con uno strano design sul fondo – a onde? – e colori di impatto come il nero e il rosa: il Pixelbook Go è l’evoluzione del Pixelbook, basato sempre su Chrome OS, con a bordo processori Intel e un prezzo d’attacco di 649 dollari che ne fa la macchina perfetta per chi segue un lavoro Google-centrico e web-centrico. La batteria dura 12 ore, è spesso poco più di 13mm, è estremamente portatile: arriverà anche in Italia, ma più avanti.
A Nest tocca ribattezzare il Mini, lo speaker intelligente di casa, che ha una novità in più lato software: Google ha reso più stringenti i controlli in termini di sicurezza, i partner che vogliono integrare il protocollo Google Assistant ora devono passare un test più sfidante per accedere al programma. In più, il sistema si è fatto più intelligente per cercare di aiutare il pubblico: per esempio lanciando un alert sullo smartphone se gli speaker rilevano informazioni critiche, come l’abbaiare di un cane o l’allarme antincendio nella stanza in cui sono installati.
Sicurezza a parte, naturalmente, ci sono novità hardware: il nuovo Nest Mini è quasi uguale al precedente, costa 59 euro ed è disponibile in un nuovo color azzurro cielo. Ha un gancio per attaccarlo al muro (finalmente!), è stato migliorato il suono tramite un nuovo altoparlante interno da 40mm rinforzato nei bassi rispetto ai precedenti, e in più ha a bordo un chip che analizza la voce raccolta dai tre microfoni per aumentare l’intelligenza locale e non costringere sempre l’unità a rivolgersi ai potenti datacenter google per elaborare i comandi.
Google Wifi si aggiorna anche lui, anche questo un aggiornamento atteso, e si chiamerà ora Nest WiFi: ora c’è un router centrale e un satellite (o più satelliti) che servono a coprire al meglio la superficie della casa, e con la nuova tecnologia si possono anche raddoppiare le performance del wireless. Arriveranno questo autunno, confezione da due a 269 dollari o tre (router+2 satelliti) a 349 dollari: per l’Italia bisognerà avere un po’ di pazienza.
Come sono i nuovi Pixel
Due i Pixel quest’anno, come ormai abitudine da qualche anno: c’è il Pixel 4 e c’è il Pixel 4 XL, la differenza tra i due è essenzialmente lo schermo che cambia diagonale e risoluzione, ma le funzioni di base sono le stesse. Parliamo sempre di un telefono con un design ormai standard per i prodotti Google, linee arrotondate e colori forti (c’è anche una versione arancio bellissima!), e per fortuna dalla versione XL sparisce la gigantesca tacca (notch) che complicava l’estetica della parte alta del display. Cambia la diagonale tra i due dicevamo, 5,7 pollici contro 6,3, e di conseguenza cambia la batteria: sono 2.800mAh per il piccolo, 3.700 per il grande che però deve alimentare uno schermo AMOLED con risoluzione QHD (ma entrambi sono super-fluidi con refresh a 90Hz).
La vera novità è senza dubbio il sensore radar montato sul frontale: serve a catturare i movimenti delle mani, serve a capire quando si sta tentando di sbloccare il telefono con il viso, si può usare per mandare avanti un brano su Spotify (o Apple Music, o YouTube Music ecc), si può interagire con il terminale magari con uno sfondo interattivo. Il terminale è stato addestrato a comprendere la differenza tra un gesto casuale e un gesto intenzionale per interagire con esso: lo chiamano Motion Sense, e assieme all’Assistente sempre più integrato nell’intero sistema operativo spinge verso quelle interfacce naturali che Google dice sono il presente oltre che il futuro. E per renderlo una realtà, a Mountain View hanno integrato (come nel caso del Nest Mini) parte della tecnologia di riconoscimento vocale direttamente sul terminale.
A dimostrazione della potenza di questo approccio ibrido, che unisce elaborazione locale e remota, il registratore è in grado di trascrivere automaticamente il parlato in scritto (solo in inglese per ora: tutte le funzioni avanzate dell’Assistente arriveranno in lingua italiana nel 2020): non solo fa questo, ma si può addirittura cercare una parola nel parlato tramite una ricerca di una stringa di testo scritto, una funzione che strappa applausi soprattutto tra i giornalisti abituati a registrare le proprie interviste e poi costretti a riscriverle. In più queste funzioni possono agire anche offline, sempre per testimoniare l’integrazione della tecnologia di riconoscimento vocale anche sull’hardware a bordo.
A bordo c’è un processore recente, lo Snapdragon 855 di Qualcomm, abbinato a 6GB di RAM e 64/128GB di storage. La potenza è essenziale, visto l’uso massiccio che si fa di machine learning e altre forme di elaborazione software per migliorare video, foto e tutto quanto ha a che fare l’esperienza finale: c’è anche un co-processore dedicato all’AI, il Pixel Neural Core, e uno dedicato alla sicurezza (Titan M).
Le fotocamere del Pixel 4
Due fotocamere sul posteriore (12+16 megapixel), unite a un microfono, un flash e un sensore spettrale per migliorare la qualità delle foto che già erano ottime sul Pixel 3: come sempre l’approccio Google unisce lenti e sensore a una profonda elaborazione software per migliorare il risultato finale, unendo le informazioni di più scatti per migliorare la qualità abbattendo il rumore di fondo delle foto. Migliorate però anche le lenti, sebbene manchi un ultra-wide sacrificato a favore dello zoom 2x: anche qui il software la fa da padrone, con risultati impressionanti con le foto mostrate da Google, e fornendo anche un’anteprima più fedele al risultato finale direttamente nell’app con una sorta di HDR live. Aumenta la possibilità di regolare i parametri di scatto (con due cursori che regolano luci alte e ombre), qualcosa che mancava in passato sui Pixel.
Attenzione però a pensare che sia tutto un gioco software: certamente Google punta forte sulla tecnologia per espandere le capacità dello smartphone oltre i limiti dettati dalla dimensione del sensore, delle lenti, per consentire a un oggetto che telefona e va su internet di scattare foto notturne in cui si vede la Via Lattea nel cielo. Però il team si è avvalso anche della consulenza di un mostro sacro della fotografia come Annie Liebovitz per raccogliere le sue impressioni, consigli, suggerimenti per rendere più efficace e realmente utile tutta questa tecnologia: per rendere insomma il Pixel quanto più simile possibile a una fotocamera, e per consentirgli di scattare foto migliori nelle mani di chiunque.
Quanto costa e quando arriva il Pixel 4
Sorpresa, il Pixel 4 fa un passo indietro sui prezzi che calano un po’ rispetto al 3: Pixel 4 parte da 759 euro per la versione con 64GB (l’unica disponibile anche in arancione), 859 euro se si preferiscono 128GB locali. Giova ricordare che i Pixel non hanno più archiviazione illimitata delle foto in qualità originale in cloud, meglio optare per più gigabyte di archivio locale. Il Pixel 4X costa 899 euro nella versione 64GB, 100 euro in più per 128GB e come nel caso precedente è disponibile bianco o nero.
I nuovi Pixel 4 si possono prenotare a partire da oggi, e saranno in consegna a partire dal 24 ottobre anche in Italia.