Siamo bravi con le parole, ma ci piace di più fare: così è nato un format di networking “leggero” e anche un po’ “carbonaro”. Le quattro colazioni The Next Tech a Milano con le startup sono state utili? Chiedete pure feedback a chi c’era
Serve aver aperto un giorno a settimana una piccola finestra di innovazione, a Milano? Serve. Per tante ragioni. Serve perché nell’era della digital economy, dei social network e della disintermediazione non si può neanche pensare di fare un giornale, il più letto d’Italia sui temi di innovazione e startup, standosene blindati nella nostra redazione, negli uffici di Roma e Milano. Perché il futuro ci attraversa, certo, ma quando non lo fa dobbiamo andare a cercarcelo fuori. Perché siamo bravi con le parole, ma ci piace di più fare.
I temi delle (prime) quattro colazioni The Next Tech
Serve perché ogni martedì, per quattro settimane, in novanta minuti abbiamo voluto provare a vedere in faccia quel futuro di cui ogni giorno parliamo. Un futuro, come abbiamo già scritto, che sì, sicuramente è prossimo (Next Tech, appunto), ma che già c’è ed fatto di tutte le tecnologie più innovative e visionarie che si propongono di cambiare e migliorare la vita delle persone.
Serve perché partendo dall’eHealth e le sfide della medicina del futuro, nella Ford Social Home di Milano abbiamo poi dato spazio (meritatissimo) alla social innovation, utile a ricordarci che non si “monetizza” solo con l’economia ma anche con la responsabilità, e, poi, agli scenari della mobility e delle città che diventano smart cities sempre più “intelligenti” e, soprattutto, connesse. Serve perché ieri abbiamo chiuso in bellezza l’ultimo dei quattro appuntamenti, (ri)aprendo uno spazio di confronto sul food, anzi, di foodtech, proprio nella città che con l’Expo è stata per alcuni mesi al centro del mondo con il proposito di “nutrire il pianeta, energie per il futuro”. E che ora diventa una scommessa per tutto il Paese, startup in primis.
Venture, scongelatevi
Abbiamo messo a disposizione centinaia di “caffè sospesi“, immaginato e creato un momento “networking native” nel quale le startup e l’econistema dell’innovazione potessero incontrarci, fare colazione con noi, la nostra community e, magari, stringere la mano a qualche investitore. E diciamo anche che forse, in questa ultima cosa, non ci siamo riusciti appieno. Ecco: a chi si lamenta (noi compresi) che il nostro ecosistema non cresce perché mancano gli investimenti, diciamo anche che molto probabilmente crescerebbe di più se i Vc iniziassero a uscire un po’ di più dalle loro stanze.
La strada del fare
Noi stiamo facendo la nostra parte. Un format “leggero” e un po’ “carbonaro” come The Next Tech Breakfast serviva, e ha funzionato. Lo dicono le startup che hanno partecipato: «Ho trovato tre (o quattro, o cinque, ndr) accordi commerciali», oppure «cercavamo uno sviluppatore… i colleghi dell’altra startup ne hanno un paio bravi, faremo collaborare i nostri team». Chiedete pure feedback a chi c’era.
A chi pensa che con ieri abbiamo finito diciamo che abbiamo appena (re)iniziato. E, come diceva il buon Corrado, “non finisce qui”.