Il social network del free speech è offline da giorni. L’ad Matze: «Difficile tenere traccia di quante persone ci dicono che non possiamo più fare affari con loro»
Parler, il social network del free speech cacciato dagli store di Apple e Google, potrebbe tornare nel giro di qualche settimana. Fino a qualche giorno fa erano in pochi a conoscere questa piattaforma fondata nel 2017 da John Matze. Dopo i fatti di Capitol Hill e la cacciata di Trump da Twitter, in molti pensavano che il tycoon avrebbe presto spostato il proprio domicilio social su Parler (il leader della Lega, Matteo Salvini, è stato tra i primi politici italiani ad aprire un account). Tuttavia Google e Apple hanno subito deciso di togliere Parler dai propri store e, anche da desktop, non è più possibile accedere alla piattaforma. Stando alla Reuters, Matze avrebbe detto che forse per il social non ci sarebbe stato più nulla da fare. Dopo la pubblicazione di questa notizia, però, il CEO ha ribaltato la propria versione: «Sono ottimista – ha detto – Magari ci vorranno giorni o settimane, ma Parler tornerà e saremo più forti di prima».
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Parler: cacciato da tutti
Stando a quanto si legge sempre sulla Reuters, Parler starebbe dialogando con più di un cloud computer service per tornare a offrire i propri servizi ai 12 milioni di utenti iscritti finora in tutto il mondo. Già in passato si era parlato del social come di una piattaforma in cui circolavano contenuti che incitavano alla violenza (il social che non è interessato da questo fenomeno scagli la prima pietra). Come ha dichiarato Matze «è difficile tenere traccia di quante persone ci dicono che non possiamo più fare affari con loro».
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Per inquadrare il fenomeno Parler si potrebbe far riferimento alla filosofia che sta alla base di un social votato al free speech, ovvero a quel diritto di parola e di critica che, purtroppo, viene spesso confuso con la libertà di dire tutto quel che si vuole senza preoccuparsi di offendere o minacciare. «Non ci sono fact checker – aveva detto il CEO presentando Parler – Non ti verrà detto cosa pensare e cosa dire. Un agente di polizia non ti arresterà se hai l’opinione sbagliata. Credo che sia tutto quello che la gente vuole».