Il nuovo speaker di casa Google, semplifica. Ed è una cosa buona. Suona come ti aspetti, ha una estetica essenziale: e costa anche il giusto
Google ha letteralmente raggiunto la quadratura del cerchio: il nuovo Nest Audio, il nuovo speaker di fascia media (per l’Italia fascia alta) di casa è decisamente più massiccio e squadrato del precedente Google Home che era arrivato in Italia nel 2018. Ha forme meno originali forse, ma più efficaci per far quanto ci si aspetta faccia uno speaker, smart o meno smart: suonare bene, restituire un audio appropriato, quando serve sovrastare addirittura il rumore con la musica. In questo senso, potreste anche fermarvi qui nella lettura di questa recensione: missione compiuta, il nuovo Nest funziona meglio del vecchio Home. Ma basta questo per decretare che Google abbia o meno fatto dei passi avanti nel settore?
Com’è fatto
La prima cosa che colpisce del nuovo Nest Audio è il peso: quando afferrate la scatola rimarrete spiazzati da quanto sia davvero importante il suo peso, e la sensazione è la stessa quando scartato il device lo impugnate la prima volta. C’è un motivo, e non è che nella scatola ci abbiano messo un mattone: Google ha deciso di costruire il Nest Audio tutto di metallo, oltre 1kg di materiale, un elemento consistente che riducesse al minimo eventuali vibrazioni così da garantire una resa il più possibile efficace degli elementi che producono il suono. Il dispositivo è poi rivestito completamente di quella vera finta trama di tessuto, che oggi sappiamo in realtà essere plastica riciclata, che bene si comporta ormai da qualche generazione su questi speaker: non accumula sporco e ditate.
La forma del Nest Audio è tutto sommato inedita: a me ricorda un cuscino, per qualcun altro è una caramella, in ogni caso è un massiccio blocco monocromatico (in Italia arriva in versione grigio chiaro e grigio scuro, quest’ultimo è il colore che abbiamo avuto in prova) che ben si può collocare in un ambiente moderno così come in un arredamento tradizionale. La forma stondata non crea particolari dissonanze con qualsiasi tipo di estetica, in più la dimensione complessiva (18 centimetri scarsi in altezza, 12 abbondanti di larghezza) non complica la scelta di dove posizionarlo. Non ci sono altri dettagli particolari da sottolineare: davanti ci sono 4 LED che spariscono quando non sono in uso, dietro un cursore per ammutolire il microfono e il connettore (proprietario) per l’alimentatore fornito nella confezione.
Aspetto fondamentale: Google ha abbandonato l’idea che lo speaker dovesse essere collocato al centro degli ambienti, cosa che non avviene praticamente mai, e ha capito che molto più spesso sta in una nicchia o su una mensola. Ecco dunque che ora dentro il Nest Audio c’è una coppia woofer+tweeter (75+19mm) montata in modo razionale in una sola direzione (frontale) con l’obiettivo di rendere il più possibile efficace la riproduzione sonora. Funziona: il suono del Nest è più corposo di quanto non fosse quello già comunque buono di Google Home, e la differenza in termini di qualità rispetto al Nest Mini è ben marcata soprattutto nelle frequenze medie e medio-basse. In più, come già sul Nest Mini ora col tocco si può alzare e abbassare il volume, ma anche mandare in play o fermare la riproduzione della musica.
Come suona
Ci sono un paio di premesse tecniche da fare prima di parlare della qualità sonora di questo Nest Audio. Innanzi tutto, la costruzione dell’altoparlante che abbiamo appena descritto: ora è molto più simile a quella di un classico altoparlante da scaffale, e questo consente di sfruttare calcoli e design consolidati per realizzare un prodotto che suoni bene. Altro aspetto significativo è l’hardware a bordo: il cuore del device è un processore quad-core basato su tecnologia ARM A53 che gira a 1,8GHz. Parliamo di quanto un paio d’anni fa avrebbe fatto funzionare uno smartphone di fascia media, ed è abbastanza per tutto quanto Google si ripropone di fare con questo speaker.
Vediamo dunque cosa ci fa Google con questa potenza di eleborazione: scordatevi l’alta fedeltà, qui non parliamo certo di un monitor audio, quanto piuttosto siamo difronte a un concetto molto avanzato di audio digitale. Il processore serve a registrare quando chiamiamo l’Assistente con un “Hey Google!” d’ordinanza, serve a riconoscere le voci dei diversi abitanti della casa (e restituirgli risultati su misura), serve a filtrare il rumore di fondo e capire cosa diciamo anche se siamo distanti molti metri grazie a tre microfoni presenti a bordo: ma lo stesso processore serve anche a comprendere almeno in parte dove è piazzato lo speaker e adattare l’equalizzazione dell’altoparlante all’ambiente circostante.
C’è dunque una certa fetta di elettronica in questo audio riprodotto dal Nest: rispetto al passato, comunque, a Mountain View hanno lavorato per far sì che l’intervento dei propri algoritmi andasse nella direzione giusta, cercando di restituire giustizia alla musica così come è stata registrata e arrangiata dai musicisti. Non sempre tutto funziona perfettamente, ma il progresso è più che buono: Spotify e le altri sorgenti che vengono trasmesse tramite protocollo Cast sono rese con equilibrio e in modo efficace, mentre la presenza del software si fa meno utile quando proviamo a collegare direttamente via Bluetooth la cassa a un PC o uno smartphone (e la qualità complessiva sarà inferiore).
Un passo nella direzione giusta
La concorrenza non è così serrata in questo settore: essenzialmente sul mercato ci sono Google e Amazon, con sullo sfondo qualche altro player come Apple o Sonos che però raccolgono una frazione di quanto i due principali attori fanno. Dunque il principale concorrente di Nest Audio si chiama Amazon Echo: che ha recentemente scelto un percorso costruttivo leggermente diverso, ad esempio nella forma sferica della sua quarta generazione e nell’integrazione del protocollo ZigBee per controllare le lampadine Philips o quelle Ikea. Da parte sua, Google continua invece a puntare sul WiFi e su tutti i dispositivi raggiungibili a mezzo della rete domestica: nel complesso comunque i due ecosistemi di accessori si equivalgono, se non sono addirittura sovrapponibili. Anche i prezzi sono in linea tra la concorrenza: Sonos costa un po’ di più, ma offre funzioni audio superiori (sulla carta e, posso dirlo dopo averlo ascoltato, anche nella realtà). Apple in Italia non c’è ufficialmente.
Detto tutto questo, il nuovo Nest Audio è senza dubbio un passo nella direzione giusta: Google ha scelto di usare materiali adeguati al tipo di utilizzo che si fa di uno speaker, ha scelto un design adeguato il tipo di utilizzo che si fa di uno speaker (non parlo di design estetico, parlo di schema costruttivo), ha realizzato un prodotto adeguato a qualsiasi tipo di arredamento. Se siete in cerca di alta fedeltà, però, non è quello che troverete in questo caso: il Nest Audio offre una ottima riproduzione musicale di tutti i generi, una buona resa anche per contenuti video (se volete potete collegarne due via software e farne una coppia stereo), ma sempre interpolata dal software Google. Il che, badate bene, non è necessariamente una cosa negativa: anzi. Le qualità dell’assistente vocale di Mountain View, infine, sono equivalenti nel complesso all’Alexa di Amazon.
Dalla sua Nest Audio ha un prezzo di listino inferiore (99 euro), una buona resa musicale e un’estetica meno appariscente. Se siete nel giro di Google Home, si tratta di un’ottima notizia: finalmente lo speaker di fascia media è stato aggiornato, e l’aggiornamento è di buona qualità. Speriamo che il rinnovamento prosegua nella fascia alta e che magari questa arrivi anche da noi in Italia: le premesse sono molto buone.