Bennu ci aiuterà a capire l’origine del Sistema Solare
In gergo tecnico l’operazione si chiama TAG, Touch and Go. La sonda NASA ha concluso con successo quella che, più terra terra, si potrebbe definire una toccata e fuga per raccogliere più materiale cosmico possibile da utilizzare in studi e ricerche. La quantità del raccolto cosmico ancora non è data: secondo quanto si legge sulla stampa dovremo aspettare ancora qualche ora per capire se è stato scritto un nuovo record, superando il peso di quanto recuperato dalla missione Apollo sulla Luna. L’obiettivo era stato fissato a 60 grammi, «come una barretta di cioccolato» si legge sul sito della NASA. Di spazio e space economy parleremo il 14 dicembre al SIOS20 in collaborazione con Università Bocconi (qui il link alle registrazioni gratuite).
Leggi anche: It’s all about digital: la rivoluzione digitale al #SIOS20. Vi aspettiamo il 14 dicembre!
Fonte: sito NASA
NASA: l’importante è “taggare”
Sul sito della NASA è stata pubblicata la notizia in cui si spiega che questo sconosciuto (ai più) asteroide Bennu si trova a circa 321 milioni di chilometri dalla Terra e che la sonda dell’agenzia spaziale USA è stata lanciata proprio lassù per raccogliere materiali come «polvere e sassolini» da riportare sulla Terra nel 2023, dopo un lungo viaggio di ritorno. La scelta di Bennu non è stata casuale: grazie al materiale raccolto, gli scienziati potrebbero potenzialmente aumentare le conoscenze sui primi vagiti del Sistema Solare. Se tutto dovesse andare come previsto, dalla NASA predisporranno l’avvio del viaggio di ritorno dal marzo 2021.
Leggi anche: Elon Musk, la storia di SpaceX in una mini serie HBO
«È stata un’impresa incredibile – ha detto Thomas Zurbuchen della NASA – oggi abbiamo fatto progredire la scienza, l’ingegneria e le nostre prospettive per le missioni future e per studiare questi misteriosi e antichi narratori del sistema solare».