La quattro giorno del digitale nel capoluogo lombardo ha avuto inizio. Fino al 18 marzo più di 400 iniziative. Ed è solo l’inizio
Sul palco sale per primo il Sindaco, Beppe Sala, e taglia metaforicamente il nastro: la digitalizzazione è uno degli strumenti che la sua amministrazione ha deciso di sfruttare per portare a compimento il suo programma, la fornitura dei servizi sotto forma digitale è la strada da seguire per realizzare quel processo di inclusione e apertura che punta a rendere la città di Milano più accogliente per i cittadini e a cancellare le diseguaglianze. Anche per questo è nata l’idea di una Digital Week: 4 giorni con oltre 400 eventi in giro per tutta la città, l’occasione anche per fare il punto di cosa sta accadendo grazie all’impegno del Comune e cosa di nuovo accadrà nei prossimi mesi.
Un team al lavoro
Non è neppure un caso che accanto a Sala siedano due manager di due multinazionali IT, che si occupano però ormai in pianta stabile della Cosa Pubblica. Roberta Cocco, assessore alla trasformazione digitale e servizi civici, e il commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale Diego Piacentini: in questi mesi hanno lavorato per rendere Milano una sorta di laboratorio avanzato, per testare sul campo le soluzioni che il team che lavora sotto l’egida della Presidenza del Consiglio ha elaborato.
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Per esempio PagoPA, che come racconta lo stesso Piacentini ha mostrato quanto interesse possa esserci per questi servizi da parte dei cittadini: il picco dei pagamenti è nel weekend, quando non si lavora e magari gli uffici pubblici sono chiusi. Significa aumentare nei fatti la disponibilità dei servizi a orari più compatibili con quelli della vita di ciascuno di noi, e la novità apportata dal suo team in questo caso è la costruzione di una vera e propria piattaforma tecnica e tecnologica che renda questo tipo di innovazione trasversale e soprattutto replicabile.
L’occasione è adatta anche a presentare altre iniziative che il Comune di Milano ha messo in piedi. Come DImMI, uno sportello attraverso il quale il cittadino può interagire in modo diretto con l’Amministrazione. Si tratta del frutto di una partnership con la città di New York, che ha già lanciato il suo Digital Playbook da diverso tempo: Milano ha scelto di mutuare lo stesso approccio, creando un servizio analogo che servirà a raccogliere i consigli, il feedback, i suggerimenti e le proposte dei residenti per garantire la nascita e lo sviluppo di soluzioni largamente condivise e pensate con in mente le reali esigenze espresse dai reali abitanti di Milano.
Il ponte digitale
L’approccio della collaborazione tra città è alla base di molte altre iniziative che l’assessore Cocco ha battezzato “Digital Bridge”: attraverso il partenariato con altre realtà come la già citata New York, Tel Aviv, Barcellona, Tallin, Chicago, Stoccolma e Parigi verranno avviati altrettanti progetti che vedranno le rispettive metropoli mettere a disposizione a vicenda le rispettive competenze. Per esempio con Tallin (Estonia) si lavorerà sull’identità digitale, con Barcellona sui dati in ottica open: ciascuna realtà metterà in circolo le soluzioni che sono state già sviluppate con successo e testate sul campo per essere replicate, così da poter innescare un circolo virtuoso.
L’idea dell’Assessore è unire queste partnership internazionali ai quattro pilastri su cui la trasformazione digitale di Milano si sostiene: i servizi, sviluppati anche attraverso questo sistema; le competenze digitali e l’educazione digitale, sviluppate tra il personale e tra i cittadini (anche attraverso manifestazioni come la Digital Week); infine l’infastruttura, che è condizione indispensabile per portare il digitale a tutti i livelli dell’amministrazione pubblica e che è a sua volta frutto della collaborazione tra pubblico e privato e della collaborazione con il Team di Piacentini e l’AGID.
L’esperienza di Barcellona e Tel Aviv in questo senso è preziosa. Il CTO della capitale catalana, Francesca Bria, e il CIO della città israeliana Liora Shechter, presenti all’evento di lancio hanno raccontato della loro personale esperienza. A Barcellona ad esempio si lavora su come riappropriarsi del controllo sui dati pubblici, quelli dei cittadini e quelli della pubblica amministrazione, per essere certi che siano sempre a disposizione: i dati sono come l’acquedotto e le strade, fanno parte dei beni pubblici da salvaguardare per garantire il benessere dei cittadini. A Tel Aviv invece si fa leva sul gran numero di startup presenti: sono loro, che già rispondono alla domanda del pubblico in fatto di servizi e beni, a poter fornire una risposta efficace e tecnologicamente avanzata.
C’è un aspetto che permea l’intera giornata, e in qualche modo riassume perfettamente il principio che la Digital Week di Milano punta a far passare. L’attuale storia della digitalizzazione della PA ha seguito un approccio invertito rispetto alla logica: sono state scritte regole e creati servizi pensando che il cittadino si sarebbe adeguato al loro utilizzo, spesso senza neppure tener conto di quanto era stato sviluppato altrove. Ora si punta a fare esattamente il contrario: lo Stato deve andare incontro ai suoi cittadini, e facendo leva su quanto di buono altri hanno già fatto mutuare soluzioni vincenti capaci di offrire una soluzione concreta a problemi reali.