Dentro Arte Idea, una delle tre aziende italiane impegnate in Rinascere dalle distruzioni, mostra in programma al Colosseo
Tra un campo con i filari di uva e l’aeroporto di Ciampino (il Pastine). A Marino, in via Calatafimi, in una zona industriale a 30 chilometri da Roma, nell’area più esterna di un capannone rivive l’antico archivio di Stato di Ebla (2300 a.C.), tra le massime scoperte di archivi del mondo cuneiforme e andato parzialmente distrutto dalla furia iconoclasta della guerra. Che ci fa la ricostruzione dell’Archivio di Ebla a Marino? Qui c’è la sede operativa di Arte Idea, una delle tre aziende italiane che si sono occupate della ricostruzione di alcune delle opere distrutte o menomate dalla guerra in Siria. Parliamo anche della Ditta Nicola Savioli e Tryeco 2.0, a cui è toccato il compito di far rinascere il toro androcefalo alato e il soffitto del Tempio di Bel a Palmira. Queste opere saranno protagoniste di Rinascere dalle distruzioni, mostra in allestimento al Colosseo, dal 7 ottobre all’11 dicembre (il 6 l’inaugurazione alla presenza del presidente della Repubblica), organizzata dall’Associazione Incontro di Civiltà di Francesco Rutelli, dal Comitato Scientifico presieduto dall’archeologo Paolo Matthiae (che ha portato alla luce la civiltà di Ebla) e dalla Fondazione Terzo Pilastro. Per tornare al tesoro ricostruito a Marino, al Colosseo rivivrà la sala dell’archivio (16 metri quadrati). Di innovazione, di cinema, di artigianato, di amore per l’arte, abbiamo parlato con Ivan Ferrario, titolare di Arte Idea.
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Ivano Ferrario, titolare di Arte Idea, una delle tre aziende protagoniste della mostra Rinascere dalle distruzioni. Dietro, la ricostruzione dell’Archivio di Ebla
Dal cinema ai tesori perduti della Siria
Gesso, marmo, polvere bianca. La scrivania di Ivano Ferrario sembra respirare la stessa sostanza di cui sono fatte le startue, le teste, i busti, i capitelli che riempiono la sala operativa, appena un giro di scale più in basso. «Arte Idea è un’azienda artigianale dove si fa tutto a mano. Le macchine che fanno stampa 3D possono aiutare, ma fino ad un certo punto – ha detto subito Ivano, per gli amici “straccaletto” (per via della sua passione per le bretelle) – il prodotto finale ha sempre bisogno delle mani dell’artigiano». E il cinema? Il cinema è l’attività principale di Arte Idea, con tutto quello che ne consegue in termini di ricostruzioni di scenari in vetroresina e polistirolo. «E’ stato Dante Ferretti a fare il nostro nome per la mostra» sottolinea con orgoglio Ivano. Al Colosseo Arte Idea porta la ricostruzione dell’Archivio di Ebla. «Un lavoro che era nelle nostre corde. Abbiamo lavorato con i materiali che utilizziamo solitamente. E ci tengo a sottolineare che la ricostruzione è stata fatta tutta a mano».
Mattoni crudi lavorati a mano. Ma il digitale…
Nel corso della presentazione della mostra, Frances Pinnok, docente alla Sapienza di Archeologia e storia dell’Arte del vicino oriente antico, supervisore dei lavori, aveva confermato che per quanto riguarda l’Archivio di Ebla «bisognava riprodurre mattoni crudi e nessuna stampante 3D poteva riprodurre lo sbriciolamento dei mattoni. In quel caso è stato necessario lavoro manuale». Per la prima fase del lavoro ci è voluto un mese e mezzo di attività. «Abbiamo collaborato intensamente con gli archeologi. Posso dire che sono rimasti molto soddisfatti». Orgoglioso della sua manualità e del tocco da artigiano, Ivano una concessione al digitale la fa. «Il digitale ci ha aiutato sicuramente per le proporzioni. Permette una precisione maggiore, ma il lavoro sempre in mano ad uno scultore lo devi mettere» ha aggiunto Ivano, 35 anni di mestiere alle spalle.
Prima il polistirolo
Già, ma come è rinato l’Archivio di Ebla? «Prima si scolpisce il polistirolo – ha spiegato Ivano – poi si fa la pietra con gesso e sabbia. Realizzato il positivo si fa una madreforma con il lattice. Poi il vetroresina, con una struttura interna in acciaio». E al Colosseo come arriva? «La struttura viene smontata, incartata, messa sul camion e portata a destinazione. Che orgoglio vederlo al Colosseo». Una riproduzione che potrebbe essere il primo passo per la ricostruzione dell’opera, sul posto. «E’ quello che speriamo tutti».