Troppi incubatori, poche competenze sul business plan, poche hard skills: Emilio Sassone Corsi, responsabile di MAIN Management Innovation, traccia le coordinate del futuro del seed capitalism, dopo il via dell’equity crowdfunding su CrowdFundMe
Una campagna di crowdfuning per sostenere e valorizzare solo i progetti all’avanguardia e con alto potenziale di successo nati nelle università e nei centri di ricerca. È questo l’obiettivo dell’iniziativa lanciata su CrowdFundMe da Managament Innovation MAIN, PMI innovativa composta da attenti osservatori pronti a intercettare i talenti innovativi. Solo nei primi 5 giorni di campagna sono stati raccolti 51.000 euro con il contributo di 18 investitori. L’obiettivo è 100.000 euro.
La storia di MAIN
Management Innovation MAIN nasce nel 2008 e, dato che sboccia durante una delle crisi più dure della storia del capitalismo mondiale, cerca di abbinare all’innovation consulting attività più laterali come le consulenze ICT. Con l’affermazione del marchio e l’attenuazione della crisi, c’è stato un cambio di marcia.
“Le aziende, che prima tendevano a rimanere chiuse nelle proprie convinzioni, hanno capito che bisognava innovarsi o morire – spiega Emilio Sassone Corsi, responsabile MAIN -. Le pressioni dei media e del governo, grazie al varo del protocollo Industria 4.0 hanno fatto il resto: l’introduzione di figure come l’innovation manager ha fatto sì che l’ecosistema economico ed innovativo, un po’ fermo, si sia rimesso in movimento”.
Per aderire in pieno alla propria mission e scovare ma anche sostenere prodotti in grado di cambiare il futuro, MAIN ha lanciato il crowdfunding per creare un fondo da destinare al seed capital di imprese innovative.
“Abbiamo deciso di dotarci di una nostra capacità finanziaria, in grado di sostenere le numerose nuove iniziative imprenditoriali che stiamo sviluppando in collaborazione con le maggiori università e centri di ricerca italiani e internazionali: da Harvard University al MIT, dalla University of California at Berkeley alla Aarhus University (Denmark), dal CERN all’Università di Milano Bicocca dal CNR e all’Università di Roma Tor Vergata, tanto per fare qualche nome”.
Il ritorno per i soci di MAIN
MAIN intende distribuire gli utili tra i soci e lo farà a partire dal 2018, ripartendo il 20%. Il restante 80% verrà destinato alle attività di ricerca, sviluppo & scouting, necessarie per trovare le realtà in cui poter investire
Chi investe in Management Innovation sarà socio di startup basate su tecnologie innovative estremamente promettenti, come Green Energy Storage, patrocinata da Harvard University e in stretta collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler e l’Università di Roma “Tor Vergata” e Glass to Power, partecipata dall’Università di Milano Bicocca ed in stretta collaborazione con l’Università di Trento.
Ciò a cui mira MAIN è acquisire partecipazioni in 5-7 società fortemente innovativo, che possano portale il valore complessivo dell’impresa fino a 10 milioni di euro. A tal proposito, la società metterà in atto una exit strategy selettiva che consentirà di valorizzare, entro cinque anni al massimo, alcune partecipazioni, realizzando una importante plusvalenza.
“I filoni in cui si sta innovando di più sono l’intelligenza artificiale e la blockchain, che in breve tempo stravolgerà completamente il modo di operare con la moneta. Certo, energia, mobilità, sicurezza (digitale e non) sono ancora al centro dell’interesse degli innovatori e degli investitori, – spiega il responsabile di MAIN – ma è sui primi due temi che è maggiormente incentrata l’attenzione”.
Hard e soft skill per il futuro
I progetti di cui MAIN è alla ricerca per far crescere i frutti della sua campagna di equity crowdfunding, devono essere fortemente innovativi, possibilmente supportati da brevetti industriali importanti. “Il nostro intervento – spiega Sassone Corsi – sarà a livello di seed capital e di management delle società: affiancheremo i professori, che per formazione non hanno le competenze adatte per gestire il lato economico dell’impresa”.
Già, le competenze. Secondo il responsabile di MAIN gli innovatori devono avere hard e soft skill. Le prime riguardano il titolo di studio: meglio puntare su una laurea tecnico scientifica (fisica, chimica, matematica, biologia), “possibilmente accompagnata da un dottorato o, meglio da un MBA”. Tra le soft skills, ci devono invece essere la capacità di realizzare le cose, oltre che pensarle, e di trasformare in economia l’idea, cioè “bisogna avere una mente adattabile anche ai numeri, allo sviluppo di un business plan”, puntualizza Sassone Corsi.
Il futuro del seed capitalism non è nella quantità ma nella qualità. “In un paese con un numero di incubatori pari a quello dela California (dove non ci sono 60 milioni di abitanti, ma molti di più), è tempo di valutare le idee e di mettere a punto veri business model e plan – osserva il responsabile di MAIN -. Si dice che una società su 10 di quelle create con seed capital non sopravviva proprio perché non sanno tenere conto degli aspetti economici”. È dunque il momento di pensare ai conti, più che agli incubatori, e naturalmente ai progetti davvero innovativi.