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Una cattiva abitudine da perdere. Per risparmiare tempo, di tutti, e concentrarci su quello che serve davvero: fare, non parlarne
Propongo sia messa ai voti la seguente mozione: basta annunci, parliamo solo di cose che sono già avvenute. Almeno in campo tecnologico dove, da sempre, la proiezione verso il futuro complica ogni valutazione sul ben più misero presente.
Piantiamola di sprecare il nostro tempo e l’attenzione dei nostri lettori su quello che domani sarà possibile fare con le stampanti 3D (delle quali, nel frattempo, non parla più nessuno) o con l’utilizzo dei big data o con il machine learning o altre meraviglie simili. Tornassero in auge domani le famose stampanti, per favore, andiamo a visitare una casa stampata in 3D o qualsiasi altra meraviglia tridimensionale solo dopo che questa è stata davvero realizzata.
Smettiamola di annunciare task force per l’intelligenza artificiale nella Pubblica Amministrazione (cito questo solo perché è uno dei progetti più curiosi e esotici fra quelli partoriti negli ultimi anni), gruppi di lavoro, comitati di esperti, commissioni, intergruppi parlamentari e altre amenità. Occupiamoci dei risultati di simili prestigiosi organismi e non della loro messa in opera. La lista di simili iniziative non interesserà altri che non siano l’ego degli ammessi in simili consessi e l’amor proprio dei loro concorrenti ingiustamente esclusi.
Occupiamoci, tutti, dei risultati raggiunti e non dei mirabolanti progetti: che le idee, specie quelle futuribili e legate alla tecnologia, sono quasi sempre magnificenti e a costo zero, mentre la loro applicazione resta troppo spesso ad anni luce di distanza. E se dopo un simile provvedimento di azzeramento dei sogni dovesse per caso pararsi di fronte a noi qualcosa di molto simile a un deserto delle intenzioni rimaste tali, poco male. Nulla è più utile della constatazione della propria miseria per spingerci a ripartire sul serio.