Il robot ha mostrato la capacità di replicare i movimenti di conduzione dell’orchestra acquisiti in una precedente fase grazie all’insegnamento umano
“Musica maestro” ma stavolta al posto di un uomo c’è un robot a dirigere l’Ensemble Strumentale del Conservatorio “Giuseppe Martucci” di Salerno. L’esperimento, unico in Italia, è stato fatto sul palco di villa Rufolo a Ravello nell’ambito di “Burattino senza fili — Automi, Robot, Intelligenze artificiali: la nuova travolgente rivoluzione industriale”, una serata tra scienza, musica e spettacolo, a cui hanno partecipato il professor Bruno Siciliano dell’Università di Napoli Federico II, l’Ensemble “G. Martucci” di Salerno diretta dal maestro Massimiliano Carlini e il robot RoDyMan.
L’esperimento
Bruno Siciliano, ordinario di automatica all’Università di Napoli Federico II e direttore del Centro di chirurgia robotica, ha raccontato al pubblico lo stato dell’arte e le sfide tecnologiche in questo settore. A seguire, l’Ensemble Strumentale del conservatorio “G. Martucci” di Salerno, diretta da Massimiliano Carlini, ha interpretato in chiave musicale i temi della serata, coinvolgendo nell’esecuzione anche il robot RoDyMan, realizzato dal PRISMA Lab, il laboratorio di robotica della Federico II.
RoDyMan, acronimo per Robotic Dynamic Manipulation, è un progetto nato nel 2013 grazie all’assegnazione da parte del Consiglio Europeo della Ricerca di un Advanced Grant al professor Siciliano, un finanziamento che mira a sostenere la ricerca di frontiera. Il robot ha mostrato la capacità di replicare i movimenti di conduzione dell’orchestra acquisiti in una precedente fase, grazie ai sensori applicati al maestro Carlini nell’atto di esecuzione di un pezzo di Bach.
“Gli straordinari avanzamenti della robotica e dell’intelligenza artificiale stanno già cambiando, spesso senza la nostra piena consapevolezza, il modo di produrre, consumare, comunicare. E molte delle nostre attività quotidiane – spiega Siciliano – nei prossimi anni, saranno fortemente trasformate grazie all’impatto di queste nuove soluzioni tecnologiche. Ciò che un tempo era solo oggetto della narrazione fantascientifica oggi è sempre più reale e vicino; e, soprattutto, i progressi sono così veloci che è difficile immaginare che cosa accadrà domani”.
L’obiettivo è lo sviluppo di un robot di servizio capace di manipolare con destrezza oggetti elastici e morbidi che cambiano di continuo densità e forma. Se ne prevede l’impiego non solo in campo manifatturiero ma anche nell’assistenza alla persona, in campo medico-chirurgico, e in altre attività che comportino l’uso delle mani. Dato che per preparare una pizza serve una straordinaria destrezza manuale si è pensato di realizzare un robot pizzaiolo. È un tributo a Napoli, città all’avanguardia nella tecnologia robotica e nell’automazione, ma soprattutto nella cultura e nella gastronomia, di cui la pizza è simbolo e tradizione.
La realizzazione di un robot capace di manipolare oggetti come un essere umano è tra le sfide più attese e difficili della robotica. Si tratta di replicare in una macchina abilità che sono frutto dell’evoluzione biologica e culturale dell’uomo. Un’impresa riuscita unendo la musica e la robotica. Abbiamo parlato con il professor Siciliano per capire qualcosa in più.
L’intervista
Quali sono i problemi che ha incontrato nella realizzazione di questo robot?
“E’ stata un’ impresa difficilissima, soprattutto per due ordini di problemi. Primo: non conosciamo del tutto la natura umana, condizione indispensabile per poterne replicare le funzioni in una macchina. Secondo: ci molti sono limiti tecnici alla realizzazione di un robot bio-ispirato, non ultimi quelli relativi alla necessità di renderlo conviviale ed esteticamente apprezzabile”.
Possiamo pensare di avere un domani dei robot che fanno le pizze o dirigono un’orchestra?
“Le ricadute del progetto sono innumerevoli. Ovviamente l’intento non è certo quello di sostituire il pizzaiolo o il direttore d’orchestra. Molte analogie esistono fra il manipolare in maniera non prensile un oggetto come l’impasto della pizza e quello di operare, per esempio, su tessuti e muscoli. Da poco è stato inaugurato il Centro Interdipartimentale di ricerca ICAROS ove si studieranno nuove frontiere di chirurgia robotica e le conoscenze acquisite tramite RoDyMan saranno pian piano lì trasferite. Altre applicazioni si avranno sia in ambito industriale sia nello sviluppo di arti inferiori per i robot poiché, da un punto di vista teorico, la manipolazione non prensile ha molto in comune con l’atto del camminare”.
Come si è sviluppata l’idea di far dirigere un’orchestra a RoDyMan?
“Tutto è nato parlando con gli amici di città della Scienza che volevano fare una serata sulla robotica. Volevamo fare qualcosa di diverso in uno scenario unico come quello di Ravello. Abbiamo sentito il direttore d’orchestra che è venuto in laboratorio, abbiamo acquisito i suoi dati biometrici e costruito un suo avatar in base alla lunghezza del tronco, abbiamo replicato la parte superiore del suo corpo. Abbiamo scelto un pezzo musicale non troppo brioso, un’aria di Bach da far dirigere al robot”.