Negli Usa, l’azienda Neodriven di un ex impiegato della Tesla ha da poco presentato un kit (open source) per rendere semiautonome le auto tradizionali
George Hotz, classe 1989, è un informatico statunitense e soprattutto, hacker. Con il nome in codice geohot, è stato tra i primi a violare i sistemi operativi di Apple e Sony. Le denunce ricevute (tante) gli hanno tuttavia spianato la strada verso una carriera in Facebook prima e Google dopo. Licenziatosi da Google, Hotz iniziò lavorare con il pallino della guida autonoma, innamorato della Tesla di Musk. A quest’ultimo propose addirittura una collaborazione che tuttavia sfumò senza risultati.
Mettersi in proprio fu la sua risposta. Nel 2016 Hotz fondò il progetto comma.ai, un kit software per rendere semi autonome le auto tradizionali, ricevendo un importante finanziamento anche da Andreessen Horowitz (tra i primi venture capital della Silicon Valley), e in grado di far provare l’ebbrezza dei modelli più avanzati come le Tesla ai guidatori di tutto il mondo.
Dalle sanzioni all’open source
Dopo il lancio del progetto, l’NHTSA, l’ente americano per la sicurezza stradale, aveva intimato a Hotz di bloccare e rimuovere dalla Rete comma.ai, pena pesanti sanzioni fino a 21.000 dollari. La risposta arrivò rapida ed efficace: comma.ai fu rinominata comma neo e presentata con licenza open source su GitHub lo scorso dicembre, scavalcando in questo modo qualsiasi multa e azione legale. Da quel momento il progetto diventò ufficialmente di dominio pubblico permettendo a sviluppatori e appassionati di dare il loro personale contributo.
Il kit di guida autonoma per tutti
Tra questi Matt Schulwitz, ex dipendente Tesla, che ha deciso di prendere in mano il codice di Hotz e metter su un’azienda, la Neodriven. Schulwitz ha investito nel progetto cercando di portarlo a livello consumer, riuscendoci almeno in parte. Ne è derivato un kit software e hardware per la guida semiautonoma che può essere facilmente montato su diversi veicoli tradizionali in pochi minuti.
Il cuore di Neodriven consiste in un dispositivo che va a sostituire lo specchietto retrovisore ed è basato su un’unità computerizzata consistente in uno smartphone One Plus 3. Questo va a collegarsi a una serie di sensori tra cui un radar frontale che permettono di controllare numerosi parametri in tempo reale quali la velocità, la tenuta di strada, suggerire percorsi alternativi in caso di traffico o addirittura attivare i freni in presenza di ostacoli.
Al momento il kit costa 1495 dollari e soprattutto rimane open source, quindi disponibile per essere continuamente migliorato e arricchito da applicazioni di terza parti, una condizione che se ben gestita potrebbe portare anche alla creazione di un ecosistema di guida autonoma alternativa a quella mainstream.