Le cellule immortali HeLa sono state utilizzate nella ricerca sul cancro, nello studio delle malattie infettive, nello sviluppo della tecnica della fertilizzazione in vitro e più recentemente contro Covid. Ma ancora si ignorano i “diritti” dei discendenti a cui nessuno ha mai chiesto alcuna autorizzazione per l’uso
Nei miei interventi degli ultimi mesi ho raccontato storie di scienziate che si sono dovute battere per vedere riconosciuto il loro valore, lottando contro pregiudizi di genere e di razza. Oggi vorrei raccontare una storia completamente diversa centrata sul contributo involontario (ma straordinariamente importante) dato da Henrietta Lacks, una donna di colore malata di cancro.
Le cellule di Henrietta Lacks
La storia, destinata a rivoluzionare la ricerca in medicina e biologia, inizia nel 1951 quando a Henrietta, trentenne afroamericana madre di 5 figli, viene diagnosticato un cancro alla cervice dell’utero. All’epoca negli USA vige la segregazione razziale e Henrietta viene assistita nell’ala riservata alle persone di colore dell’ospedale della Johns Hopkins University di Baltimora. La curano con il radio ma, prima di iniziare il trattamento, prelevano campioni delle cellule sane e di quelle malate. Una procedura standard che, in accordo con le regole vigenti in quegli anni, viene fatta senza informare e senza chiedere il consenso della paziente.
I campioni prelevati a Henrietta vengono portati nel laboratorio di George e Margaret Gey che da decenni stanno cercando il modo di fare crescere le cellule umane in vitro. È uno sforzo che non ha ancora portato risultati soddisfacenti perché le cellule, pur tenute alla giusta temperatura e nutrite con fantasiosi e svariati brodi di coltura, sopravvivono solo pochi giorni. Ciononostante, tutti hanno ben chiaro quanto sarebbe importante avere cellule vive e in grado di riprodursi per studiare come vengono attaccate dai virus e per fare test di nuove medicine… e gli insuccessi non fiaccano gli sforzi.
La prima linea cellulare immortale
I tessuti di Henrietta vengono sottoposti al trattamento standard: tagliati in minuscoli pezzettini e messi in provette sterili con qualche goccia di brodo nutriente poi lasciate alla giusta temperatura nella camera sterile (per evitare contaminazione da parte del mondo circostante). Secondo la prassi, per identificare le provette viene scritto un nome di 4 lettere ottenuto combinando le prime due lettere del nome e le prime due del cognome del paziente. Così nasce la sigla HeLa. Il giorno successivo intorno ai tessuti tumorali si è formata un corona di nuove cellule, segno che le cellule erano vive e si stavano riproducendo.
La tecnica di laboratorio che ha in carico le provette divide ulteriormente il contenuto delle provette HeLa per dare alle cellule la possibilità di crescere, e loro, tra la sorpresa e la soddisfazione dei coniugi Gey, non smettono più di farlo mentre quelle dei tessuti sani muoiono dopo pochi giorni. George Gey può affermare di avere finalmente ottenuto una linea cellulare immortale. Adesso sappiamo che l’immortalità è dovuta alla mutazione indotta dal virus del papilloma umano nell’enzima telomerasi, il regolatore dell’invecchiamento cellulare.
Una rivoluzione per la medicina
Purtroppo, quello che rende straordinarie le cellule HeLa conferisce grande aggressività del tumore che, dopo una iniziale remissione, si ripresenta sviluppando metastasi generalizzate che uccidono la giovane donna in pochi mesi.
Henrietta muore ma le sue cellule si dimostrano una rivoluzione nella medicina. Gey le spedisce gratuitamente a tutti i colleghi che ne fanno richiesta. Viaggiano con la posta nelle loro fialette con qualche goccia di nutriente pronte per essere utilizzate in laboratori in tutto il mondo. Dalla produzione di quantità limitate dalla capienza del laboratorio di Baltimora si passa a quella su scala industriale. Nel 1952 si scopre che le cellule HeLa sono suscettibili al virus della poliomielite e possono essere utilizzare in grande quantità (e a costo moderato) per i test del vaccino sviluppato da Salk.
Il contributo di HeLa al progresso della medicina
Ma il vaccino contro la poliomielite, una malattia temutissima che poteva causare terribili paralisi, non è l’unico contributo di HeLa al progresso della medicina. Le cellule HeLa sono state molto utilizzate nella ricerca sul cancro, nello studio delle malattie infettive, nello sviluppo della tecnica della fertilizzazione in vitro e più recentemente per lo sforzo di trovare un vaccino contro il Covid. Le cellule HeLa sono ovunque nei laboratori di ricerca e anche in quelli delle scuole e delle università. La NASA le ha persino mandate nello spazio.
I problemi etici sui campioni di tessuti umani
Tutti le utilizzano ma la memoria di Henrietta, morta nel 1951, è completamente persa. Fino a quando Rebecca Skloot, impressionata da una lezione di biologia proprio su HeLa, decide di scoprire chi fosse Henrietta e come la sua famiglia avesse vissuto questa strana immortalità all’origine ad un giro di affari milionario che ignora completamente i “diritti” dei discendenti che hanno persino visto pubblicato il genoma della loro mamma e nonna senza che nessuno avesse mai chiesto loro alcuna autorizzazione. Nel 2010 è uscito il libro The immortal life of Henrietta Lacks (tradotto con La vita immortale di Henrietta Lacks) che ha portato all’attenzione del pubblico questa storia che mescola la tragedia umana con il progresso della scienza condito da enormi problemi etici sull’utilizzo e sulla commercializzazione dei campioni di tessuti umani. Nel 2017, il libro è diventato un film dallo stesso titolo con Oprah Winfrey.
Il centenario della nascita di Henrietta
Quest’anno è centenario della nascita di Henrietta e la sua famiglia vuole approfittarne per ricordarla e per celebrare il grande contributo che ha dato al progresso della scienza attraverso il sito hela100.org. Il centenario cade mentre l’America è scossa dal movimento Black Lifes Matter e offre la possibilità di riflettere sulle differenze che ancora sussistono nelle cure riservate dal sistema sanitario ai cittadini americani con la pelle di diverso colore.
Correggere gli errori del passato
Alcuni scienziati si chiedono se sia eticamente corretto continuare a usare le cellule immortali di Henrietta, sapendo che sono state prelevate senza il suo consenso e sono state usate, e sfruttate, senza l’autorizzazione della famiglia. Certo, 70 anni fa, il mondo era diverso, ma non è troppo tardi per correggere gli errori del passato. Il National Institute of Health vuole sfruttare questa occasione per rivedere il protocollo (Common Rule) che regola l’utilizzo di tessuti umani nel campo della ricerca inserendo una norma che richiede l’esplicita autorizzazione dei diretti interessati. Un cambiamento importante ispirato dalla storia di Henrietta.