TOP500 è la classifica dei 500 computer più potenti del mondo. Sunway TaihuLight (costruito in Cina) ha superato tutti gli altri. Ma come si stila questa classifica? Cos’è il test di Turing e perché è così importante per misurare l’intelligenza artificiale? Abbiamo provato a rispondere.
Da Isaac Asimov con il suo Multivac, a HAL 9000 di 2001 Odissea nello Spazio, a Matrix dove gli uomini sono schiavi delle macchine. È inevitabile: la nostra umana fantasia si immagina macchine intelligenti, androidi e supercomputer. Del resto, l’intelligenza artificiale (AI) è uno dei temi preferiti dagli autori di fantascienza e dai loro lettori. Riuscire a riprodurre l’attività cerebrale umana è un’ipotesi che, anche se non lo ammettiamo, ci ha sempre affascinati. Ma quanto è lontana la realtà dalle ipotesi?
I computer più potenti del mondo
Il progetto TOP500 è una classifica dei 500 computer più potenti del mondo (non commercializzabili, è chiaro). Il computer K, prodotto dalla giapponese Fujitzu, è solo quinto. Viene dopo Sunway (cinese), Thiane-2 (cinese), Titan (americano), Sequoia (dell’americanissima IBM). Nella classifica TOP 500 di giugno 2016, Sunway TaihuLight (costruito in Cina) supera tutti: con i suoi 93 petaflops, 1.3 petabyte di Ram e 10.56 milioni di core, è il computer più potente del mondo.
40 minuti reali per riprodurre 1 secondo virtuale
Il computer K è stato in testa alla classifica fino al 2011 e, nel 2014, è riuscito a simulare l’1% dell’attività cerebrale umana. La simulazione informatica del cervello è stata eseguita al RIKEN program for Computational Life Sciences e le sperimentazioni continuano ancora oggi. Il nostro cervello è un organo così complesso e riuscire a ricreare 1.73 miliardi di cellule nervose virtuali, 10.4 trilioni di sinapsi, con 82mila processori, non è cosa da poco.
L’1% potrebbe sembrare una piccola percentuale, quasi nulla. In verità, quell’1% è un risultato impressionante.
Basti pensare che per produrre un secondo virtuale sono serviti 40 minuti reali. Secondo il filosofo Thomas Hobbes, la mente umana sarebbe l’esito di una serie di calcoli complessi eseguiti dal cervello e ragionare non sarebbe altro che calcolare. Ma quanti calcoli servono per riprodurre un pensiero o un’azione?
Come si misura la AI? Il test di Turing
L’intelligenza artificiale è la capacità di un computer di svolgere compiti e ragionamenti tipici della mente umana. E come si determina l’intelligenza artificiale? Qual è il metro di misura? Se esiste un metodo per valutarne il grado, quello è universalmente riconosciuto nel test di Turing. Alan Turing, il matematico britannico che ha inventato la macchina che decrittava i messaggi in codice tedeschi elaborati con Enigma durante la seconda guerra mondiale, è colui che ha stabilito dei criteri per determinare l’intelligenza delle macchine.
Il test per determinare il grado di ragionamento di un computer si chiama, infatti, test di Turing e misura l’abilità di pensiero di una macchina.
Il test, elaborato ed esposto nel 1950 in un articolo intitolato “Computing machinery and intelligence” e apparso sulla rivista Mind, viene spiegato attraverso quello che Tuning definisce “gioco di imitazione”. Il gioco prevede tre partecipanti: un uomo, una donna e una terza persona. In ordine: A, B e C. Il partecipante C viene separato da A e B e, sulla base di una serie di domande fatte ad A e B, deve indovinare chi dei due è l’uomo e chi la donna. Attraverso una serie di inganni, A e B dovranno sviare C. Ad un certo punto, A verrà sostituito da una macchina. Se le percentuali di risposte corrette/errate di C non risultano variate, allora la macchina è intelligente. In pratica: se facendo delle domande a una macchina non capiamo che a risponderci è la macchina, la macchina ha superato il test di Turing.
Etica e limiti
Eugene Goostman, è un computer che è riuscito ad imitare un tredicenne di San Pietroburgo, Xiaoice è un test cinese su Wechat che sta superando ogni aspettativa. Il nuovo e controverso film Ex Machina immagina il problema della misurazione dell’intelligenza di una donna androide e affronta i dilemmi dell’uomo quando l’androide arriva a superare ogni limite. L’intelligenza artificiale ci potrebbe mettere di fronte a diverse domande. Molti di questi interrogativi riguardano l’etica: quali i limiti che vorremmo porre a una macchina pensante, se questa macchina pensante esistesse davvero? Dove oseremmo spingerci? Ci farebbe paura o ne saremmo attratti? Un computer potrebbe arrivare ad essere un essere senziente, con ragionamenti veri e propri?
Beh, calcolando che siamo riusciti a riprodurre solo l’1% delle nostre capacità cognitive, le risposte a queste domande dovranno attendere ancora parecchio tempo.
Sara Mauri
@SM_SaraMauri