La tecnologia blockchain sembra assumere sempre più un ruolo di primo piano nel futuro del nostro Paese . Anche nei piani del Governo. Vediamo cosa potrebbe accadere nei prossimi anni, tra nuove sperimentazioni, investimenti e bandi pubblici.
È probabilmente la tecnologia che più di altre è destinata a rivoluzionare la nostra vita nel prossimo futuro. Stiamo parlando della blockchain. E finalmente sembra essersene accorta anche la politica.
Era il 2014 infatti quando, per la prima volta, il termine blockchain fece il suo ingresso tra le sale di Montecitorio, durante un evento sul tema che restò, sostanzialmente, lettera morta. Era troppo presto e, sicuramente, non eravamo ancora pronti a questo enorme cambiamento: da allora non se n’è (quasi) più parlato. Fino ad oggi, quando la blockchain fa nuovamente il suo ingresso a Montecitorio e stavolta non come un’anonima e criptica tecnologia da guardare con sospetto, ma come una protagonista del futuro del Paese, tanto da meritare un posto importante anche nella prossima legge di Bilancio.
In questi ultimi mesi alla Camera dei deputati si sono già svolti diversi incontri tra istituzioni, imprenditori ed esperti del settore per discutere su cosa ne sarà di questa tecnologia basata sui registri distribuiti, i suoi possibili impieghi e la cornice normativa entro la quale potrà essere utilizzata.
La rivoluzione assume forme diverse
«Un tema come questo non può rimanere fuori dall’agenda politica di un Paese che vuole guardare al futuro con ambizione», spiega Davide Zanichelli, deputato del Movimento 5 Stelle tra i più impegnati su questo fronte. Ma bisogna cominciare a ragionare su quali possono essere i suoi utilizzi e come fare per tutelare i consumatori, muovendosi all’interno di una cornice normativa definita.
Libera, tracciabile, sicura: sono queste le caratteristiche della rete blockchain, il grande registro virtuale che assicura la privacy e permette ogni tipo di transazione. Attraverso blockchain infatti, viene scambiato puro valore digitale e questo può interessare numerosi settori. Utilizzare la blockchain, ad esempio, può aiutare i produttori a valorizzare i propri beni, tramite il tracciamento dei prodotti alimentari. Ovviamente, tutti gli attori che partecipano alla catena del valore ci guadagnano, grazie alla massima accuratezza delle informazioni e alla maggiore sicurezza dei consumatori.
Partendo dalle criptovalute fino ad arrivare agli smart contracts, sono dunque sempre di più i possibili utilizzi di questa tecnologia. Dovremo dire addio alle banconote? E ai notai? Non proprio. «Semplicemente, la blockchain è uno strumento esistente, più efficiente ed economico degli attuali», spiega ancora Zanichelli. «Un’innovazione dalla quale non si può tornare indietro, che va adottata e regolamentata per essere utilizzata al meglio».
Il piano del Governo
«Il Governo ha deciso di investire fortemente sulla blockchain già dalla prossima legge di Bilancio. Vogliamo fare in modo che l’Italia torni ad essere competitiva e i cervelli migliori restino nel nostro Paese», spiega ancora il deputato del Movimento 5 Stelle.
Al di là dei proclami e dei buoni propositi però – replicati anche dal sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa (che non ha nascosto il suo scetticismo per l’utilizzo della blockchain per il voto elettronico) – ci sono alcune certezze. La prima sono i 45 milioni presenti nella manovra economica che saranno stanziati nel corso del triennio 2019-2021.
Intanto, è già partita presso il Mise la sperimentazione della tecnologia blockchain per la certificazione del made in Italy su due filiere, il tessile e l’arredamento. Ma ci sono anche diverse novità: i 45 milioni di euro che derivavano da una delibera Cipe per la banda ultralarga ad esempio e che ora sono stati destinati alla blockchain saranno utilizzati per avviare dei bandi per progetti sperimentali da sviluppare in collaborazione con Regioni e Comuni che intendono sperimentare la blockchain per i loro servizi ai cittadini.
Con l’adesione alla Blockchain Partnership inoltre, l’Italia sta ora lavorando con il team digitale e Agid – in collaborazione con il gruppo operativo formatosi in seno alla Commissione europea – per portare a termine tre progetti: uno dedicato alla realizzazione di una piattaforma per la certificazione dei diplomi a livello paneuropeo e altri due riguardo alle certificazioni e agli scambi nell’ambito dei registri fiscali.
Ci sarebbero anche gli oltre 200 miliardi di euro di risorse previste nei prossimi 3 anni da Cassa Depositi e prestiti per sostenere le imprese italiane e sullo sviluppo innovativo del Paese. Ma intanto, in attesa di conoscere come verranno utilizzati i fondi messi in campo dalla partecipata pubblica, con il decreto Semplificazioni approvato dal Consiglio dei Ministri durante la seduta del 12 dicembre 2018, si cerca di creare una cornice normativa di riferimento in assenza di un framework comunitaria condivisa.
Si tratta di un primo tentativo di definizione che potrà successivamente essere corretta in Parlamento ma che, assicura il Governo, permetterà alla tecnologia di entrare nell’ordinamento giuridico ed avere così, finalmente, il suo riconoscimento ufficiale anche nel nostro Paese.