Una campagna elettorale a colpi di Tweet e di post. Una elezione alla quale hanno preso parte, per la prima volta, i millennials. Un docu-film che racconta tutto questo anche in chiaro su SkyTg24. Intervista all’autore Giorgio J. Squarcia
Chi ha seguito il progetto #Italia2018 saprà bene che, per oltre due mesi, StartupItalia! ha raccontato quotidianamente la campagna elettorale così come è avvenuta nei social network, luoghi in cui, normalmente, gli italiani parlano d’altro. Facebook e Twitter sono diventati il terreno di scontro della nostra classe politica e probabilmente hanno influito sul risultato consegnato dalle urne.
Chi volesse approfondire il tema potrà farlo, domenica sera, su Sky. Alle 21.15 andrà in onda in esclusiva su Sky Atlantic HD e, in contemporanea, in chiaro su SkyTg24, Lo Stato Social – le elezioni come non le avete mai viste, un docu-film evento, cui ha collaborato Barbara Gasperini, che mostrerà da un punto di vista insolito il Paese in cui viviamo, l’Italia del 2018: lo Stato Social e le sue elezioni sospese tra realtà virtuale e problemi reali.
StartupItalia! ha incontrato Giorgio J. Squarcia che ha scritto e diretto il docu-film prodotto da Ladybug Entertainment con la consulenza del social media Marco Borraccino e gli ha posto alcune domande:
Hanno vinto due partiti, quelli di Salvini e Di Maio, molto attivi sui social e ha perso il Pd dopo che Renzi, attivissimo su Fb e Twitter ai tempi della presidenza del Consiglio, ha scelto di mordere il freno: quanto ha influito la presenza “virtuale” dei leader sul risultato elettorale e quanto l’assenza del leader toscano ha danneggiato i Democratici?
Le ragioni di un successo o di un insuccesso sono sempre politiche, ma rispetto all’era analogica i social amplificano l’efficacia e l’inefficacia, perché sono più pervasivi dei media tradizionali e si sviluppano in tempo reale e in un flusso perpetuo, ininterrotto. Proprio perché ritenevo che la “presenza” online di un candidato, anche meramente quantitativa, potesse spostare il risultato di una campagna elettorale, ho chiesto a Marco Borraccino, che a sua volta è social media manager, di monitorarla ora per ora, sin dall ‘inizio della campagna. Due esempi apparentemente contraddittori: Berlusconi è il leader che ha twittato più di tutti durante il periodo elettorale, non si può dire che la sua “presenza” abbia influito sul risultato finale. Subito sotto di lui il leader che ha twittato di più è Salvini, la cui ipertrofia comunicativa sembra invece aver pagato. Per Renzi il discorso è diverso. Fino a Macerata andava benissimo, erano suoi i post fb più performanti in assoluto tra i candidati. Poi, inspiegabilmente, non solo è quasi sparito ma il poco che faceva era sempre sbagliato.
Leggi anche: Elezioni 2018 in 50 sfumature di blu
Un tempo dietro un grande politico c’era un grande spin doctor che scriveva i discorsi in occasione dei comizi. Oggi da quali figure si compone il team di esperti della comunicazione che segue i social dei politici e in cosa consiste il loro lavoro?
Sono due le figure chiave: il social media manager che si occupa dei social media e poi il digital strategist che invece si occupa della presenza web del candidato a 360 gradi. Professioni nuove ma determinanti. Credo che, a parte le competenze tecniche, le doti che i candidati cercassero in questi individui fossero due: quella di “prevenire errori” e quella di “segnalare opportunità”.
Osservando da fuori, si ha l’impressione che ciascun politico si muova in un suo “storytelling”: inventa uno scenario, si sceglie un rivale, individua un solo problema e propone una soluzione definitiva. E’ così? Lavorando a “Lo Stato Social” avete avuto la medesima impressione? E quanto e come i social influiscono sulla costruzione della sceneggiatura?
Molto. Vedi Salvini e Boldrini. Talvolta però ingigantiscono perché come detto amplificano e pertanto possono anche essere fuorvianti. Nella ricerca del conflitto, che sui social funziona sempre, non sempre demonizzare il nemico ha portato fortuna. Renzi si è scelto due nemici (5 Stelle e Salvini) con il risultato che Cinque Stelle e Salvini hanno vinto le Elezioni. Di Maio ha scelto come nemico Berlusconi e Berlusconi ha scelto Di Maio, per loro c’era in palio l’elettorato moderato. Abbiamo visto come è andata. Nella costruzione della propria identità (online e offline) e quindi nel creare il proprio personaggio abbiamo visto altri grandi errori, tipo la Boldrini che ha cercato a tutti o costi di affiancare il proprio nome con l’antifascismo, che, si è scoperto, era un tema che non interessava nessuno. Stessa cosa si può dire della battaglia di Renzi contro le face news. Altro caso eclatante è stato quello di Meloni e Salvini che, ad ogni svolta della campagna elettorale (rifiuti, Macerata, Amazon, ecc..) scrivevano la stessa identica sceneggiatura sui social. Risultato: Salvini fagocitava la sua alleata. Il film del candidato leghista sbancava e quello della Meloni lo vedevano quattro gatti.
Leggi anche: Il peggio della comunicazione politica social
Qual è il leader che ha la migliore comunicazione social?
Di Maio. A differenza di tutti gli altri candidati non ha mai seguito i trend ma ha sempre dettato lui l’agenda. C’è poi un autentico capolavoro di strategia digitale che ha compiuto durante la campagna… Quello, però, ve lo rivelerò nel documentario.
Sembra che i social abbiano aumentato il divario tra i leader e i partiti: i leader primeggiano e, grazie ai social, hanno modo di diventare personaggi a tutto tondo; i partiti restano sullo sfondo e si limitano a riprendere gli interventi dei segretari e dei presidenti di partito. E’ così?
Era così già da prima dei social, era così anche con la tv.
Leggi anche: Berlusconi2018, il leader di Forza Italia lancia il nuovo sito, ed è subito down
In una delle nostre ultime analisi per #Italia2018 abbiamo notato che la simbologia tradizionale che distingueva i partiti tra ‘rossi’, ‘neri’, ‘verdi’ e ‘azzurri’ sia venuta meno: tutti i partiti convergono sul blu. Secondo lei perché e in quale misura i social possono avere un peso in questo ennesimo arretramento di ideologie, simboli e vessilli?
Twitter e Facebook hanno un logo che richiama il blu…
Leggi anche: Marturano: “I politici sui social più attivi dei loro partiti. Salvini il migliore, Renzi costretto al pit stop, Berlusconi presente per essere meno virtuale”
Domenica 18 marzo alle 21.15 in esclusiva su Sky Atlantic e in contemporanea, anche in chiaro, su SkyTg24, Lo Stato Social