Come anticipato dal Ministro Pisano, il Commissario Straordinario ha reso disponibili i sorgenti dell’app italiana di contact tracing. In arrivo sugli store Apple e Google nei prossimi giorni
Dopo innumerevoli ed estenuanti discussioni e polemiche, il codice sorgente dell’app Immuni – quella sviluppata da Bending Spoons e ceduta a titolo gratuito al Commissario Straordinario Arcuri – è stato rilasciato su GitHub: lo ha fatto il Commissario stesso, ovviamente attraverso il suo staff, poiché il codice e l’app sono di fatto ormai proprietà dello Stato italiano. Materiale utile a valutare il funzionamento di questa app, che è questione di ore prima che arrivi anche sugli store e dunque diventi disponibile per il download da parte degli utenti: assieme alle informazioni pubblicate da Bending Spoons stessa, che ha sviluppato l’app e che ha fornito di fatto la “manualistica” sul funzionamento di Immuni, è ora possibile farsi un’idea precisa di come funzionerà il contact tracing all’italiana.
Per molti, ma non (obbligatoria) per tutti
Che cos’è e a cosa serve Immuni: si tratta dell’app ufficiale dello Stato italiano per il contact tracing, o come ora lo chiamano Apple e Google “exposure notification”, e servirà a contribuire alla notifica agli utenti che la useranno di eventuali contatti avvenuti con pazienti Covid19. Chi decide di installare l’app di fatto inizierà a raccogliere informazioni su altri smartphone con la stessa app installata che saranno rilevati nelle sue vicinanze, purché si avvicinino abbastanza e restino abbastanza vicino per un certo periodo di tempo (le specifiche su distanza e tempo le ha definite il Ministero della Salute), e immagazzinerà queste informazioni nel telefono: nel caso in cui uno di questi contatti potenzialmente pericolosi dovesse rivelarsi infetto da Coronavirus, l’app lo farà presente al proprietario dello smartphone.
Come chiarito più volte, la via scelta è stata quella delle decentralizzazione delle informazioni: i dati pseudoanonimizzati sugli smartphone che abbiamo incrociato, che non contengono comunque dati identificativi diretti (l’app non richiede nome, cognome, numero di telefono o altri dati personali per essere utilizzata), restano custoditi sullo smartphone del proprietario e vengono registrati solo per il tempo e nelle circostanze utili allo scopo di Immuni. Se non si vede nessuno e non si incontra nessuno, nessun dato verrà stivato: così come non verrà comunicata a nessuno la lista dei contatti registrati, visto che tutto è progettato per restare sullo smartphone opportunamente custodito in un archivio cifrato.
Per funzionare, Immuni si appoggia anche sulla tecnologia di exposure notification messa in piedi da Apple e Google congiuntamente: funziona tramite il Bluetooth e non mediante il GPS, ma per funzionare entrambi i sistemi operativi mobile che vanno per la maggiore necessitano comunque che WiFi e GPS siano attivi (questione molto tecnica: semplificando, diciamo che è perché per ragioni tecniche e di privacy sono stati sviluppati tenendo vincolati l’uno all’altro questi sotto-sistemi – ma ciò non significa che verranno usati i dati del GPS per il contact tracing). Nella scorsa settimana sono arrivati sugli smartphone Android e iOS gli aggiornamenti necessari a inserire a livello di sistema operativo le funzionalità necessarie, sviluppate dalle due aziende statunitensi secondo delle linee guida definite da loro stesse, dunque gli ultimi giorni sono trascorsi integrando e testando queste API. Come detto è questione di ore (o al massimo qualche giorno), a questo punto, il rilascio al pubblico: starà ai cittadini decidere se vogliono o meno scaricarla e usarla.
Cosa manca (ancora), cosa c’è già
Il rilascio del codice della app è un passaggio fondamentale per il percorso di Immuni: l’app è ufficialmente open source, sfrutta come da più parti richiesto (e come era tecnicamente indispensabile fare) la tecnologia Apple-Google, sarà ovviamente gratis da scaricare così come è stato gratuito lo sviluppo fin qui portato avanti da Bending Spoons (che si è anche impegnata a continuare a offrire supporto e sviluppo nei prossimi mesi, sempre a titolo gratuito).
Un paio di questioni sono rimaste in sospeso. La prima, quella più significativa, riguarda il sistema di gestione (quello sì centralizzato, come già oggi) della lista degli ammalati o degli infetti da Covid19: da quello che sappiamo sarà SOGEI a gestire queste informazioni per conto del Ministero della Salute, e dunque sarà importante capire come verranno stivati e gestiti. Quando qualcuno per sua sfortuna risulterà contagiato, se ha Immuni sul suo telefono sarà inviata una notifica a chi lo ha incrociato: ed è qui che c’è la seconda questione da chiarire, ovvero cosa accadrà a quel punto. Immuni è solo un pezzo dell’equazione per gestire al meglio l’emergenza: senza un sistema di verifica delle infezioni (tamponi) celere ed efficiente, e un sistema di cura adeguate (trattamento), qualsiasi sia la percentuale di adozione dell’app sarà inutile.
Infine, ma qui parliamo veramente di poco più di una curiosità, c’è una piccola percentuale di smartphone che non potranno scaricare Immuni: stiamo parlando di quelli che non hanno i servizi di Google a bordo, o che sono troppo datati (e non dispongono di una versione recente del sistema operativo quindi), ma qui si tratta davvero di andarsi a infilare in quei casi particolari che non possono essere ritenuti ostativi al lancio dell’app o alla sua utilità.