Produrre bitcoin porta grandi guadagni, ma ha anche costi non indifferenti. L’estrazione di criptovalute richiede, infatti, un’enorme quantità di energia elettrica. Cosa che non solo ha sollevato dubbi etici su questo genere di business, ma anche controlli più stringenti da parte delle autorità governative competenti.
Una “miniera” di criptovalute
Ecco perché alcune delle piattaforme di mining più grandi del pianeta si stanno interrogando su come risolvere questo problema.
Una centrale elettrica privata
Particolarmente curiosa è stata la soluzione scelta dalla canadese DMG Blockchain che, per proteggersi da possibili interventi governativi, ha deciso di dotarsi di una centrale elettrica propria. Le voci provenienti da Vancouver, sede della società, parlano di una gigantesca infrastruttura idroelettrica capace di sostenere le elevate necessità energetiche.
Questo perché, a differenza delle “normali” miniere di bitcoin, la DMG Blockchain non si concentra su una singola criptovaluta. Integrando poi il proprio business primario con numerosi servizi che comprendono lo sviluppo di software e applicazioni per i sistemi privati basati su blockchain.
Un progetto quello di una propria centrale elettrica privata che, secondo i vertici dei DMG dovrebbe arrivare a costare svariati milioni. Ma anche un investimento che promette di ripagarsi negli anni e che potrebbe aprire una nuova via al futuro per centinaia di società del mining.