Grazie alla tecnologia si è arrivati alla risoluzione del mistero dello scheletrino ritrovato nel deserto di Atacama.
La storia di Ata inizia in modo poco chiaro nel 2003 quando un non meglio identificato cacciatore alla ricerca di oggetti interessanti finisce in un villaggio abbandonato nel deserto di Atacama (in Cile) e trova una borsa di pelle che contiene quello che sembra uno scheletrino lungo meno di 20 centimetri. Se vi sembra una riedizione di Indiana Jones, avete ragione, ma questo è quello che ci raccontano e vi garantisco che, nell’immenso deserto di Atacama, di villaggi abbandonati ce ne sono quanti ne volete.
Un feto o un UFO?
Le dimensioni farebbero pensare ad un feto di grossomodo 5 mesi ma la ossa sono molto più “mature” di quanto ci si potrebbe aspettare per un feto di quell’età e ci sono persino dei denti. E’ molto ben conservato e ha fattezze stranissime con un cranio molto allungato e cavità oculari sproporzionatamente grandi.
Cosa poteva essere? Tutte le volte che mancano spiegazioni immediate, si fa il grande salto e si pensa a civiltà extraterrestri.
Così si sparge la notizia che nel deserto di Atacama siano stati trovati i resti di un visitatore alieno al quale viene dato il nome di Ata. Meglio delle storie fumose dell’area 51 negli USA. Qui c’è uno scheletro che assomiglia proprio tanto agli omini verdi con una grossa testa dei film di fantascienza anni ’50.
L’estrazione del DNA dalla mummia
Nel 2013, la storia di Ata finisce in un documentario intitolato Sirius dedicato agli avvistamenti degli UFO. La notizie della produzione del documentario raggiunge Garry P. Nolan, un immunologo dell’Università di Stanford, che si offre di estrarre e studiare il DNA della piccola mummia. Ottenuto il consenso del proprietario, la mummia viene sottoposta a raggi X e viene estratto un campione di midollo osseo dal quale i genetisti capiscono immediatamente che si tratta di un essere umano, per la precisione di una piccola lei.
La scoperta: il feto ha meno di 500 anni
La minuscola Ata non sembrerebbe neanche tanto antica perché il suo DNA permette di risalire alla popolazione locale ma ha anche tracce di DNA europeo e asiatico. Ata non è ancora stata datata ma ha sicuramente meno di 500 anni, quando gli europei sono arrivati in Cile, e, secondo i genetisti, probabilmente meno di 100 a giudicare dalla facilità di estrazione del DNA che si deteriora abbastanza rapidamente.
Con buona pace degli ufologi, la piccola Ata non è di natura aliena, ma con tutta probabilità di tratta di un feto prematuro nato morto in una remota località nel deserto di Atacama e conservato per la sua stranezza.
Questo non riduce l’interesse dei genetisti per la piccola mummia perché resta da capire che tipo di malattia genetica sia alla base del suo straordinario scheletro che suscita una strana tenerezza.