Nei piani dell’azienda di Bezos c’è un assistente vocale onnipresente. Per riuscirci, però, c’è bisogno di un intero ecosistema di partner
Un keynote ad alto tasso di AI per Amazon: Alexa, Alexa ovunque si potrebbe dire parafrasando un celebre meme che circola da anni in Rete. L’obiettivo di Daniel Rausch e del suo discorso al pubblico della fiera berlinese è chiaro: far comprendere come da una suggestione fantascientifica, quella del computer controllato con la voce di Star Trek, la sua azienda voglia arrivare a una realtà in cui qualsiasi interazione con l’elettronica di casa (e non solo) possa essere svolta con la voce.
Quando arriva Alexa in Italia
“Coming Soon” recita la scritta sulla bandiera italiana nella diapositiva: il Belpaese è in attesa di vedere anch’esso ufficialmente lo sbarco di Alexa, e pare che sia questione di settimane. Per Natale, o forse più probabilmente per l’inizio del 2019, potremo provare finalmente l’alternativa a Siri e all’Assistente di Google anche in lingua italiana. Per allora forse saranno diventate realtà anche altre promesse fatte da Rausch sul palco.
Come quella di rendere Alexa sempre più capace di sostenere una conversazione naturale con gli esseri umani, comprendere il contesto e fornire risposte adeguate di conseguenza. Le ambizioni di Amazon in questo senso sono notevoli, come dimostra l’esempio di Star Trek: per raggiungere questo obiettivo, tanto agognato anche dai partner di Amazon (sul palco c’era il CEO della turca Vestel), ci sarà bisogno anche dell’aiuto di altri – come gli studenti universitari, coinvolti nel Premio Alexa che mette in palio fino a 3,5 milioni di dollari per sostenere l’innovazione in questo settore.
La forza della community
Sistemi come quello di Alexa migliorano con l’uso: gli algoritmi di machine learning su cui sono basati fanno progressi apprendendo da sé stessi, dall’utilizzo che gli utenti fanno di questi sistemi, dunque è fondamentale allargare sempre di più la platea di chi può fruirne per renderli sempre più funzionali. Non solo: trovare nuove forme di impiego della tecnologia, con l’ausilio della creatività degli utenti, è considerato fondamentale tanto da creare strumenti come Alexa Skill Blueprint per consentire a tutti di “cucinare le proprie ricette” e proporre un servizio sulla piattaforma.
Se ciò non bastasse, e non basta, c’è anche da coinvolgere l’ecosistema degli sviluppatori: API e SDK, ma anche investimenti e tutto quanto serve è a loro disposizione, e Rausch cita l’esempio del giovane studente universitario che con una sola skill riesce a mettere da parte qualcosa come 10mila dollari al mese. O alla crescita delle vendite di oltre il 40 per cento garantita dal bollino “Works with Alexa” incollato sulla scatola di altoparlanti, lampadine, ogni altro device che si colleghi al cloud di Amazon.
L’ambizione di Amazon è di vedere presto Alexa presente ovunque: in un albergo, per ordinare la cena in camera; in casa per fare la spesa; in ufficio per far partire una videoconferenza semplicemente dicendo “iniziamo la riunione”; o ancora in auto, per gestire tutto ma proprio tutto quanto ha a che fare con l’intrattenimento e la navigazione. Rausch è chiaro, l’idea di Amazon è di vedere Alexa “everywhere”: accompagnare i consumatori dappertutto, trasformando in realtà il sogno di Star Trek.