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Trasformazione digitale, sono quattro le fasi che le imprese affrontano col team di Google Cloud per migrare: valutazione, pianificazione, migrazione, ottimizzazione
Secondo l’Osservatorio sulla Cloud Transformation della School of Management del Politecnico di Milano, il mercato del cloud, in Italia, raggiungerà complessivamente i 3.34 miliardi di euro nel 2020, con una crescita del 21% rispetto al 2019. Mai come in questo anno il cloud si è rivelato una leva tecnologica estremamente efficace nel garantire resilienza e agilità alle organizzazioni sia durante il lockdown che nel ritorno a una nuova normalità. La crisi ha accelerato un trend già in corso, ma la vera sfida rimane quella di costruire una strategia digitale fondata sul cloud e abilitare un cambiamento più profondo nel modo di lavorare.
Google Cloud aiuta le aziende nel proprio processo di migrazione in Cloud in tempo reale, con la massima sicurezza nella protezione dei dati e la possibilità di adoperare più strumenti, personalizzabili, per organizzare il lavoro. Automatizzare e gestire le operazioni a basso costo tramite una piattaforma che risulti utile non solo nel presente, ma anche negli anni a venire, è il fulcro della live migration che Google Cloud propone alle aziende con diversi strumenti.
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Ma perché si dovrebbe migrare su Google Cloud?
Perché gestire la migrazione con Google Cloud
Google Cloud vanta una serie di partner specializzati nella migrazione, tra cui Go Reply, Nohup e Open Gate, e offre supporto sia nella fase di configurazione che durante la migrazione.
Con il Cloud Foundation Kit di Google si può usufruire di modelli già pronti che consentono la configurazione automatica dell’ambiente tramite script utilizzando, al contempo, le migliori pratiche di sicurezza e architettura consigliate. Le opzioni di connettività ibrida permettono, inoltre, una facile scalabilità tra regioni e zone. La struttura modulare consente ai clienti di gestire l’accesso e le politiche aziendali seguendo il modello che già si adopera in sede. Per scenari di migrazione complessi, come dipendenze aziendali e IT, set di competenze del personale o limitazioni del supporto dei fornitori, Google offre supporto per la pianificazione e la valutazione.
Live migration: il procedimento con gli strumenti di Google Cloud
Sono quattro gli step che le aziende sono tenute a seguire per traslare la propria realtà su Google Cloud: la valutazione, la pianificazione, la migrazione e l’ottimizzazione. Grazie alla live migration l’azienda può migrare in tempo reale senza che vi sia la necessità di spegnere la macchina dalla quale si stanno trasferendo i dati, permettendo, così, un risparmio sia in termini di tempo che sui costi di manutenzione. Google Cloud aiuta l’azienda passo passo in tutte le fasi della migrazione.
Durante la prima fase, di valutazione, l’azienda identifica il team di migrazione e mette a punto una panoramica dettagliata sulle applicazioni che desidera migrare, stabilendo una scaletta di priorità. In questa fase si stima il costo totale della migrazione grazie a strumenti gratuiti messi a disposizione da Google Cloud. In primis è necessario compilare un form per richiedere la valutazione gratuita. Successivamente si sarà contattati da un operatore che aiuterà l’ente nella programmazione della propria valutazione. A questo scopo Google Cloud fornirà al richiedente:
– Un inventario dettagliato e accurato delle risorse del server fisico e virtuale e del database completo;
– Un rapporto personalizzato sul costo totale del passaggio al cloud e un piano di migrazione end-to-end dettagliato che, nel giro di una settimana, sarà esaminato assieme al team di Google Cloud;
– La guida Google Cloud per la creazione e l’esecuzione del piano di migrazione.
Durante la seconda fase, quella di pianificazione, il team di Google Cloud aiuta i clienti a capire quali applicazioni hanno a disposizione, come queste possono essere integrate, quali sono i problemi che si sono presentati e come possono essere ottimizzati. Inoltre, fornisce un monitoraggio e un’analisi delle prestazioni rispetto agli obiettivi aziendali e ai benchmark di settore. Questa fase è essenziale per capire quali procedimenti aziendali hanno priorità nella migrazione rispetto ad altri che, invece, richiedono una maggiore preparazione. Tre sono le strategie che l’IT può mettere in atto per migrazione sul cloud:
– Lift and shift, ridistribuendo le applicazioni nel cloud senza apportare modifiche o eseguendo riconfigurazioni post-migrazione;
– Migliorare e spostare le applicazioni esistenti modernizzandole prima di migrarle nel cloud;
– Ricostruire le applicazioni esistenti che risultano troppo difficili da spostare.
Di solito la strategia più intelligente e veloce è iniziare con la prima opzione e spostare prima le applicazioni nel cloud pubblico. Una volta che le app sono state migrate l’IT può valutare le prestazioni e ottimizzarle.
Confrontare la mappatura delle risorse locali con gli spazi nel cloud è un altro passaggio essenziale per evitare un sovraccarico di risorse inutile. Risulta quindi fondamentale dimensionare gli spazi in base all’utilizzo effettivo, facendo una previsione sui costi, e testare le prestazioni simulando il carico sul sistema.
In questa fase, inoltre, si definiscono le policy e i vincoli a cui deve sottostare l’organizzazione e si stabiliscono i ruoli e gli accessi ai progetti. Ottimizzare costi, prestazioni e funzionalità è la mission di questo secondo step.
Durante la fase centrale, quella della migrazione, si importano file, dati e tutto quello che sarà utile al passaggio in cloud, riducendo al minimo i tempi di inattività della migrazione. Grazie a funzionalità end-to-end è possibile accelerare la migrazione e automatizzare i passaggi complessi. Si ha, inoltre, l’opportunità di avere tutti i processi sempre sott’occhio e, grazie al rollback, qualora si presentasse un’anomalia o si verificassero imprevisti, è possibile riportare la base di dati a una versione precedente.
Secondo il report “RightScale State of the Cloud” del 2019, l’effettivo spreco delle spese sostenute per il cloud ammonta al 35%. Sempre secondo l’indagine, nonostante sia stata rilevata una maggiore attenzione alla gestione dei costi del cloud, solo una minoranza di aziende ha iniziato a implementare policy automatizzate per l’ottimizzazione, come la chiusura dei carichi di lavoro inutilizzati o il ridimensionamento delle istanze. Con la crescita dell’uso e della spesa per il cloud, nel 2019 il 64% delle organizzazioni si è concentrato sull’ottimizzazione del cloud, contro un 58% del 2018. Al fine di evitare questo dispendio inutile, si raccomanda di scegliere sempre la CPU e la memoria necessaria, di vagliare la possibilità di ottenere sconti sui costi offerti da Google Cloud, utilizzare le API per personalizzare le soluzioni, e ridimensionare gli spazi a seconda dell’utilizzo effettivo che se ne fa. Inoltre, si possono ottimizzare i costi utilizzando funzionalità come il controllo dei costi, gli strumenti di governance e i report cloud.