Uno degli eventi del Fuorisalone è dedicato dall’azienda giapponese al rapporto tra macchina e uomo. Affinity in autonomy: immaginando un futuro in cui la convivenza sarà spontanea e naturale
Non ci sarà conflitto, non ci sarà competizione: i robot si faranno strada nelle nostre vite con discrezione e naturalezza, saranno al nostro fianco quando sarà necessario e per il resto rimarranno nascosti alla vista. Magari integrati nell’arredamento o in altri oggetti che ci circondano. La visione di Sony mostrata a Milano per uno degli eventi della Design Week è un punto di vista privilegiato dal crocevia tra arte e tecnologia: installazioni che mostrano le macchine inserite in un contesto diverso da quello industriale, macchine con le quali giocare per scoprire quale sarà l’evoluzione del nostro rapporto con i robot.
Dal risveglio alla convivenza
C’è una sala buia in cui lo sguardo discreto del computer ci segue, e mostra sullo schermo una rappresentazione tridimensionale del nostro corpo unita ad effetti sonori avvolgenti. L’occhio artificiale ci segue e ci accompagna all’inizio della mostra, nel quale un’opera d’arte si rivela un robot: che si muove come un pendolo quando è da solo, guardandosi attorno, e non appena individua la presenza di un essere umano si risveglia per interagire con lui.
Poi ci sono le sfere che riempiono un giardino fiabesco, dominato da colori pastello e dalla luce perlata dei riflettori. Le sfere si muovono come un gregge, ma sono incuriosite dalla presenza di uno spettatore che entra nel loro recinto: si avvicinano e sono attirate dalla sua comparsa, ciascuna con un diverso approccio e con la propria personalità.
Poi si passa a un’interazione più familiare: quella con un cucciolo. Ma è un cucciolo robot, è Aibo. Che reagisce al contatto con gli spettatori, che abbaia se viene maltrattato e che scodinzola per una carezza. È un surrogato della realtà, ma è l’esempio di come l’intelligenza artificiale stia crescendo ed evolvendo in questi anni: Aibo impara dall’interazione con gli esseri umani, affina il suo comportamento e tenderà sempre di più a comportarsi come un cucciolo vero.
Infine si arriva all’uscita, ed è di nuovo un robot ad avvicinarsi a noi: solleva uno schermo e ci fa delle domande, ci chiede come è andata la visita. Ringrazia e si allontana. Abbiamo appena vissuto qualche minuto in un esempio di come potrebbe essere il nostro futuro: e le uniche “persone” che abbiamo incontrato sono individui a base silicio, esseri artificiali che ci hanno fatto sperimentare come potrebbe essere un nuovo tipo di società simile a quella immaginata da Asimov nei suoi romanzi.
La visione di Sony
Il punto di vista di Sony è semplice: i robot, le “macchine”, si stanno evolvendo e stanno crescendo. Presto manifesteranno emozioni, presto avranno sentimenti: saranno sentimenti artificiali, ma cosa distingue i sentimenti “veri” da quelli generati da un algoritmo? Le macchine, i robot, poi cresceranno in numero: non saranno più relegate nelle industrie, si faranno strada nelle abitazioni (e in parte lo hanno già fatto) e le incontreremo in aeroporto o al centro commerciale. Saranno sempre più utili e sempre più presenti: non potremo ignorare la loro esistenza e il ruolo che giocheranno nella società.
Il modo migliore di avviare la convivenza è creare robot invisibili: presenti con discrezione, pronti a intervenire con movenze naturali e “spontanee”, che si adattano alle abitudini e al comportamento delle loro controparti in carne e ossa imparando dall’esperienza grazie all’AI. Non si può ignorare che questa trasformazione è già in atto: la visione di Sony è che questa integrazione sarà dolce e graduale, la convivenza pacifica.
La mostra Affinity in Autonomy sarà aperta al pubblico dal 9 al 14 aprile presso lo Spazio Zegna in Via Savona 56/A a Milano. Orari di apertura: tutti i giorni dalle 10:00 alle 20:00, tranne il 14 aprile in cui la mostra sarà aperta dalle 10:00 alle 16:00.