Raccontare delle storie dando coordinate spazio-temporali e ricostruendo percorsi ed eventi. Usare template e marker evidenziando aree specifiche lungo geometrie diverse. Ecco i tool più efficaci per creare mappe digitali.
Il lavoro del giornalista digitale è caratterizzato anche dalla costruzione di mappe. Sono elementi utili per portare il lettore in un determinato luogo, evidenziare un’area specifica, costruire un percorso. Dare, in generale, delle coordinate spazio-temporali agli articoli e alle inchieste.
Marker, linee, template, simboli, colori. Tutti questi elementi contribuiscono a dare al lettore un’informazione diversa, più completa e immersiva. E non parliamo delle mappe di google che restano, senza dubbio, un punto di riferimento per viaggiatori e naviganti, ma di quei tool che permettono all’utente di personalizzare la propria notizia con indicazioni geografiche divertenti e originali. Del resto anche gli investitori si sono accorti del potenziale di queste mappe finanziando le startup che le sviluppano.
1) Mapbox
Mapbox è una piattaforma online che permette di creare mappe scegliendo tra diversi template. L’utente può costruire dei percorsi specifici, geolocalizzare le realtà oggetto della sua ricerca o evidenziare aree specifiche sotto forma di triangoli in base al proprio obiettivo. Ogni singolo elemento può essere messo in risalto con colori e icone diverse, fatto che consente di elaborare narrazioni più complesse. Il progetto è open source.
Mapbox è una startup, nata nel 2010, per opera di Eric Gundersen (CEO). Il suo specifico obiettivo era quello di offrire la possibilità a chiunque di costruire delle mappe in maniera semplice e intuitiva. Il successo è stato talmente grande da elevarla come principale competitor di google map. Una crescita che è stata notata anche da alcuni business angel che hanno deciso di finanziarla, nel 2013, con un round di 10 milioni di dollari. Quisquilie, briciole, se si pensa al nuovo finanziamento che ha ricevuto il 17 giugno scorso: ben 52,6 milioni di dollari. Uno dei più consistenti in assoluto in ambito startup che sviluppano tool di questo tipo. Attualmente è divisa in due sedi: Washington e San Francisco.
Quanto costa: Mapbox è uno strumento gratuito. Sono previsti però dei pacchetti a crescere in base ai servizi ulteriori forniti. Si passa da un abbonamento basic a 5$ al mese ad uno standard a 49$, per arrivare al premium 499$.
Chi lo usa: È utilizzata da grandi piattaforme come Foursquare, Evernote e Pinterest. Ma anche da giornali come il Guardian e il New York Times. Uno degli ultimi accordi siglati è quello con la startup Uber.
2) Carto DB
Carto DB permette di realizzare delle mappe interattive dove l’utente può facilmente pubblicare dati georiferiti su sfondi predefiniti e personalizzabili. I dati possono essere inseriti direttamente dall’utente tramite un semplice drag & drop oppure importati da fonti esterne. CartoDB consente, inoltre, di effettuare svariate operazioni perché sono moltissime le API messe a disposizione dagli sviluppatori. Il risultato è certamente d’effetto, con mappe immersive che danno il giusto risalto ai dati importati e alle storie che si vuol raccontare.
La piattaforma, nata in Spagna, è stata lanciata in fase beta nell’aprile 2012. Qualche mese dopo è stata rilasciata in versione ufficiale dai due founder Javier De La Torre e Sergio Alvarez Leiva. La risposta degli utenti è andata oltre ogni più rosea aspettativa dei due startupper. Nel settembre del 2014 Carto DB ha ricevuto un primo finanziamento di 8 milioni di dollari e nello scorso marzo un secondo round di 6,7 milioni da parte di VitaminaK, Kibo Ventures e Earlybird. Nel frattempo, alla sede centrale di Madrid, si è aggiunta la seconda filiale di New York.
Quanto costa: Lo strumento è gratuito ma sono previsti dei pacchetti a pagamento con diversi servizi annessi. Si va dal piano Magellano (29$ al mese) al Coronelli (149$) e Mercator (299$).
Chi lo usa: Carto DB è punto di riferimento per i giornalisti di varie testate come il Guardian, il Wall Street Journal, e National Geographic. Ma anche Associazioni come l’Onu e la Nasa.
3) StoryMap Js
StoryMap JS è una piattaforma web che permette di realizzare in modo intuitivo delle storie attraverso mappe interattive. Ogni utente può caricare una mappa, che può essere un’immagine, una cartina geografica o storica, e aggiungere link contenenti materiale di vario tipo come video, foto e pdf. Tutti questi elementi verranno rappresentati da marcatori specifici e personalizzabili. Una volta terminato, il progetto è facilmente esportabile e inseribile all’interno di piattaforme come wordpress o blogger.
Storymap JS è una delle cinque piattaforme sviluppate dal Knight Lab, il laboratorio della Northwestern University (College situato vicino a Chicago), nato nel 2011, che lavora sul tema dell’innovazione all’interno del mondo del giornalismo. Il team, in soli tre anni, ha prototipato 40 idee, sviluppato 10 progetti e rilasciato 5 strumenti per storyteller.
Quanto costa: StoryMap JS è un tool completamente gratuito e open source. Chiunque può accedere al sito è screare la propria narrazione sviluppata lungo un’asse temporale definita.
Chi lo usa: Sono moltissime le testate editoriali che si servono di Storymap JS: The Washington Post, Al Jazeera, Cnbc, Yahoo, The Times. Anche La Stampa lo ha usato per raccontare la storia di Marco Pantani.
Altre soluzioni
Questi tre strumenti sono quelli che risultato essere, ad oggi, i più efficaci e i più facili da usare. Accanto a questi ne suggeriamo altri che, pur avendo una qualità decisamente inferiore, possono certamente risultare utili.
Il primo è sicuramente Mapsense che ha puntato moltissimo sull’interazione tra più device nell’ambito dello sviluppo di un prodotto per data journalists; il secondo è Mapmaker, creato e portato avanti da National Geographic; ultimo, ma non per importanza, Esri, dedicata interamente al mondo GIS, con una rete internazionale ben radicata e connessa nelle sue molteplici parti.