Si indossa come un paio di cuffie sportive ed è in grado di elaborare le immagini acquisite per descriverle alla persona con disabilità visiva. L’idea è di due ragazzi italiani, Saverio Murgia e Luca Nardelli
Può leggere, riconoscere volti, oggetti, ostacoli e descrivere la realtà. Si chiama Horus e non è semplicemente un dispositivo tecnologico, è un vero e proprio assistente personale che aiuta e guida la persona non vedente nella vita di tutti i giorni. A inventarlo sono stati due giovani italiani: Saverio Murgia e Luca Nardelli che sono finiti nella classifica di “Forbes” tra i trenta talenti che cambieranno il nostro futuro nei prossimi anni. Una risposta concreta agli oltre 285 milioni di persone con disabilità visiva di cui 39 milioni in condizioni di cecità totale.
Aiutare chi soffre di disabilità visiva
Un’idea nata in un giorno come tanti. I due ricercatori tornando dall’Università di Genova in un banale pomeriggio di tre anni fa incontrarono un non vedente che chiese loro aiuto per essere accompagnato in stazione: nel guidarlo verso i binari si accorsero dei numerosi ostacoli che quotidianamente si trovano ad affrontare queste persone. In quel periodo i due stavano studiando la computer vision applicata alla robotica e immediatamente pensarono a un’applicazione per la disabilità. Da lì il progetto che pian piano ha preso piede.
Come funziona Horus
Horus si indossa in testa come un paio di cuffie sportive. Le telecamere di cui è dotato osservano l’ambiente e inviano le immagini a un processore situato nell’unità tascabile, che grazie ad algoritmi di riconoscimento elabora le immagini acquisite e le descrive alla persona. Con Horus è possibile leggere testi, riconoscere volti, oggetti e ostacoli presenti durante il cammino. Al momento è disponibile in italiano, inglese e giapponese, ma i due ricercatori prevedono di aggiungere rapidamente supporto alle altre lingue europee.
La collaborazione con l’Unione italiana ciechi
Sono già molti i non vedenti ad aver richiesto questo strumento: Murgia e Nardelli stanno lavorando con l’Unione italiana ciechi ed ipovedenti, rappresentante diretto dei non vedenti nei confronti del governo, per iscrivere Horus nella lista di ausili convenzionati con le Asl. Una vera e propria rivoluzione grazie alla tecnologia e all’intuizione di due italiani.